La gonade femminile nell’essere umano.
L’o. è un organo pari, che nella donna adulta ha la forma e il volume di una grossa mandorla e ha massa di 6-8 g (fig. 1). È situato nella parte dell’escavazione pelvica, nel cavo retrouterino, ed è unito per mezzo di fasci fibrosi con l’utero, con la tuba e con la regione lombare. In corrispondenza del suo margine anteriore l’o. è unito al peritoneo dal mesovario che reca all’ilo dell’o. i vasi e i nervi. Il parenchima dell’o., in cui si riconoscono una zona corticale e una midollare, è rivestito dall’epitelio ovarico, detto anche epitelio germinativo poiché derivato dallo stesso epitelio che ha dato luogo ai follicoli primordiali.
Nella specie umana, al momento della nascita, vi sono complessivamente circa 1.000.000 di follicoli, la maggior parte dei quali va incontro a fenomeni degenerativi, di modo che all’inizio dell’attività sessuale ne rimangono circa 400.000; di questi solo una minima parte (400-500) arriva a maturazione, mentre gli altri degenerano: i follicoli degenerati formano la ghiandola tecale, a funzione endocrina. Nella donna i follicoli ovarici (o follicoli di Graaf) maturano uno per volta: tra le cellule che circondano l’oocito si raccoglie del liquido che poi confluisce in una cavità unica (follicolo cavitario, fig. 2); la parete del follicolo, che quando è maturo misura 1,5 cm di diametro, si assottiglia e poi si rompe, con liberazione dell’oocito e del liquido follicolare. Dalle pareti del follicolo si origina il corpo luteo.
La borsa o fossetta ovarica è una piccola depressione della parete laterale dello scavo pelvico in corrispondenza della quale si trova l’o.; il plesso ovarico è la rete venosa nella quale si raccoglie il sangue refluo dell’o.; lo stroma ovarico è il tessuto connettivo dell’ovaio.
L’ovaio è l’organo deputato alla realizzazione di due funzioni distinte e complementari: la produzione di ormoni e la riproduzione. Gli ormoni prodotti dall’o. sono steroidi: estrogeni e progestinici. Il progressivo incremento della produzione di estrogeni che si osserva all’inizio della pubertà, e le conseguenti interazioni a livello ipotalamo-ipofisario costituiscono i primi stimoli al verificarsi delle cicliche e ritmiche variazioni ormonali che sono alla base del ciclo riproduttivo.
A livello dell’o. si verifica una ripresa dei processi di meiosi e delle fasi maturative dei follicoli, cui consegue un incremento della produzione di estrogeni che, a sua volta, determina a livello uterino un aumento di peso e dimensioni dell’organo e le modificazioni dell’endometrio che porteranno al menarca. Le gonadotropine ciclicamente esplicano i loro effetti a livello ovarico inducendo la maturazione dei follicoli. Si compiono cicli ovarici, taluni incompleti e accompagnati da infecondità, e allo stesso tempo compaiono flussi mestruali, fino all’entrata nel periodo riproduttivo nel quale si assiste all’avvicendarsi ciclico e costante di variazioni ormonali e strutturali degli organi deputati alla riproduzione.
La caratteristica centrale dell’epoca riproduttiva è la produzione di un ovulo che può essere fecondato. Nel ciclo ovarico (➔ mestruazione) è possibile distinguere varie fasi che si caratterizzano per assetti ormonali particolari e per modificazioni tipiche a carico dell’o. e della mucosa uterina. Nelle fasi che precedono l’ovulazione (fasi follicolari), considerando come punto di partenza di un nuovo ciclo l’inizio del flusso mestruale, si assiste alla progressiva maturazione di un follicolo, indotta soprattutto dall’ormone follicolo-stimolante (FSH) ma anche, fra gli altri, dall’ormone luteinizzante (LH), entrambi prodotti a livello ipofisario, e da estrogeni, progestinici, androgeni e prolattina.
Nella fase preovulatoria, si verifica uno sviluppo notevole di follicoli cavitari che inducono un graduale aumento del livello di estrogeni che, in ottava/nona giornata, presenta un picco seguito da un decremento di tali ormoni. Contemporaneamente si assiste al cosiddetto picco ovulatorio che coincide con un innalzamento dei livelli ematici di gonadotropine e all’ovulazione, contrassegnata da un rialzo termico. Dal residuo follicolare, dopo la deiscenza dell’ovulo, trae origine il corpo luteo che produce progesterone ed estrogeni. Il corpo luteo progressivamente si accresce e aumenta la produzione di ormoni fino a che, se l’uovo non viene fecondato, va incontro a fenomeni di atrofia.
Durante la gravidanza il corpo luteo assume un ruolo importante nella produzione di estrogeni fino alla terza settimana, momento in cui entra in funzione la produzione placentare. Dopo il parto e per tutto il periodo dell’allattamento non si assiste, di norma, a fenomeni ovulatori, verosimilmente in seguito all’azione della prolattina.
Con una certa frequenza nell’o. si sviluppano formazioni cistiche, di dimensioni diverse, che possono derivare dai follicoli (cisti follicolari), dal corpo luteo (cisti luteiniche), dalle cellule tecali ecc. Più rari i tumori ovarici, benigni o maligni, che derivano dai diversi tessuti che formano l’ovaio. Taluni tumori dell’o. compaiono durante la gravidanza. Fra questi il luteoma, che porta a virilizzazione della madre e del feto, in genere regredisce dopo l’espletamento del parto. Relativamente frequenti le alterazioni delle attività endocrine dell’o. (specialmente la diminuzione: insufficienza ovarica), che sono caratterizzate principalmente da dismenorrea, e che talvolta sono secondarie a una anomala secrezione di ormoni ipofisari.
L’o. può essere sede di processi flogistici (ovariti), che per lo più interessano anche le salpingi (➔ annesso). I germi raggiungono l’o. per via ematica, da focolai settici lontani (parotite epidemica) o in corso di malattie infettive generali (sepsi puerperale); per via linfatica, dagli annessi (tuba); o per contiguità, per processi flogistici di organi vicini. L’ovarite può presentarsi in forma acuta o cronica: la prima si manifesta con febbre, dolori profondi localizzati al basso ventre, pollachiuria; la seconda rappresenta generalmente una conseguenza della prima e si manifesta con dolori continui al basso ventre con irradiazioni alle cosce, pollachiuria, disturbi mestruali, febbre. Nelle forme croniche resistenti alle cure mediche può essere indicato l’intervento chirurgico (ovariectomia). La recisione di briglie aderenziali dell’o. prende il nome di ovariolisi.