L’insieme delle regioni che si affacciano sul Mar Glaciale Artico, entro il limite meridionale teorico del Circolo polare artico. Abitualmente però si considerano appartenenti all’A. le regioni incluse nell’isoterma di +10 °C del mese più caldo, per cui, essendo il regime termico la condizione unificante, A. non designa una parte del mondo a sé, come nel caso dell’Antartide, ma comprende porzioni più o meno ampie dei continenti americano ed eurasiatico, oltre a un numero di isole e arcipelaghi che da essi dipendono. Rientrano nell’A. le isole (circa 1.430.000 km2) dell’ Arcipelago artico americano (o canadese) a N della terraferma nordamericana, tra cui le maggiori sono Baffin, Ellesmere, Vittoria, Banks, Devon, Principe di Galles. I numerosi canali e golfi interposti tra queste isole, ghiacciati per buona parte dell’anno, costituiscono la via di passaggio (il passaggio di Nord-Ovest) tra l’Oceano Atlantico settentrionale e il Mar Glaciale Artico. Fanno parte dell’A. la Groenlandia (anche per le parti a S del circolo) e le coste siberiane bagnate dal Mar Glaciale Artico, mentre se ne esclude la parte della Scandinavia oltre il circolo. Politicamente l’A. è divisa fra le sovranità russa, statunitense (Alaska), canadese, danese (Groenlandia) e norvegese (Svalbard).
L’esplorazione del mondo artico iniziò di fatto dopo la scoperta dell’America; prima, nel 9° sec., l’espansione degli Scandinavi aveva raggiunto solo Islanda e Groenlandia. Alla ricerca di un passaggio a Nord-Ovest per i mari asiatici orientali si rivolsero per primi M. Frobisher (1576) e J. Davis (1585-87), scoprendo le coste occidentali della Groenlandia e la Terra di Baffin. Nel 1609 e nel 1616 H. Hudson e W. Baffin scoprirono le baie che da loro ebbero nome. La ricerca del passaggio fu poi ripresa da J. Ross (1818) e W.E. Parry (1819-20) che scoprì l’isola Melville e poi (1827) avanzò a N delle Svalbard fino alla lat. di 82°45′. Negli stessi anni si completò la conoscenza delle coste artiche americane tra la Baia di Hudson e lo Stretto di Bering. L’ignota sorte della spedizione di J. Franklin (1845) ne provocò altre che, alla sua ricerca, chiarirono i lineamenti dell’Arcipelago artico americano. Tra il 1850 e il 1854, R.J. McClure trovava finalmente il passaggio. Poco dopo, si compiva anche la ricerca del passaggio di Nord-Est, già tentato molto prima da spedizioni inglesi (H. Willoughby, 1553; S. Borough, 1556) e olandesi (W. Barents, 1594) e poi da Hudson (1607), mentre i Russi avevano esplorato le coste siberiane. Il passaggio fu trovato da A.E. Nordenskiöld con la nave Vega (1878-79). Di grandissima importanza fu la deriva della nave Fram, al comando di F. Nansen, che, lasciata in prigionia dei ghiacci (1893-96), dalle isole della Nuova Siberia fu portata a N della Terra Francesco Giuseppe e delle Svalbard. Nansen giunse sino alla lat. di 86° 14′. Seguì nel 1899 la spedizione di L.A. di Savoia, quando U. Cagni marciò fino a 86°33′. Il 6 aprile 1909, il Polo sarebbe stato raggiunto per la prima volta dallo statunitense R.E. Peary (primato contestato da molti studiosi che sostengono la precedenza dell’altro statunitense F.A. Cook). Erano continuate, numerose e accurate, le ricognizioni nell’Arcipelago artico americano. R.E. Amundsen trovò un nuovo passaggio a Nord-Ovest, (1903-06), a N della Siberia. La parte più interna del Mar Glaciale Artico fu ulteriormente esplorata, ma quasi solo per via aerea (Amundsen, 1925; R. Byrd, 1926; U. Nobile, 1928; altri trasvolatori dopo la Seconda guerra mondiale, con la scoperta nel 1948 di nuove isole). Nel 1957-58, in occasione dell’Anno geofisico internazionale, vennero installate nell’A. oltre 80 stazioni, di cui molte ancora in attività, con importantissimi risultati. A partire dal 1957 sono entrati in funzione voli su rotte aeree transpolari, con scalo ad Anchorage (Alaska), tra Europa e paesi del Pacifico.
L’elemento che unifica l’A. è il clima, conseguenza della diversa insolazione stagionale. Procedendo dal Circolo polare verso il Polo, il giorno più lungo da 24 ore (durata del 21 giugno al Circolo polare) aumenta sino a 186 giorni, al Polo. Analogamente, la notte più lunga da 24 ore (il 21 dicembre al Circolo) dura 179 giorni al Polo, dove quindi si hanno circa 6 mesi continui di giorno e altrettanti di notte. L’irradiazione della calotta artica, per la forte obliquità dei raggi solari, genera temperature comunque basse.
La flora continentale è rappresentata da poche famiglie di Fanerogame, nonché da Epatiche e licheni. Prevalgono le tundre, coperte da muschi e licheni e, nei tratti umidi, da sfagni; delle Fanerogame si trovano erbe perenni (Graminacee) e piante legnose nane (Ericacee) o striscianti (salici); i caratteri sono simili a quelli della flora alpina (piccola statura, foglie ridotte ecc.). Quando il sole estivo scioglie la neve, la vegetazione compare rapidamente e quasi dappertutto (tranne che in una buona parte della Groenlandia, sempre coperta quasi integralmente dal ghiaccio).
La fauna dell’A. comprende molte specie, adattate alle condizioni ambientali (con rivestimenti di pellicce, accumuli di adipe): l’orso polare o bianco, il tricheco, la foca, il gabbiano di Ross, il bue muschiato, la renna, volpi e lupi polari, varie specie di roditori e, come animale domestico, il cane. Gli uccelli, palmipedi, sono molto numerosi, più marini che terrestri. Molti anche gli insetti (il lepidottero Colias heda vive fino a 82° lat.) e, in estate, straordinariamente abbondanti e aggressive le zanzare. Nel Mare Artico vivono molte specie animali, come l’ormai rarissima balena franca e i narvali.
La regione ha avuto importanza economica per la caccia alla balena, fin verso la metà del 19° sec., e agli animali da pelliccia. Le risorse minerarie hanno richiamato poi gli Europei: da principio le miniere di criolite della Groenlandia e ancor più quelle di carbone delle Svalbard. Successivamente sono apparse le sedi abitate, le infrastrutture di trasporto, le basi militari e le stazioni scientifiche permanenti (stazione di ricerca Dirigibile Italia, realizzata dal CNR nel 1996) a Ny Ålesund (Svalbard). Lo sviluppo delle tecniche di navigazione ha reso operativo il passaggio di Nord-Est, generando insediamenti e collegamenti sulla costa siberiana.
Nei territori artici canadesi sono state individuate ingenti risorse minerarie (carbone, preziosi, nichel, uranio, tungsteno, petrolio; quest’ultimo abbondante anche in territorio statunitense, lungo la costa settentrionale dell’Alaska). La valorizzazione economica di queste terre nordamericane sta portando all’assimilazione culturale degli Inuit, così come accade anche per alcune popolazioni siberiane. L’attenzione rivolta alle regioni artiche meglio accessibili e utilizzabili, punti di contatto e di frizione in campo politico (Stretto di Bering, Mar di Barents), ha portato a una concentrazione di installazioni civili e militari. Va ricordato un esteso inquinamento ambientale che interessa sia la terraferma sia il Mar Glaciale Artico (sversamenti di petrolio, esperimenti nucleari e discariche di materiali fissili, piogge acide, contaminazioni chimiche tramite i fiumi siberiani).
Le culture dell’Artico sono riferite alle popolazioni che abitano l’estremo lembo settentrionale del territorio americano, la Siberia e la Groenlandia. Sono suddivisibili in tre gruppi linguistici: Yupik (o Eschimesi asiatici), Inuit (o Eschimesi) e Aleuti.
Gli antenati comuni dei tre gruppi sarebbero giunti nell’A. attraverso lo Stretto di Bering e rappresenterebbero l’ultima fase del popolamento del continente. Avevano un’economia fondata sulla pesca e sulla caccia ad animali terrestri e marini (per la quale utilizzavano la tipica imbarcazione, il kayak), nonché una forte mobilità legata all’attività venatoria e al ciclo stagionale. Nel periodo invernale utilizzavano l’iglu, un’abitazione temporanea costruita di blocchi di neve, mentre in estate si servivano di tende di pelli di caribù. Alcuni gruppi inuit e aleuti abitavano invece in villaggi permanenti. In epoca recente le pressioni per la sedenterizzazione e l’introduzione di nuove tecnologie (per es. slitta a motore) hanno trasformato profondamente lo stile di vita delle popolazioni dell’Artico.