filosofia Si dice dell’attività di una funzione conoscitiva, in quanto si presenta del tutto indipendente dalle altre. In tal senso il termine era già usato nel 16° secolo. I. Kant diede al concetto un significato più profondo, designando come p. quelle conoscenze a priori o trascendentali (➔) cui non sia mescolato assolutamente nulla di empirico. In questo stesso senso J.G. Fichte contrappose un Io p. incondizionato a un Io empirico, determinato dall’esperienza. R. Avenarius verso la fine dell’Ottocento introdusse il concetto di esperienza p., idealmente precedente la distinzione del fisico dallo psichico e dell’oggettivo dal soggettivo. letteratura Poesia p. La corrente poetica che, spingendo alle estreme conseguenze la concezione romantica della poesia come mera interiorità, tende a un’espressione svincolata da ogni fedeltà al vero e quindi da ogni razionalità di nessi e di sviluppi, non rappresentatrice ma evocatrice. Pertanto essa predilige le forme brevi, metaforiche, analogiche, simboliche, di una liricità essenziale sorretta da una strenua coscienza critica ed elaborazione tecnica. Affermatasi nella seconda metà del 19° sec. con C. Baudelaire (sulle orme di E.A. Poe e, in parte, di S.T. Coleridge) e S. Mallarmé, dalla Francia la poesia p. si diffuse all’Europa, insieme con quell’atteggiamento dello spirito e del gusto che va sotto il nome di decadentismo, dando luogo a diversi svolgimenti successivi.
In Italia le esperienze della poesia p. o, come fu chiamata per la sua ‘oscurità’, poesia ermetica, toccarono il loro vertice negli anni fra le due guerre (➔ ermetismo). religione Il significato specificamente religioso dei termini p. e impuro non è definibile in modo univoco. Originariamente essere p. è semplicemente la condizione normale dell’individuo che non è incorso in infrazioni di tabù, non ha avuto contatti contagiosi con persone o cose impure, non si trova in uno stato naturale di impurità (malattie, mestruazioni, lutto ecc.). L’individuo che è p. in questo senso partecipa a tutte le attività normali, profane e sacre, del suo gruppo sociale. Ma vi sono attività che richiedono una purità particolare: per entrare in determinati luoghi sacri, per partecipare a determinate cerimonie, ma anche nel campo profano, per affrontare qualche impresa eccezionale (guerra, spedizioni rischiose di caccia ecc.), è necessario che l’individuo, considerato p. per le attività normali, si sottoponga a riti di purificazione o abbia requisiti di purità particolari.
Per i culti esoterici i non iniziati sono considerati come impuri; poiché l’attività sessuale è fonte d’impurità, certi atti del culto possono essere compiuti solo da vergini o fanciulli impuberi; altri, data l’impurità inerente al legame con i morti, in alcune religioni (per es., greca e romana) devono essere compiuti da fanciulli che abbiano entrambi i genitori vivi. Un tal genere di purità eccezionale spesso richiede regole di vita particolari (digiuni, astinenze ecc.), e perciò dall’originario concetto semplicemente correlato all’impuro si svolge quello che conduce a un ideale di santità. D’altra parte, data l’ambivalenza del sacro, anche la sacralità può sottrarre una persona o cosa alle condizioni normali, di modo che sacralità può equivalere a impurità, e desacralizzazione a purificazione.
Da un punto di vista più strettamente antropologico, si è cercato di comprendere perché in specifici contesti sociali, certe situazioni e certi oggetti, e non altri, siano considerati impuri, o particolarmente puri. Si è così constatato come spesso le nozioni di p. e impuro siano legate ai modi di concettualizzare l’ordine e il disordine: gli oggetti e le situazioni impuri, o quelli particolarmente p., sono spesso quelli di non facile classificazione all’interno degli schemi che impongono un ordine a un sistema di credenze. D’altro canto, hanno spesso connotazione p., o al contrario impura, alcuni ‘simboli naturali’, tratti oggettivi della realtà, spesso della realtà corporea umana, che fungono da ‘sostegno’ alle procedure di classificazione simbolica del mondo.
Nell’Antico Testamento i concetti di p. e impuro hanno essenzialmente un significato rituale: solo chi è p. può entrare nel Santuario e partecipare ai riti sacrificali. Si diventa impuri a contatto con cose e persone impure, o in determinati stati fisiologici o patologici; si ritorna a essere p. purificandosi come la legge prescrive. L’Antico Testamento inoltre distingue tra animali p. e impuri: sono animali p., di cui è lecito cibarsi, i quadrupedi che ruminano e hanno le unghie fesse, gli animali acquatici che hanno pinne e squame, gli uccelli, con esclusione di alcuni rapaci e notturni, e inoltre alcuni insetti, come la cavalletta.