società animali Associazioni di animali composte da individui della stessa specie, più o meno intimamente legati fra loro dalle esigenze della vita, e caratterizzate dalla comunicazione tra gli individui. La disciplina che studia le s.a. è la sociobiologia. Nel quadro dei rapporti che si stabiliscono tra individui della stessa specie, si distinguono le relazioni di convivenza e di collaborazione, che caratterizzano le s.a., dalle unioni materiali somatiche, in cui i singoli organismi hanno perduto la loro individualità per formare la colonia o cormo (➔ colonie biologiche). Le s.a. si differenziano soprattutto per la capacità di distinzione e riconoscimento individuale degli elementi del gruppo, ciascuno dei quali appartiene a un rango gerarchico definito.
Approfondimento di Monica Carosi
Gli animali vivono in una varietà di raggruppamenti che possono differire per dimensioni, composizione (età e sesso degli individui che compongono il gruppo), stabilità nel tempo e gradi di coordinazione, coesione e organizzazione sociale. Una società animale è costituita da un gruppo di animali appartenenti alla stessa specie (conspecifici) che restano insieme in modo più o meno stabile nello spazio e nel tempo. Basilari caratteristiche dell'animale sociale sono l'inclinazione a cercare i propri conspecifici e a restare insieme (che richiede capacità di riconoscimento della specie) e la comunicazione, molto frequente tra gli individui dello stesso gruppo sociale. In una società organizzata, la rete di comunicazione avviene di norma in modo strutturato (differenti tipi di segnali diretti in modo preferenziale a particolari individui, spesso associati a capacità di riconoscimento individuale) piuttosto che non strutturato (tutti i segnali trasmessi a chiunque sia vicino abbastanza e possa recepirli; per es., banchi di pesci). Attraverso la comunicazione gli individui interagiscono in molteplici attività (ricerca del cibo, difesa dai predatori ecc.) e si organizzano in modo cooperativo. Individui che si aggregano per mutua attrazione e ne traggono vantaggio, ma non condividono comportamenti organizzati, non possono considerarsi società: per es., i serpenti a sonagli si riuniscono gli uni sugli altri in cavità protette nella roccia nei mesi freddi invernali per ridurre la perdita di calore corporeo. Singoli comportamenti sociali tra conspecifici (come il corteggiamento o la contesa territoriale stagionale), pur rappresentando aspetti molto importanti, non sono sufficienti a rendere appartenenti a una società gli individui coinvolti. In sintesi, la società può essere correttamente descritta solo come una proprietà emergente: le sue componenti considerate singolarmente non hanno un valore predittivo per il tipo di società che con essi si formerà.
La vita in gruppo offre benefici ma comporta anche costi. I benefici sono stati, e sono tuttora, favoriti dalla selezione e hanno decretato il successo della vita in gruppo durante l'evoluzione. Benefici legati alla vita in gruppo sono rappresentati da una migliore efficienza nei diversi ambiti della sopravvivenza e della riproduzione: una miglior difesa dai predatori; una miglior efficienza nell'individuazione e nello sfruttamento di fonti alimentari; un aumento dell'efficienza riproduttiva in termini di reperimento del partner sessuale e sopravvivenza della prole. Molti dei costi legati alla vita di gruppo si manifestano negli stessi ambiti. Così, sebbene il singolo rischi meno la cattura, il gruppo è più facilmente individuabile dal predatore; un accesso facilitato al partner sessuale e alle risorse alimentari aumenterà di contro anche la competizione; la prossimità spaziale degli individui aumenta l'incidenza di malattie.
L'organizzazione sociale contribuisce a ottimizzare il rapporto benefici/costi per gli individui di uno stesso gruppo: seppur con modalità dipendenti dalle condizioni ecologiche, le specie i cui individui maturano lentamente sono discretamente fecondi e vivono a lungo, sviluppano una predisposizione al comportamento sociale. Significativi in un'organizzazione sociale sono la divisione dei compiti e un ordine gerarchico tra gli individui, che in alcune specie è mantenuto da interazioni aggressive (gerarchia di dominanza, come nei Primati) creando tra gli individui differenze di rango sociale (dominanti, subordinati). In altre specie si osserva un ordine gerarchico senza dominanza (Insetti eusociali come termiti e formiche), nei quali i livelli più alti della gerarchia controllano, per es. chimicamente, le attività dei livelli inferiori.
Le caratteristiche della vita sociale come la cooperazione e l'altruismo hanno rappresentato importanti sfide al pensiero evolutivo darwiniano classico in cui la competizione tra gli individui, la lotta individuale per la sopravvivenza, e non la collaborazione, portano al successo del più adatto. Negli anni Sessanta e Settanta del 20° sec., i biologi statunitensi R. Trivers (n. 1943), E.O. Wilson (n. 1929) e il britannico W.D. Hamilton (1936-2000) hanno evidenziato come l'altruismo comportamentale diretto a individui imparentati (che condividono lo stesso corredo genetico) si traduca in egoismo genetico: se curo, proteggo e nutro un figlio propagherò i miei geni con lo stesso successo che se curo, proteggo e nutro un fratello o una sorella, tutti individui con cui ho lo stesso tipo di parentela genetica. L'altruismo reciproco avviene invece tra individui non imparentati ma con predisposizione (determinata geneticamente) a restituire l'azione altruistica: A aiuta B oggi, e B aiuterà A domani. Più recente è l'analisi dell'altruismo con reciprocità indiretta: A aiuta B oggi, e qualcun altro aiuterà A domani, riconosciuto come fattore determinante per l'evoluzione della cooperazione. Stanno emergendo oggi forti evidenze sperimentali che, per l'origine e il mantenimento dei rapporti sociali, l'altruismo reciproco e la cooperazione svolgano un ruolo importantissimo, e che per la sopravvivenza del singolo costituiscano fattori importanti quanto la competizione. Le radici evolutive di aspetti della vita sociale ritenuti esclusivi della specie umana, come la costruzione della reputazione e il giudizio morale, risiedono nell'evoluzione delle strategie di cooperazione nei Mammiferi sociali (per es., Primati, delfini, balene, iene); in partic., recenti studi su Primati non umani rivelano l'esistenza, in alcune specie, di capacità di empatia, consolazione, reciprocità, senso della giustizia, che in un contesto di vita caratterizzato da interazioni sociali complesse e capacità cognitive sviluppate costituiscono un substrato che può verosimilmente aver accompagnato il passaggio dall'animale sociale all'animale morale.