toponomastica Studio fondamentalmente linguistico dei toponimi o nomi di luogo, sotto l’aspetto dell’origine, della formazione, della distribuzione, del significato ecc. Nella t. si possono distinguere due indirizzi: uno tipologico e l’altro storico.
Il primo è volto alla constatazione dei modi in cui i nomi di luogo vengono formati o si evolvono e trasformano. La formazione può essere studiata sia nella parte fonetica sia in quella morfologica della parola. A livello semantico, si notano, per es., le derivazioni da nomi di persona come quelle latine in -anum (it. Rutigliano) o celtiche in -iacum (Lauriacum od. Lorch in Enns) indicanti il fondo o predio dal nome del proprietario; gli agionimi (Santa Lucia) corrispondenti all’uso antico di nomi di divinità pagane, generalmente dove il culto del dio aveva la sua sede (Athenae, Portus Veneris, da cui Portovenere); i nomi degli scopritori di una regione, o di qualcuno che ne ha trattato fra i primi ecc. (Colombia, America, Tasmania; inoltre Stretto di Bering ecc.); nomi di eroi nazionali, di persone illustri e simili (Washington; Alessandria; Isole Bismarck); quelli di popoli (Veneto, Calabria; Senigallia o Sinigaglia, antica sede dei Galli Senones); la rinnovazione di toponimi in terre colonizzate (Venezuela, così chiamata da Alonso de Hojeda per i villaggi su palizzate degli indigeni che gli rammentavano Venezia; New York); l’appellativo designante il genere della località, solo o in combinazione (Casale, Casalpusterlengo, i nomi tedeschi con -burg «castello», -hausen «casa», -dorf «villaggio», -bach «ruscello», quelli slavi in -gorod- o -grad «città» come Belgrado [Beograd «città bianca»]); l’appellativo o aggettivo indicante qualche peculiarità del luogo (Monte Lungo, Fiumefreddo); infine tipi come Ludwigslust «capriccio di Luigi»; Karlsruhe «riposo di Carlo», o Quisisana. Si ritrovano questi motivi anche in denominazioni più recenti come Sabaudia, Littoria, Pontinia, Guidonia. Quanto alla formazione, si hanno desinenze di accusativo plurale in Pisa da Pisas (lat. Pisae plur.), Iglesias; di locativo in Assisi, Brindisi da Asisī ecc.; di genitivo plurole in Refrancore da rivus Francorum, Bertinoro. Per quel che riguarda il trasformarsi e l’evolversi dei toponimi, si possono segnalare, all’infuori della normale evoluzione fonetica e la sostituzione di un nome con altro diverso (per es., il gallo-romano Argentoratum «città bianca» con il germanico Strassburg «castello sulla strada»), due procedimenti: l’abbreviazione come in Salonìki per Tessalonìke, Torino per Augusta Taurinorum, Paris per Lutetia Parisiorum; e la traduzione, come nello slavo Carigrad «città dell’imperatore» per il greco Konstantinùpolis: un caso particolare del secondo procedimento è la cosiddetta tautologia ibrida, in cui l’originale e la traduzione restano ambedue a costituire il toponimo, come in Linguaglossa (gr. γλῶσσα «lingua»), Mongibello (arabo gebel «monte»), Montauro (prelatino tauro «monte»). Non va dimenticata l’etimologia popolare che trasforma Forum Popilii in Forlimpòpoli per amore della vicina Forlì (Forum Livii) o scorge la preposizione con in un Coselve da «Caput Silvae», ribattezzandolo in Conselve.
L’indirizzo storico è quello che studia i toponimi e le loro evoluzioni nella storia (in senso lato: politica, culturale, linguistica) dei relativi popoli, sia in quanto essa è atta a spiegare tali evoluzioni sia in quanto i toponimi permettono di ricostruire la storia delle popolazioni avvicendatesi in una data località. Il riconoscimento dello strato etnico a cui un certo nome appartiene può aver luogo attraverso l’esame della parte radicale; ma più fruttuoso e sicuro appare quello della parte suffissale: così, per es., il suffisso -asko è da ricollegarsi con i Liguri preindoeuropei, quello -νϑος di Κόρινϑος è indizio di origine preellenica del toponimo cui esso appartiene ecc.
A partire dagli ultimi decenni del 20° sec. si è spesso registrata una più stretta collaborazione tra ricerche toponomastiche e onomastiche, queste ultime meglio definite come antroponimiche. Di conseguenza, è possibile individuare una disciplina generale denominata onomastica, a sua volta suddivisa nei due rami principali della t. (o toponimia) e della antroponimia, che ha per oggetto lo studio dei nomi di persona. Le caratteristiche comuni sono fornite da un analogo segno linguistico rappresentato dal solo significante, il quale ‘non significa’ (cioè è opaco), ma ‘identifica’.