Comune della Campania (59,85 km2 con 131.556 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È situata sulla costa settentrionale del golfo omonimo, sulle pendici meridionali e ai piedi di una collina alla destra della foce del fiume Irno. I quartieri antichi si sviluppano, secondo una planimetria irregolare, in declivio; nel piano sono stati edificati, specialmente dopo la Seconda guerra mondiale (che causò gravi distruzioni alla città), i quartieri moderni, caratterizzati da una rete viaria regolare. L’espansione più recente si è realizzata in direzione N, verso il nodo autostradale, e in direzione E-SE, sulla riva sinistra dell’Irno e lungo il mare. La popolazione comunale è cresciuta impetuosamente dopo la Seconda guerra mondiale, in conseguenza di un’immigrazione alquanto sostenuta proveniente dalle aree rurali della provincia. A partire dagli anni 1990, si è registrato invece un costante decremento, dovuto essenzialmente a movimenti di decentramento e ridistribuzione demografica al di fuori del capoluogo, a favore delle aree provinciali meglio organizzate per quanto riguarda i servizi urbani e le funzioni produttive. L’economia cittadina si fonda principalmente sul settore terziario, in particolare sulle attività commerciali. Le attività industriali sono rappresentate da piccole e medie imprese operanti nei settori tessile, alimentare, metalmeccanico, della carta; il settore edile, molto attivo fino agli anni 1980, ha successivamente registrato una netta flessione. Nell’ambito del terziario, mentre va segnalata la crescente importanza regionale dell’università di S., spiccano le attività legate alla commercializzazione dei prodotti agroalimentari, ai trasporti (terrestri e marittimi) e alla pubblica amministrazione. Il porto, benché sottodimensionato rispetto alle esigenze, presenta un discreto traffico di merci, in espansione negli ultimi anni.
Salernum fu fondata dai Romani nel 197 a.C., come colonia cittadina, sul luogo di una più antica città, probabilmente di nome Irnthi (dal vicino fiume Irno), saccheggiata da Papio Mutilo (89 a.C.). Contesa fra i Bizantini e i Goti durante la guerra gotica, fu in mano a Belisario (536-539), quindi a Totila (541). Nuovamente in mano ai Bizantini dal 552, passò ai Longobardi e divenne parte del Ducato di Benevento (646). Quando nell’849 il ducato si frazionò in due Stati indipendenti, S. divenne la capitale di uno di questi due principati. Il periodo della maggior fioritura fu quello del regno di Guaimario V (1027-52), quando S. esercitò una specie di primato politico sugli Stati italiani del Meridione; già allora era famosa la scuola medica che vi aveva sede. Dopo l’assedio nel 1076 da parte di Roberto il Guiscardo, il principato cessò di esistere, ma S. non perse il prestigio di città capitale, poiché Guiscardo, riconoscendone l’importanza, la fece la capitale del suo ducato. Dopo un periodo di splendore (11° sec.), S. fu saccheggiata e in parte distrutta dall’imperatore Enrico VI nel 1194; ebbe un tentativo di ripresa, sotto Manfredi, ma con l’avvento degli Svevi decadde; né la situazione migliorò sotto gli Angioini; data in appannaggio (dal 1268) ai principi ereditari, S. nel 1419 fu da Giovanna II ceduta in feudo a Giordano Colonna. Passato successivamente il principato dai Colonna agli Orsini e infine ai Sanseverino, S. sotto questi ultimi venne a trovarsi capitale di domini vastissimi e nel 1550 poté riscattarsi definitivamente. La rivolta antispagnola di Napoli del 1647 ebbe ripercussioni anche a S., che fu assalita e saccheggiata dagli Spagnoli. Nel 1799 S. aderì alla Repubblica napoletana. Durante la Seconda guerra mondiale, nel settembre 1943, gli Alleati operarono uno sbarco nel tratto di costa che da S. si estende fino alla foce del Sele e a Paestum, impadronendosi poi dei colli che circondano la città.
Dei numerosi monumenti longobardi restano la porta Roteprandi, l’arco di Arechi, S. Pietro a Corte (l’antica cappella di corte di Arechi) e poco altro. Monumento principale è il duomo (1076-85), grandioso edificio, con portico ad archi con piedritti impostati su colonne antiche e interno (rimaneggiato 18° sec.) riccamente decorato. Altri monumenti notevoli: resti di antichi acquedotti (9°-13° sec.); S. Andrea (campanile del 12° sec.); S. Alfonso (11° sec.); chiesa del Crocifisso (9°-10° sec., rimaneggiata). Nella barocca S. Giorgio, affreschi di F. Solimena e tavole di Andrea da Salerno. La chiesa dell’Annunziata ha un campanile di F. Sanfelice. Numerosi i palazzi del 17° e 18° sec.; di rilievo il convento di S. Benedetto. Si deve a D. Chipperfield il progetto per il nuovo Palazzo di Giustizia (dal 1999).
Golfo di S. Ampia insenatura formata dal Mar Tirreno nella costa della Campania. Si estende dalla Punta Campanella, a O, alla Punta Licosa a E. È largo 50 km e si addentra per 40 km circa. Sulle sue coste occidentali, alte e frastagliate, si trovano Positano, Amalfi, Vietri sul Mare. Nella parte centrale, in corrispondenza della Piana del Sele, la costa è invece bassa e sabbiosa.
Principato di S. Costituitosi nell’849 per la spartizione del Ducato di Benevento fra Radelchi e Siconolfo, comprendeva il nord della Calabria, il territorio fino a Taranto, la costiera che corrisponde pressappoco all’attuale provincia di S. (tranne Amalfi) e Capua con parte della pianura campana. La rivalità di Benevento, il pericolo musulmano, l’insubordinazione dell’aristocrazia ne insidiarono nei primi decenni l’esistenza, ma con il principe Guaiferio (861) si stabilì una dinastia che governò per oltre un secolo. Nell’872, liberato per l’intervento di Ludovico II dalla minaccia dell’esercito di ‛Abd Allāh ibn Ya‛qūb, il principato di S. riconobbe la supremazia dell’Impero occidentale; ma, partito Ludovico, cercò di accordarsi con i musulmani. Due decenni dopo, quando da una parte i musulmani, insediandosi ad Agropoli, si incunearono nel corpo del principato, e dall’altra i Bizantini, nel tentativo di restaurare il loro dominio in Italia, miravano anche a S., Guaimario I riuscì a salvare il suo regno ponendosi prima sotto la protezione del basilèus contro la minaccia musulmana, poi appoggiandosi al cognato Guido di Spoleto contro i Bizantini. All’inizio del 10° sec. il principato era nuovamente sotto la tutela dei Bizantini, che lo protessero contro Pandolfo di Capua e contro i Saraceni. Attenuatosi il pericolo saraceno dopo la battaglia sul Garigliano (915) e scossa la potenza bizantina in Italia dai disastri che il basilèus vi subì tra il 925 e il 929, il principato si liberò della tutela bizantina, godendo di un periodo di tranquillità, che favorì lo sviluppo delle energie economiche e il consolidamento del potere monarchico. Quando, nel 967, con Ottone I, si riaprì il conflitto tra i due imperi nell’Italia meridionale, di fatto S. passò sotto il controllo di Pandolfo I Capodiferro, principe di Capua, che ottenne dal principe Gisulfo il riconoscimento di suo figlio come erede e successore. Alla morte di Gisulfo (978), il principato di S. venne quindi incorporato nel grande Stato costituito da Pandolfo, ma sulla fine del secolo l’indipendenza venne restaurata dal conte spoletino Giovanni di Lamberto, con cui iniziò una nuova dinastia la quale raggiunse il culmine della potenza con Guaimario V (1027-52), che nel 1038 strappò Capua allo zio Pandolfo IV e poi sottomise i ducati di Amalfi, Sorrento, Gaeta, assumendo infine il titolo di duca di Puglia e di Calabria. All’ascesa pose fine l’imperatore Enrico III, che tolse a Guaimario Capua, Aversa e Gaeta. Caduto Guaimario vittima di un complotto (1052), suo figlio Gisulfo II si trovò a doversi difendere, senza successo, da Roberto il Guiscardo, che nel 1059 ottenne da Niccolò II il titolo di duca di Puglia e di Calabria, e strappò a Gisulfo i territori del principato. Principe di S. Titolo dato, nei primi tempi della monarchia angioina, al principe ereditario della corona di Sicilia.
Scuola salernitana Scuola medica sorta a S., della quale si hanno notizie sin dal principio del 10° secolo. È considerata la più antica e illustre istituzione medievale dell’Occidente europeo per l’esercizio e l’insegnamento della medicina: in essa confluirono tutte le grandi correnti del pensiero medico antico e del Medioevo e da essa si diffusero per ogni parte d’Europa i suoi insegnamenti; sua peculiarità fu una tendenza spiccatamente laica, anche prima che i concili (a partire da quello di Reims, 1131) avessero proibito ai religiosi l’esercizio medico al di fuori dei chiostri. La scuola raggiunse il suo massimo splendore intorno al 12° sec., ossia dopo che Costantino l’Africano ebbe introdotto e diffuso le sue traduzioni latine di opere mediche arabe. È di tale periodo il grande trattato anonimo De aegritudinum curatione. La decadenza si delineò con il sorgere delle università, e si accentuò parallelamente allo splendore dello Studio di Napoli. Dopo secoli di attività irrilevante, la chiusura fu infine decretata nel 1811 da Gioacchino Murat.
Provincia di S. (4954 km2 con 1.081.380 ab. nel 2020), suddivisa in 158 Comuni. È la provincia più estesa della regione campana e ne comprende tutta la sezione meridionale: verso E e SE è interessata dagli ultimi contrafforti dell’Appennino Lucano, a S e a O è bagnata dal Tirreno, mentre a N raggiunge la Penisola Sorrentina, le pendici sud-orientali del Vesuvio e i Monti Picentini. Nella parte meridionale del territorio prevale una vasta regione montuosa, costituita dai Monti Alburni, dal massiccio del Monte Cervati (1899 m, massima elevazione della provincia) e dai Monti del Cilento. Appartengono al territorio provinciale anche alcune fertili zone pianeggianti (la Piana del Sele, la Piana del Sarno e la conca del Vallo di Diano).
Nel territorio provinciale i dati demografici hanno registrato, diversamente dal capoluogo, un incremento continuo, anche se in progressivo indebolimento nel corso degli anni 1990, legato al saldo naturale positivo e alla contrazione dei movimenti emigratori. Permangono diversità fra le dinamiche demografiche che interessano le zone interne e quelle che coinvolgono la fascia costiera, dinamiche complessivamente favorevoli a quest’ultima, pur con la vistosa eccezione costituita dal capoluogo.
Nonostante le pianure occupino appena l’11% della superficie provinciale, l’attività agricola (pomodori, ortaggi, vite, frutta, cereali) ha da tempo raggiunto redditività e intensità notevoli e occupa un ruolo fondamentale nell’economia della provincia. L’industria, caratterizzata da dimensioni aziendali medio-piccole, è attiva nei settori agro-alimentare, tessile, chimico, meccanico, dei materiali da costruzione. Oltre all’hinterland del capoluogo, hanno conosciuto un discreto sviluppo industriale i centri di Pagani, Nocera Inferiore e Sarno. Voce di primaria importanza è il turismo: la provincia di S. ha infatti nelle spiagge e nei centri (Amalfi, Positano, Ravello ecc.) della costiera amalfitana una delle attrattive turistiche più note d’Italia.