Rivestimento della mano, la cui forma segue la conformazione anatomica della mano stessa, di materiale diverso a seconda dell’uso. In particolare, accessorio dell’abbigliamento maschile e femminile che ricopre la mano fino al polso, usato per ripararsi dal freddo, dallo sporco, per motivi di igiene o di eleganza (v. .). Nelle varie epoche ha avuto usi e significati assai diversi e spesso valore di simbolo.
Usato soprattutto dalle popolazioni barbariche dell’Europa centrale e settentrionale, il g. si diffuse a partire dall’Alto Medioevo. Nelle istituzioni giuridiche primitive dei popoli germanici, serviva a esprimere la garanzia e la difesa della cosa. Nell’istituto feudale fu il simbolo dell’investitura del beneficio e dei poteri al vassallo da parte del sovrano, anche il pegno di fedeltà del feudatario nei confronti del suo signore. Gettare o inviare a mezzo altrui un g. contro qualcuno era considerato atto di guerra aperta fino alla morte. Verso il 9° sec. i g., confezionati in pelle, in tessuto di seta o di altro filato, e ornati di bottoni e di ricami, cominciarono a essere usati anche dalle donne, mentre g. speciali erano quelli per cacciare e cavalcare, e il g. da falconiere. Tra 12° e 15° sec. i g. andarono molto di moda in Francia, Spagna, Italia. Nella seconda metà del 18° sec. si portarono solo a caccia o a cavallo; la Rivoluzione impose la moda dei mezzi g., durante il Direttorio e l’Impero i g. tornarono a essere un oggetto di lusso.
I g. di pelle sono confezionati con pelli di montone, agnello, capretto, e, quelli più pregiati, di cinghiale, renna, daino, gazzella. La manifattura del g. comincia con la scarnatura, fatta un tempo a mano con un largo coltello affilato, oggi a macchina con un cilindro rotante provvisto di lame, per ottenere spessore uniforme. Quindi le pelli vengono tagliate in rettangoli, stirate in due versi ortogonali, per rendere la pelle più elastica possibile, e tranciate, ossia pressate su modelli di metallo forniti di lame taglienti che ne determinano i contorni esatti. Il pollice, le forcelle fra le dita e le bordure sono ricavate da ritagli. I pezzi così ottenuti sono cuciti a mano o a macchina, stirati con ferri elettrici di forma speciale e lucidati mediante rulli di legno rivestiti di feltro. Per i g. in tessuto sono molto usati il cotone, sia a maglia normale sia in rete o pizzo, e le fibre sintetiche (nailon, raion ecc.); essi sono confezionati, analogamente a quelli in pelle, tagliando e cucendo tessuti, oppure per tessitura, mediante speciali macchine. L’industria italiana ha raggiunto buoni livelli qualitativi, riuscendo a imporsi anche all’estero.
I g. chirurgici, usati nella pratica chirurgica, sono confezionati in lattice di gomma sottilissimo; hanno la superficie palmare ruvida, per facilitare la presa degli organi e degli strumenti. Per lo stesso scopo comunemente si usa calzare, sopra di essi, un secondo paio di g. di filo. Sia i g. di gomma, sia quelli di filo sono sterili al momento dell’uso. G. d’armi Manopola di cuoio e di metallo, parte dell’armatura che difendeva la mano; comprendeva nella sua forma più completa un manichino, tubo o tronco di cono di solito di cuoio, il dorso con 3 o 4 lamine di metallo, le dita ricoperte di squame; il tutto era fermato sopra un g. di pelle di daino.