Società siderurgica italiana, fondata a Genova nel 1905, allo scopo di dar vita a uno stabilimento siderurgico a Bagnoli, vicino Napoli. Come nome fu scelto quello latino dell’Isola d’Elba, per il riferimento alle miniere di ferro elbane. Nel 1911 l’I. assunse la guida di un consorzio industriale (Consorzio Ilva) per la gestione degli stabilimenti di diverse società minori. Nel 1930-31 acquistò o incorporò numerose altre imprese, anche al di fuori del settore siderurgico, e nel 1937 entrò a far parte del gruppo Finsider, finanziaria costituita quello stesso anno per la gestione delle società siderurgiche dell’IRI, sviluppando e potenziando la sua attività tanto da costituire il più grande complesso italiano nel settore della siderurgia e delle lavorazioni derivate. Dopo le distruzioni della Seconda guerra mondiale, nel periodo 1946-59, l’I. attuò un’imponente opera di ricostruzione e di ampliamento dei suoi stabilimenti. Nel 1961 incorporò la Cornigliano S.p.A. (fondata nel 1951 a Genova), dando vita al gruppo Italsider.
Nel 1988, nell’ambito del risanamento delle attività siderurgiche dell’IRI, fu costituita a Roma la Ilva S.p.A., in cui confluirono gli impianti efficienti e le produzioni destinate a settori profittevoli che originariamente facevano capo alla Finsider. Nel 1993 l’I. si scisse in due società, la Ilva laminati piani (venduta nel 1995 al gruppo Riva) e la Acciai speciali Terni (ceduta nel 1994 alla società italo-tedesca ThyssenKrupp), e fu posta in liquidazione.
Nel luglio 2012, a seguito di due perizie depositate presso la Procura della Repubblica di Taranto sull'emissione di sostanze nocive che avrebbero prodotto un innalzamento del numero di decessi e delle patologie a esse attribuibili, i vertici della società siderurgica sono stati incriminati per strage e disastro ambientale ed è stato disposto il sequestro degli impianti a caldo di Taranto; nel mese successivo il Tribunale del Riesame ha confermato il sequestro e disposto il risanamento degli impianti senza prevedere alcuna facoltà d'uso. A ottobre il Ministero dell’ambiente ha approntato un documento tecnico per l'Autorizzazione integrata ambientale (AIA) in cui è tracciato il piano di adeguamento degli impianti, ritenendo prioritarie l'attuazione di sistemi di monitoraggio per i principali punti di emissione, la valutazione delle emissioni diffuse e la riduzione della produzione dell'acciaio da 15 a 8 milioni di tonnellate l'anno. Nel novembre 2012, a seguito del sequestro preventivo di prodotti finiti e semilavorati, in quanto realizzati in violazione del fermo già disposto dalle autorità giudiziarie sugli impianti dell'area a caldo, e dell’ordinanza di custodia cautelare emessa contro sette dirigenti, i vertici dell’azienda hanno annunciato la chiusura dell’area a freddo dello stabilimento di Taranto e – stante l’impossibilità di commercializzare i prodotti – la sospensione dell’attività in tutti gli stabilimenti siderurgici del gruppo. Il 30 novembre il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per il risanamento ambientale e la continuità produttiva degli stabilimenti di Taranto; recependo le indicazioni emerse nell'incontro tra governo, parti sociali, amministratori locali e vertici aziendali, esso stabilisce che la società abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per l'intero periodo di validità dell'AIA. Nel maggio 2013, a seguito del sequestro preventivo deciso dal Gip di Taranto sui beni della Riva Fire Spa che controlla l'I. in ragione delle mancate opere di risanamento ambientale allo stabilimento, il consiglio di amministrazione della società siderurgica si è dimesso; nel giugno successivo, per assicurare la continuità della produzione, il risanamento ambientale e la salvaguardia dell’occupazione, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che dispone il commissariamento temporaneo dell’azienda per una durata massima di 36 mesi, affidando l’incarico di commissario straordinario all’amministratore delegato uscente E. Bondi, a cui è succeduto l'anno successivo l'ex presidente del consiglio di amministrazione dell’Enel P. Gnudi. All’inizio del 2015 l'I. è stata ammessa alla procedura in amministrazione straordinaria e i commissari sono diventati tre: oltre a Gnudi, E. Laghi e C. Carrubba, a seguito delle cui dimissioni rassegnate nell'aprile 2019 sono stati nominati F. Ardito, A. Danovi e A. Lupo. Nel 2018 la società è entrata a far parte del polo industriale ArcelorMittal Europe, assumendo la denominazione di ArcelorMittal Italy. Nel maggio 2021 la sentenza del processo di primo grado ha emesso 26 condanne e disposto la confisca degli impianti dell'area a caldo e quella per equivalente dell'illecito profitto nei confronti delle tre società Ilva Spa, Riva fire e Riva forni elettrici.