(ceco Praha; ted. Prag) Città della Repubblica Ceca (1.291.552 ab. nel 2018), capitale dello Stato, situata in un’area collinare, compresa tra i 190 e i 380 m s.l.m., lungo il corso del fiume Moldava (ceco Vltava), in posizione centrale nell’ampio bacino della Boemia, alla confluenza di alcune valli. Dal punto di vista amministrativo si estende su una superficie di 496 km2 ed è divisa in 10 distretti. I vari centri sorti separatamente lungo la Moldava (Staré Město, Nové Město, Malá Strana, Hradčany) vennero unificati amministrativamente nel 1784, così da assumere una consistenza urbana unitaria. Posta nelle vicinanze dei bacini carboniferi di Kladno e di Králův Dvůr, cui era collegata da un’efficiente rete ferroviaria, registrò, con l’avvento della rivoluzione industriale, la nascita di molti impianti (specialmente metallurgici). Nel 19° sec. la città segnò una forte crescita demografica (nel 1831 superava i 100.000 ab.) e urbana (realizzazione di nuove strade e ponti, abbattimento delle mura, creazione di nuovi quartieri). Nel 1922, quattro anni dopo essere divenuta la capitale del nuovo Stato cecoslovacco, si realizzò con l’assorbimento di 37 sobborghi la «Grande P.» (Velká Praha), la cui popolazione all’inizio degli anni 1930 era di 850.000 abitanti. Dopo la Seconda guerra mondiale, venne intrapresa una politica urbanistica fortemente pianificata che portò a una netta separazione funzionale dei quartieri industriali e residenziali. Attualmente, il centro storico è efficacemente conservato e le reti dei servizi pubblici modernizzate. La popolazione tende a trasferirsi dai piccoli e affollati distretti del centro, che ancora offrono molte opportunità di lavoro, ai più ampi distretti periferici residenziali. La crescita demografica degli ultimi decenni è da attribuirsi all’inglobamento di centri confinanti più che al saldo naturale e migratorio.
Il ruolo della città nella vita economica del paese è di assoluta preminenza, soprattutto sotto l’aspetto culturale e della gestione dell’apparato produttivo nazionale: le principali specializzazioni dell’economia locale interessano i comparti delle industrie meccaniche, elettrotecniche, alimentari, tessili, dell’abbigliamento, chimico-farmaceutiche, oltre che le tradizionali lavorazioni del vetro e del legno e le produzioni grafico-editoriali. Per fascino, bellezza e stato di conservazione, inoltre, è una delle mete preferite del turismo internazionale.
L’area urbana di P. forma una provincia a sé, ma la città svolge anche le funzioni di capoluogo della provincia della Boemia Centrale (11.015 km2 con 1.175.254 ab. nel 2007).
Nota dal 9° sec., P. divenne con i Přemyslidi il più importante castello della Boemia, sulla riva sinistra della Moldava; secondo punto d’appoggio del potere ducale fu il castello di Vyšehrad (castello alto) sulla riva destra. Intorno a essi la città venne sviluppandosi con l’insediamento di una colonia di artigiani e mercanti e con l’erezione di chiese e conventi, da quando vi fu eretto il vescovato (973). Nel 1257 il re Přemysl Ottocaro II fondò la cosiddetta città minore (Malá Strana) riservata ai coloni tedeschi e retta dal diritto di Magdeburgo. L’imperatore Carlo IV fece di P. la capitale di tutto l’Impero, fondò l’università (1348) e promosse la riunione in un solo comune della Città Vecchia e della Città Nuova (1518). Fino alle guerre hussite P. fu in maggioranza tedesca, ma durante i tumulti i Tedeschi furono cacciati e la città divenne puramente ceca. Dopo la rivolta antiasburgica del 1547 ne fu ristretta l’autonomia; Rodolfo II vi stabilì la capitale dell’Impero dal 1583 al 1612, quando Mattia la trasferì nuovamente a Vienna. Dopo la battaglia della Montagna Bianca, 27 capi della rivolta contro gli Asburgo furono giustiziati (1621) sulla piazza della Città Vecchia, di fronte al municipio. La guerra dei Trent’anni portò gravi danni alla città, saccheggiata dalle truppe sassoni (1631) e attaccata dagli Svedesi, che nel 1648 riuscirono a impadronirsi di Malá Strana e del castello. Con il declino della nobiltà boema, i cui beni furono assegnati a feudatari asburgici di diversa nazionalità, P. decadde e assunse un volto di città provinciale che non riuscì a cancellare neanche la grande attività edilizia della nobiltà e della Chiesa. Con Giuseppe II prese inizio la reazione nazionale che esplose con la rivoluzione del 1848 e la convocazione a P. del primo congresso slavo. La rivolta fu soffocata dal principe di Windisch-Graetz (che vi proclamò lo stato d’assedio durato sino al 1853). Nelle elezioni del 1861 i Cechi ottennero per la prima volta la maggioranza nella rappresentanza comunale, mentre il ceco fu introdotto come lingua d’insegnamento in alcune scuole. Assediata dai Prussiani nel 1866, vi furono firmati i preliminari di pace.
Entrata nell’orbita dell’Austria, P. vi rimase fino alla fine della Prima guerra mondiale. Con l’indipendenza della Cecoslovacchia, ritrovò il suo antico ruolo di capitale e iniziò una nuova fase di grande crescita edilizia. La Seconda guerra mondiale vide la città occupata per sei anni (1939-45) dalle truppe tedesche, che fra l’altro distrussero per intero l’antica e popolosa comunità ebraica. Nel 1948 avvenne a P. il colpo di Stato con cui i comunisti si impadronirono del potere. Nel 1968 la città fu teatro dei moti per la democrazia detti Primavera di P., mentre nel 1989 vi si svolsero le manifestazioni che avviarono la democratizzazione del paese.
Il primitivo nucleo della città (odierna Hradčany) si formò intorno alla fortezza di legno e alla chiesa della Madonna, fondate alla fine del 9° secolo. Nella prima metà del 10° sec. si aggiunsero S. Giorgio (ricostruita da Soběslav I nel 1140 ca.), la rotonda di S. Vito e la fortezza di Vyšehrad. Alla fine del 12° sec. P. aveva l’aspetto di una vera città: il Hradčany e la sottostante Malá Strana («Città Minore») erano collegati alla Staré Město («Città Vecchia»), sorta sulla riva destra della Moldava, da un ponte di pietra del 1172. Tra i primi edifici gotici: Convento della beata Agnese e sinagoga Staranová. Carlo IV fece poi costruire il nuovo ponte di pietra con la torre dalla parte della Staré Město (progetto di P. Parler, 1357; abbellito all’inizio del 18° sec. con statue di M. Braun, F.M. Brokoff e altri), fondò la Nové Město («Città Nuova») e la cattedrale di S. Vito (Mattia d’Arras e P. Parler; all’interno, cappella di S. Venceslao, mausoleo reale di A. Collin, 1571-89, sepolcro di S. Giovanni Nepomuceno, 1733-36, su progetto di Fischer von Erlach). Il gotico fiorì ancora sotto il regno degli Iagelloni: torre del ponte, dalla parte di Malá Strana; torre delle Polveri, 1475; ricostruzione del municipio della Staré Město con la torre e l’orologio, 1477-90 ca., e del castello di Hradčany con la sala di Ladislao di Benedikt Ried, 1492-1502. Scarsi gli esempi del Rinascimento: Belvedere (P. della Stella, 1538-63); sala della Pallacorda (B. Wohlmut e O. Aostalis, 1567-69); chiesa di S. Salvatore (1578). Al periodo barocco appartengono: la chiesa della Vergine Maria Vittoriosa (1611-12); i palazzi Wallenstein, Černín, Michna; il complesso del Clementinum e il Collegio dei Gesuiti (F. Caratti, F.M. Kanka e C. Lurago). Notevole S. Nicola (C. Dientzenhofer), con presbiterio e cupola di K.I. Dientzenhofer (1737-52), campanile di A. Lurago (1751-60). Nella Malá Strana abbondano palazzi del 17° e 18° sec. (di architetti italiani come I.J. Palliardi, i Lurago, Caratti). Il rococò, di gusto viennese, è rappresentato dalla ricostruzione del castello di Hradčany (N. Pacassi).
Con l’affermarsi della coscienza nazionale ceca nella seconda metà del 19° sec. sorsero i grandi edifici pubblici in stile neorinascimentale degli architetti J. Zítek (Teatro nazionale, Casa dell’arte, già Rudolfinum), J. Schulz (Museo Nazionale, Museo di arti applicate), Barvitius ecc. Anche lo Jugendstil lasciò numerose tracce (stazione centrale, Palazzo delle Esposizioni, Obecní dům «la Casa civica») e interessanti furono gli sviluppi, nei primi decenni del 20° sec., di cubismo, costruttivismo e funzionalismo (chiesa di S. Venceslao di J. Gočár). Tra le opere del 20° e 21° sec.: Sede degli Uffici nazionali olandesi (F.O. Gehry, 1995); Centro commerciale Nový Smíchov e Centro MUZO (studio D3A, 2000 e 2001), Stazione metro Kolbenova (DUM Architekti, 2001) ecc.
La capitale boema ebbe fin dal Trecento un’importante vita musicale, culminata tra la fine del 16° e gli inizi del 17° sec. grazie alla presenza di compositori come P. de Monte, J. Regnart e J. Gallus. Nell’età barocca si ebbe una particolare fioritura di musica sacra e organistica, mentre nel periodo classico crebbe l’interesse per la musica strumentale (con compositori come J. Dussek) e si ebbero memorabili rappresentazioni di opere mozartiane (Don Giovanni, La Clemenza di Tito). Agli inizi dell’Ottocento furono fondate la Società dei musicisti e la Scuola di musica. Nel 1861 fu inaugurato il Teatro Nazionale (con l’opera Libussa di B. Smetana). Nel Novecento la città si è rivelata sensibile, oltre che alla tradizione nazionale boema, alla musica moderna, ospitando più volte festival di musica contemporanea, come quello che dal 1948 si tiene ogni anno in maggio, intitolato ‘La primavera di Praga’.
Congressi slavi di P. Un primo congresso slavo si tenne a P. nel 1848, mentre l’Impero asburgico era scosso da una violenta ondata rivoluzionaria; lo storico F. Palackì riunì nella città boema 343 delegati in rappresentanza di tutti i popoli slavi soggetti all’Impero asburgico. Respinto il programma ‘grande tedesco’ avanzato da alcuni settori del Parlamento di Francoforte, il congresso si pronunciò per la trasformazione della monarchia asburgica in una federazione di popoli con pari diritti, con a ca;po un Asburgo, nella quale l’elemento slavo sarebbe prevalso numericamente. Dopo lo scoppio in città dei moti rivoluzionari del 12 giugno, il congresso fu sciolto con la forza dalle truppe del principe di Windisch-Graetz.
Il secondo congresso slavo di P. si tenne nel 1908 e affrontò i problemi concreti di accostamento e collaborazione nei campi della cultura, dell’economia, dell’attività industriale e artistica.
Defenestrazioni di P. Dopo la morte di J. Hus, condannato al rogo a Costanza (1415), la popolazione di P. attaccò i sacerdoti fedeli al concilio e poi al pontefice Martino V. Quando Venceslao IV, che aveva inizialmente appoggiato la nobiltà utraquista, finì con il cedere alle pressioni del papa, si giunse alla rivolta aperta: il 30 luglio 1419 gli insorti gettarono dalle finestre del municipio i consiglieri fedeli al sovrano.
Nei primi giorni di maggio del 1618, secondo quanto consentito dalle ‘Lettere di Maestà’ di Rodolfo II di Asburgo (1609), gli abitanti di Broumov e Hroby cominciarono a costruire due chiese protestanti, ma ne furono impediti dall’arcivescovo che fece abbattere la parte costruita e arrestare alcuni Fratelli Boemi. Subito si riunì l’Assemblea generale dei Fratelli che ebbe da Vienna la conferma del veto a costruire. Allora, sotto la guida del conte Thurn, un centinaio di nobili si diresse verso il Castello di P., sede dei rappresentanti imperiali, e dopo un violento alterco gettò dalle finestre i conti Jaroslav Martinic e Vilem Slavata e il loro segretario, Johannes Fabricius, che si salvarono cadendo su mucchi di rifiuti (23 maggio). Da tale atto di ribellione ebbe inizio la guerra dei Trent’anni. I ribelli boemi furono subito sconfitti nella battaglia della Montagna Bianca (1620).
Paci di P. La prima fu firmata i 29 luglio 1437, tra Venezia e Sigismondo d’Ungheria, che cedette per 10.000 ducati i suoi diritti sulla Dalmazia.
La seconda, del 15 giugno 1635, fra l’imperatore Ferdinando II e la Sassonia, chiuse il secondo periodo della guerra dei Trent’anni. Ferdinando consentì a revocare l’Editto di Restituzione riguardo a tutti i trasferimenti di proprietà successivi al 1627 e Giovanni Giorgio di Sassonia ricevette la Lusazia.
La pace del 23 agosto 1866 pose fine alla guerra fra l’Austria e la Prussia, confermando le stipulazioni preliminari di Nikolsburg.
Trattato di P.-Lány Il 16 dicembre 1921, nel castello di Lány, Austria e Cecoslovacchia riconoscevano i mutamenti territoriali avvenuti con i trattati di pace, si assicuravano il reciproco appoggio politico e diplomatico, si obbligavano a mantenere la reciproca neutralità. Il trattato non fu rinnovato alla scadenza nel 1927.