Processo, naturale o artificiale, attraverso il quale viene bloccata la decomposizione dei tessuti di un cadavere, preservandolo nel tempo in forme simili all’aspetto originario.
La m. mediante imbalsamazione raggiunse il più alto grado di perfezione nell’antico Egitto. Il procedimento, modificato nel corso del tempo, veniva praticato da personale specializzato in strutture situate nelle necropoli o presso la tomba del defunto, e consisteva essenzialmente nel disidratare e preparare il corpo affinché le sue parti molli non si decomponessero. A seconda dei periodi e dello stato sociale di appartenenza dell’individuo, potevano essere adottati metodi più o meno complessi ed efficaci. Durante tutto il processo, alle azioni meccaniche si accompagnavano gesti e recitazioni di testi magico-religiosi. Le prime testimonianze dell’impiego di sostanze ritenute conservanti, come il natron e alcuni tipi di resine, oltre al bendaggio del corpo, risalgono alle prime due dinastie, ma fu solo a partire dalla IV dinastia che si procedette alla eviscerazione. È infatti nel corredo funerario della madre di Cheope, la regina Hetepheres, che è stata trovata la prima cista canopica, un cofanetto diviso in quattro compartimenti, ciascuno per un pacchetto di viscere mummificate. In seguito, i cosiddetti pacchetti canopici vennero collocati in altrettanti vasi, ciascuno posto sotto la protezione dei 4 figli di Horo. Dal Primo periodo intermedio i coperchi dei vasi canopi assunsero forma di testa umana, idealmente quella del defunto, mentre dalla fine della XVIII dinastia quella dei 4 figli di Horo: testa di sciacallo per il dio Duamutef, di babbuino per Hapy, di falco per il dio Qebehsenuef e testa umana per Imsety, rispettivamente preposti allo stomaco, ai polmoni, agli intestini e al fegato. Nel Terzo periodo intermedio le viscere trattate venivano ricollocate nel corpo. Il cervello iniziò a essere asportato dalla IV dinastia. La tecnica della m. raggiunse il massimo grado di raffinatezza durante la XXI dinastia: i corpi oltre che essere disidratati erano trattati in modo da ricordare l’aspetto che la persona aveva in vita. Per ottenere ciò, alla fine del trattamento venivano collocati al posto degli occhi bulbi di vetro colorato o di pietra; inoltre venivano posti sotto la pelle cuscinetti di segatura, di sabbia o di fango che ridavano pienezza al corpo e al viso. Si procedeva quindi a un’ulteriore rifinitura colorando la pelle con ocra gialla per le donne e rossa per gli uomini; si truccavano occhi e labbra e si acconciavano i capelli. Fra le bende che avvolgevano la mummia venivano deposti numerosi amuleti, oltre a gioielli, armi e scettri regali nel caso dei sovrani. Amuleti protettivi del defunto e della tomba erano collocati anche nel corredo funerario.
La m. è uno dei metodi di trattamento del cadavere in uso fra le popolazioni di interesse etnologico di varie parti del globo. Di solito si accompagna ad altre forme di sepoltura, come l’esposizione su piattaforma, l’inumazione, la scarnitura. I procedimenti usati nella m. sono molto vari. Presso alcune tribù australiane, si usa essiccare la salma esponendola, sorretta da un graticcio, sopra un lento fuoco; nella Nuova Guinea si usa talora affumicare il cadavere entro la capanna del defunto prima di seppellirlo o scarnificarlo; nelle Isole Marchesi lo si essicca al sole. La m. per essiccamento è la più diffusa in Africa; altrove si usa aggiungere alla m. l’imbalsamazione.
Completa trasformazione di frutti in corpi scuri e consistenti a opera di alcuni funghi parassiti (Sclerotinia fructigena per pere e mele; Sclerotinia linhartiana per cotogne). È detta anche marciume secco.
In patologia, particolare forma di necrosi (detta anche cancrena secca) caratterizzata dalla disidratazione dei tessuti, che si anneriscono e si raggrinzano pur conservando abbastanza bene le strutture normali. La m. nell’uomo è provocata da fenomeni di natura ischemica, che possono essere dovuti tanto ad alterazioni delle pareti vasali (arteriosclerosi ecc.) quanto ad avvelenamento (segale cornuta). Fisiologica è la m. del cordone ombelicale.
Processo al quale vanno talvolta incontro spontaneamente i cadaveri quando le condizioni ambientali favoriscono l’evaporazione dei liquidi organici di modo che i normali processi putrefattivi vengono ostacolati. Una forma di m. naturale è la mummificazione per congelamento, che si verifica spesso presso le popolazioni artiche.