Strumento ottico consistente in un mezzo trasparente fissato a un sostegno, detto montatura, che lo mantiene in posizione opportuna dinanzi agli occhi. Può servire a compensare i difetti di rifrazione dell’occhio (o. correttivi, o da vista; fig. A e C), e in tal caso utilizza come mezzo trasparente delle lenti (lenti da o.), oppure a proteggere gli occhi dall’azione nociva di radiazioni o di agenti meccanici esterni (o. protettivi; fig. B e D): in questo caso il mezzo trasparente è costituito da una lamina, bianca o colorata, di vetro oppure di plasti;ca. O. speciali Dispositivi a forma di o. che consentono la visione notturna o comunque in ambienti non illuminati (camere oscure ecc.): la radiazione infrarossa incidente è convertita in un’immagine elettronica e questa, dopo accelerazione e intensificazione, in un’immagine nel visibile.
Le lenti da o. (dette lenti oftalmiche) sono delle lenti sottili generalmente in vetro privo di difetti o imperfezioni di massa, quali bolle, striature ecc.; la lavorazione comprende le fasi di sbozzatura, raffinatura e lucidatura del vetro, dopo di che le lenti sono poste in commercio in forma di menischi circolari del diametro di circa 50 mm che vengono poi adattati alla forma della montatura mediante successive operazioni di taglio e molatura dei bordi. Esistono anche lenti in materiali plastici (per es., policarbonato) più leggere di quelle in vetro, ma con superfici che si scalfiscono più facilmente con l’uso. Le caratteristiche ottiche delle lenti variano in rapporto al vizio di rifrazione dell’occhio che esse sono destinate a correggere: si hanno così lenti sferiche, convergenti per occhi ipermetropici e divergenti per occhi miopi, lenti cilindriche per la correzione dell’astigmatismo ecc., nonché lenti di tipo misto, per es. sferico-cilindriche. Usualmente, per caratterizzare una lente da o. se ne indica la potenza, o convergenza, in diottrie; se la lente è di tipo misto, occorre inoltre indicare l’entità della correzione di forma, per es., la correzione cilindrica eventualmente presente, nonché le altre sue caratteristiche speciali. Sono anche usate lenti, dette bifocali, lavorate in modo da avere due zone a diversa convergenza, una adatta per la visione corretta di oggetti lontani, l’altra adatta per la visione vicina; opportunamente montate, vengono a costituire degli o., detti anch’essi bifocali, che permettono un più facile adattamento alle diverse condizioni di visione. Sempre per vedere oggetti vicini e lontani con uno stesso paio di o., si usano anche lenti multifocali, o progressive, che racchiudono in un’unica soluzione le gradazioni per tutte le distanze, consentendo la continuità della visione: una zona è per la visione da lontano, un’altra per quella da vicino, unite da un canale di progres;sione per la visione a distanze intermedie.
Per la protezione degli occhi da radiazioni luminose troppo intense (per es., la viva luce del sole) o intrinsecamente nocive (per es., quelle ultraviolette dell’arco elettrico) si usano o. con lastrine di vetro o, sempre più spesso, di plastica, assorbenti e incolori (dette impropriamente lenti neutre) o colorate; in quest’ultimo caso le lastrine stesse sono dei veri e propri filtri di luce e il loro colore varia in rapporto con la lunghezza d’onda delle radiazioni da attenuare. Il colore più usato è il nero, in varie gradazioni, che assicura un assorbimento quasi uniforme per tutte le radiazioni; per gli o. da sole sono usate anche lamine verdi o gialle; lamine di colore rosso molto cupo sono usate per gli o. da protezione nella saldatura elettrica. Gli o. destinati invece a proteggere gli occhi da polvere, fumi ecc., impiegano quasi sempre lamine incolori. Caratteristica essenziale di tali o. è che la montatura protegge completamente l’occhio, cioè non solo di fronte, ma anche lateralmente.
Invenzione forse veneziana del 13° sec., di un non identificato vetraio, e diffusi da fra’ Alessandro della Spina (m. 1313), gli o. hanno avuto probabilmente origine dagli studi sulle lenti di ingrandimento di R. Bacone. Per quanto a lungo osteggiati dagli oculisti, ebbero un grande sviluppo con numerosi centri di fabbricazione, soprattutto in Olanda. Primo esempio di o. (fine 13° sec.) quelli a stringinaso o pince-nez, con un ponticello a molla per tenere le lenti sul naso; sprovvisti di stanghette, sono in disuso perché scomodi. Nel 16° sec., le lenti erano sostenute sul naso da un’asta che passava in mezzo alla fronte ed era nascosta sotto l’acconciatura. Nel 17° sec., con due stanghette poggiate sulle orecchie, nasceva la montatura a stanghetta (simile quella a giorno, con le lenti libere dalla montatura di contorno). Tra gli altri modelli, le lorgnette: una o due lenti sostenute da un manico, e il monocolo o caramella: una lente da incastrare nell’orbita oculare. Nel tempo l’uso degli o. è diventato più ostentato, fino a farne un accessorio importante, soprattutto per gli o. da sole. Di metallo, tartaruga o celluloide, dagli anni 1960 le montature sono anche di plastica e, più di recente, di resistente e leggerissimo titanio. Alla creatività degli stilisti che collaborano con l’industria di settore, si accompagnano in pari misura criteri sempre più scientifici e funzionali: per montature pieghevoli o con aste flessibili, che rendono gli o. comodi anche negli sport. Di pari passo sono andate le ricerche per ottenere lenti polarizzate, antiriflesso, fotocromatiche, assorbenti i nocivi raggi ultravioletti ecc. L’uso di rudimentali o. contro il sole, d’altronde, era già noto ai popoli artici: fatti di materiali naturali, come osso, crine di renna o scorza di betulla, avevano al posto delle lenti sottili lamine di mica, oppure un forellino o una fessura sottile.