Il più importante prodotto ceramico a pasta vetrificata, molto duro e ben resistente agli agenti chimici.
In zoologia, nome dato anticamente a parecchie specie di Molluschi del genere Cypraea e alla loro conchiglia, lucida, usata per lavori ornamentali.
Colombi p. Razza di colombi campagnoli a mantello grigio, ali finemente reticolate di nero e di bianco.
Poiché la pasta è vetrificata, le p. si distinguono dalle faïence, dalle maioliche e dalle terraglie, che sono prodotti porosi, mentre, essendo traslucide, si distinguono dai gres fini, che sono opachi. In natura non si trovano materiali capaci di fornire da soli dopo cottura prodotti aventi le caratteristiche delle p.; per la fabbricazione di queste ultime si ricorre a miscele di più componenti, di solito caolino, quarzo e feldspato. Il caolino conferisce plasticità e lavorabilità agli impasti, mentre quarzo e feldspato agiscono su questi come smagranti e riducono i ritiri; la presenza del caolino, che è abbastanza refrattario, impone, per ottenere un sufficiente grado di vetrificazione, temperature di cottura elevate; il feldspato agisce da fondente, formando alla temperatura di cottura, insieme ad altri componenti (impurezze, parte della silice), una massa fusa che consente di realizzare una sufficiente vetrificazione a temperature di cottura relativamente basse. La massa fusa che si forma durante la cottura nel raffreddamento si solidifica e i componenti cristallini (silice, prodotti di trasformazione del caolino) sono inglobati in una massa compatta. Le p. hanno una porosità intrinseca molto bassa, pressoché annullata dall’ulteriore applicazione del rivestimento superficiale (coperta o vetrina) che sigilla tutti i pori. Il coefficiente di dilatazione è più elevato per le p. con un alto tenore di feldspati e minore per quelle più ricche di caolino; a parità di composizione, tale coefficiente risulta fortemente influenzato dalla temperatura di cottura (cioè dalla quantità e natura della fase vetrosa).
I vari tipi di p. possono essere raggruppati in due principali classi, le p. dure e le p. tenere, e in varie categorie a seconda dell’uso al quale sono destinate. Nelle p. dure (o ad alto fuoco) la pasta è costituita da una miscela di caolino (45-60%), quarzo (12-30%), feldspato (15-35%) e calcare (0-6%), mentre il rivestimento è formato da feldspato, quarzo e materiali alcalino-terrosi (talvolta, calce e magnesia). Le p. dure sono fabbricate specialmente in Italia, Germania, Repubblica Ceca e Francia. Colorate e decorate, sono usate per vasellame artistico e da tavola, per oggetti artistici ecc. Negli oggetti decorati, l’applicazione dei colori si può fare sia ‘sotto vetrina’ (cioè applicandoli sulla coperta prima della cottura di questa) sia ‘sopra vetrina’ (cioè applicando i colori sui manufatti già cotti due volte e sottoponendoli poi a una terza cottura a bassa temperatura). Le p. tenere (o a basso fuoco) sono p. dotate di minore durezza superficiale rispetto alle precedenti; sono cotte a temperature più basse, e quindi con minor costo di produzione. Questi caratteri le avvicinano alle terraglie. L’industria di questa p. è molto sviluppata nei paesi anglosassoni. L’impasto è caratterizzato dalla presenza di un fondente, per es., dolomite, capace di determinare la completa vetrificazione a una temperatura di cottura di circa 1300 °C; la vetrina viene applicata sul biscotto, che è poi sottoposto a una seconda cottura a temperatura inferiore.
Le p. si distinguono anche in base agli usi. Le p. per piastrelle hanno caratteristiche diverse a seconda che siano per piastrelle da muro o da pavimento. Le materie prime delle p. da pavimento sono quarzo, feldspato, caolino; queste p. sono particolarmente ricche di feldspato (55-60%), in modo da dare un prodotto completamente vetrificato, con porosità nulla; hanno temperatura di cottura di 1250-1300 °C. Le piastrelle da muro possono essere formate dai costituenti sopra citati (in rapporto diverso), ma si adoperano sempre più spesso quantità anche elevate di talco; esse vengono cotte a temperatura di 1100 °C circa. La p. sanitaria, che subisce una sola cottura, a circa 1225-1300 °C, è usata per lo più per oggetti di grandi dimensioni (lavabi, cassette per acqua ecc.), che vengono stampati per collaggio. La p. per usi dentari è costituita in prevalenza da feldspato (anche fino al 95%) in quanto le si richiede di essere fortemente traslucida, oltre che resistente all’abrasione e agli agenti chimici. La p. per usi elettrici si distingue fra p. per alta tensione e p. per bassa tensione: la prima è usata prevalentemente per isolatori, mentre la seconda è usata per zoccoli di lampade, fusibili, interruttori ecc. Le p. per alta tensione si ottengono da miscele di caolino, quarzo e feldspato, con circa 30-35% di quest’ultimo, cotte a 1275-1300 °C; prima della cottura si applica la coperta, che può anche essere colorata in bruno (in alcuni casi si usano anche coperte semiconduttrici). Le p. per bassa tensione sono cotte a circa 1300 °C; prima della cottura viene applicata una coperta feldspatica.
Il paese da cui trae origine la p. è la Cina; era già nota e apprezzata almeno dal 9° sec. nel mondo islamico, da cui, attraverso Bisanzio, Il Cairo e Venezia, penetrò in Occidente. Le prime menzioni della p. cinese in Europa, oltre alle notizie di Marco Polo, risalgono al 14° sec., ma solo dagli scritti dei gesuiti missionari si hanno notizie più precise di tale prodotto. Non è certo che l’invenzione risalga alla dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.); tipi eccellenti, risultanti certamente da un lungo processo evolutivo, ebbe la dinastia Song (960-1279); alcuni di questi tipi di p. ebbero larga diffusione in Europa. L’età d’oro coincide con la dinastia Ming (1368-1644). Durante la dinastia Qing (1644-1912) le manifatture di Olanda e di Francia copiarono motivi cinesi, mentre artigiani cinesi, a richiesta dei gesuiti introdottisi in Cina, produssero enormi quantità di articoli a soggetto religioso (p. dei gesuiti). Durante il 18° sec. si usò esportare dalla Cina p. non decorate; i motivi decorativi erano poi dipinti nelle officine europee (Delft, Sèvres, Chelsea ecc.). Dalla Cina la p. fu introdotta in Giappone agli inizi del 16° sec.: le fabbriche di Arita e di Imari, nel 17° sec., emularono quelle cinesi sul mercato europeo. Larga produzione di imitazione si ebbe nel 17° e 18° sec. in Persia (Tabriz).
In Europa, fin dal 15° sec. si tentarono imitazioni della p. dell’Estremo Oriente, tra le quali il vetro di latte o lattimo a Venezia, le p. de’ Medici a Firenze (p. tenera decorata in turchino, con parti a rilievo). Nel 17° e 18° sec. i tentativi di imitazioni, sempre in p. tenera, si moltiplicarono: a Delft, Rouen, Lilla, Saint-Cloud, Parigi ecc. e finalmente a Vincennes, da dove la lavorazione nel 1756 fu trasferita a Sèvres; a Caughley si produsse un tipo di p. fosfatica o a ceneri di ossa detto bone china. L’alchimista tedesco J.F. Böttger (1682-1719), attivo a Meissen, scoprì infine i giacimenti sassoni di un’idonea argilla bianca infusibile alla quale si lasciò il nome orientale di caolino, e poté produrre nel 1708 una vera e propria p. dura simile a quella cinese per trasparenza e lucentezza. La manifattura di Meissen (fondata nel 1710) divenne celebre, e la sua attività lasciò un’impronta per tutto il 18° sec. sulla p. europea. Soprattutto significative della sua produzione furono le figure eseguite sotto la direzione dello scultore J.J. Kändler (1737-63). Il segreto tecnico trapelò clandestinamente a Vienna, che nel 1717 ebbe una sua fabbrica, con ottimi prodotti, e di lì in seguito a tutte le manifatture europee. Nuove manifatture sorsero in altri centri tedeschi, come Höchst, Frankenthal, Nymphenburg, Berlino. Seguirono Venezia (1720-80), Doccia (1735), Capodimonte (1740), Roma. Ogni nazione tendeva ad affermare una propria produzione di porcellane. La manifattura di Sèvres iniziò nel 1768 la lavorazione della pasta dura; sorsero numerose fabbriche nuove, tra le quali la manifattura di Copenaghen. In Inghilterra si perfezionò la p. calcarea, che rese celebri alcune ditte, tra le quali quella di J. Wedgwood. La produzione della p. europea, affrancatasi dall’iniziale imitazione orientale, trovò modi altamente originali, aderenti, secondo i luoghi, al gusto del tempo, serviti, nelle varie manifatture, da sempre più raffinati segreti tecnici; specie nel 18° sec. essa rappresentò, più che una moda, uno degli aspetti di una civiltà.