Popolazione indigena delle coste artiche dell’America, distribuita dalla Groenlandia sino all’Alaska; in Asia occupano l’estremità della penisola dei Ciukci (v. fig.). Tale habitat era in passato anche più esteso; con il regresso territoriale è andato diminuendo anche il numero degli I., oggi poco più di 100.000. Il termine indigeno I. significa letteralmente «uomini», mentre il nome Eschimesi, con cui sono generalmente noti, pare sia di origine algonchina e significhi «mangiatori di carne cruda» (Wiyaskimowk).
L’unità sociale fondamentale è la famiglia coniugale, per lo più monogamica, anche se non mancano casi di poliginia e in passato, laddove era praticato l’infanticidio femminile, di poliandria. La parentela è bilaterale, dando vita a parentadi egocentrati esogamici. Quasi sempre alcune famiglie, imparentate o no, vivono insieme, per la necessità dei lavori collettivi. Caratteristiche sociali che hanno molto influenzato l’immaginario occidentale sugli I. sono la piena libertà sessuale delle fanciulle, la prostituzione di ospitalità e lo scambio delle mogli. Gli I. sono suddivisi al loro interno in diversi gruppi con proprie peculiarità culturali e linguistiche che li distinguono dagli abitanti della costa artica siberiana (Yupik) e dagli Aleuti.
L’economia degli I. si è oggi radicalmente trasformata con l’introduzione di nuove attività e nuove tecnologie. Tradizionalmente gli I. erano dediti alla caccia, soprattutto di mammiferi marini e, nei mesi estivi, della renna selvatica. La pesca aveva un ruolo secondario. Molto utilizzato era l’arpione, lanciato con propulsore dal kayak, oppure a mano nei fori di respirazione che i mammiferi marini mantengono aperti nel ghiaccio della banchisa. Gli utensili di uso quotidiano, data la scarsità del legno, erano generalmente costruiti in osso o corno. La pelle di caribù forniva l’essenziale per l’abbigliamento. Per i trasporti si usavano le racchette da neve e la slitta trainata da cani, mentre sul mare il cacciatore si spostava col kayak o con l’umiak, un’imbarcazione di pelli aperta e capace di ospitare più persone. Attualmente sono molto diffuse anche le barche a motore e gli autoveicoli da neve.
Le abitazioni invernali, seminterrate, hanno una struttura di pietra, legno o costole di balena, ricoperta di pelli, torba e neve; tipico degli I. centrali è l’iglù, una capanna emisferica di blocchi di neve. Per la stagione estiva, si usa una tenda conica di pelli con una specie di veranda aperta. Attualmente, tuttavia, molti I. vivono in città, in alloggi moderni costruiti dallo Stato.
Si è molto discusso sulla origine e sulle affinità della cultura inuit. Scavi archeologici hanno portato al riconoscimento di interessanti culture preistoriche (Old Bering, Choris, Norton, Ipiutak, Dorset, Thule), che produssero manifestazioni artistiche di altissimo livello estetico e indicano nelle regioni occidentali il centro di diffusione della cultura inuit. Questa è certo un prodotto dell’ambiente polare, ma diversi suoi elementi si ritrovano su uno spazio assai più ampio, come per es. nelle regioni artiche e subartiche asiatiche.
La grande vastità del territorio in cui gli I. abitano, sparsi in piccoli gruppi, ha avuto per conseguenza un forte frazionamento della lingua, specialmente tra i dialetti delle Aleutine, dell’America Settentrionale e della Groenlandia. Fra le caratteristiche comuni di tutti i dialetti i., emerge l’enorme quantità di suffissi: ne deriva che a una sola parola i. può corrispondere un’intera frase delle lingue indoeuropee. La posizione linguistica dell’i. è incerta: come tipo si avvicina alle lingue americane, mentre è dubbio un rapporto con il gruppo uralo-altaico.
Utilizzata in cerimonie rituali, la musica tradizionale in uso presso gli I. si basa sull’uso di tamburi usato nella musica per la danza da tempi immemorabili, e uno stile vocale gutturale detto katajjaq. Tra le caratteristiche della musica i.: canto in stile recitativo, complessa strutturazione ritmica, estensione melodica relativamente limitata, importanza di terze maggiori e seconde minori, con movimento melodico ondulatorio. Nel 19° sec. l’arrivo dei marinai europei, specialmente dalla Scozia e dall’Irlanda, modificò lo stile i. anche grazie all’introduzione di strumenti come la fisarmonica e di danze come la giga. Nel 20° sec. sono divenute particolarmente popolari la musica country americana di derivazione scozzese-irlandese.