Movimento artistico sviluppatosi in Italia tra terzo e quarto decennio del 20° secolo. In un generale clima di ritorno all’ordine, il recupero della tradizione italiana primitiva e rinascimentale, secondo premesse già espresse dalla pittura metafisica e dal realismo sintetico di G. Severini, fu comune base di ricerca per U. Oppi, A. Bucci, L. Drudeville, E. Malerba, P. Marussig, M. Sironi e A. Funi che, nel 1923, sostenuti da M. Sarfatti, esposero alla Galleria Lino Pesaro di Milano. L’anno successivo Sarfatti, teorica e propagandista del movimento, presentò il gruppo alla Biennale di Venezia; nel 1926 B. Mussolini inaugurò alla Permanente di Milano la prima mostra del N. italiano, che riuniva 110 tra i più significativi artisti contemporanei, da G. De Chirico e C. Carrà a R. de Grada, A. Donghi, R. Francalancia, V. Guidi, F. De Pisis, M. Campigli, G. Severini, M. Maccari. Il termine, ideato da Bucci nel 1922 per definire il gruppo originario, passò dunque, dopo il 1926, a indicare un movimento più vasto mirante a esprimere i valori del nazionalismo fascista. Nonostante il tentativo di Sarfatti e altri (R. Ojetti, M. Tinti, U. Nebbia, E. Somarè) di dare al N. una definizione unitaria, esso mantenne un carattere composito e contraddittorio. Dalla seconda metà degli anni 1930 la poetica del N. si attestò su toni celebrativi ed epico-popolari, legati alle esperienze del muralismo sironiano (Manifesto della pittura murale, 1933) e alla scultura monumentale di A. Martini.
Legato soprattutto alla figura di M. Bontempelli e alla rivista 900, che nel nome s’ispirava all’omonimo movimento artistico pur senza avere con esso rapporti sostanziali, fu il cosiddetto N. o novecentismo letterario. Fondata a Roma nel 1926 dallo stesso Bontempelli e da C. Malaparte (inizialmente anche condirettore), dapprima trimestrale e pubblicata interamente in francese col sottotitolo Cahiers d’Italie et d’Europe, apparsa poi in francese e in italiano, divenuta infine mensile e pubblicata solo in italiano fino al giugno 1929, 900 ebbe tra i suoi collaboratori scrittori di temperamento assai diverso, italiani e stranieri (C. Alvaro, B. Barilli, E. Cecchi, G. Comisso, A. Moravia; B. Cendrars, I. Ehrenburg, J. Joyce, P. MacOrlan, R. Gómez de la Serna), rappresentando in Italia la tendenza di gusto più in sintonia con i settori modernizzanti della cultura fascista. Ribattezzato stracittà per la sua apertura cosmopolita (in contrapposizione a strapaese), il novecentismo si batté contro tutti i residui del 19° sec. (estetismo, psicologismo, naturalismo) e, prendendo le distanze dall’esasperato sperimentalismo dell’arte d’avanguardia, fu a favore di un’arte ‘popolare’ e oggettiva, in cui fossero esaltate l’immaginazione e l’invenzione dello scrittore, secondo la formula del ‘realismo magico’, di un realismo capace di interpretare in chiave mitica e magica la realtà del mondo moderno. Di tale ambizioso progetto, lo stesso Bontempelli ricostruì le fasi nel volume documentario L’avventura novecentista (1938).