torchio Nome di varie macchine operatrici, di antica concezione, capaci di esercitare elevate pressioni sul materiale in lavorazione, posto tra due piastre parallele, una fissa e una mobile. I suoi principali impieghi sono di compressione, spremitura, impressione e stampa.
Il t. può essere comandato a mano per mezzo di un meccanismo di vite e madrevite; si può collegare la piastra mobile alla vite o alla madrevite; nel primo caso la madrevite è fissata a una traversa dell’incastellatura, mentre la vite è collegata alla piastra mobile mediante snodo (coppia rotoidale o sferica) e con la sua rotazione ne provoca l’abbassamento; nel secondo caso, la vite è fissata alla piastra fissa e la madrevite è collegata con la piastra mobile: la rotazione della madrevite, ottenuta a mano o a motore, con moto continuo o intermittente, provoca l’abbassamento della piastra mobile.
Del tutto diverso è il dispositivo detto t. idraulico, illustrato nella fig.: nel cilindro a scorre a tenuta uno stantuffo di diametro D1, nel cilindro b un altro stantuffo di diametro D2; i due cilindri sono collegati da una tubazione c; cilindri e tubazione sono pieni di acqua od olio; se si esercita una forza F1 sullo stantuffo di diametro D1, la pressione generata nel liquido si trasmette inalterata e per l’equilibrio deve risultare, essendo A1 e A2 le aree dei due pistoni: F1/A1=F2/A2, ossia: F1/F2=A1/A2=D21/D22, che si può scrivere anche: F2=F1(D2/D1)2.. Si ottiene quindi sullo stantuffo più grande una forza amplificata rispetto a quella esercitata sullo stantuffo più piccolo. Su tale principio funzionano alcuni tipi di presse e comandi oleodinamici, anche se, molto spesso, la pressione nel fluido è generata da una pompa anziché dall’azione statica del pistone.
Il t. per legatoria si usa in legatoria per tenere bloccato il libro dopo la cucitura e procedere alle operazioni successive, quali indorsatura, taglio dei margini, applicazione delle copertine ecc. È formato da un banco su cui sono applicate due ganasce fisse e una terza, centrale, mobile per mezzo di una vite mossa da una ruota; spostando in avanti o indietro la ganascia mobile si serra il libro fra essa e la ganascia di fondo.
Il t. per l’industria olearia (usato in passato il t. a vite di legno o di ferro, azionato a mano) è oggi quasi totalmente sostituito dalle presse idrauliche e, per l’estrazione di olio di semi, anche dalle presse continue e dalle centrifughe ad asse orizzontale (➔ olio).
Il t. per l’industria della pasta alimentare, usato in passato nella forma a vite e poi idraulica per forzare l’impasto a passare attraverso la trafila, è oggi sostituito da presse di tipo continuo (il t. a vite sopravvive per usi domestici).
Il t. per l’industria vinicola attualmente è riservato alle imprese familiari. I t. a vite sono costituiti da un basamento e da una gabbia, di listelli di legno, nella quale viene immessa l’uva (o il pigiato) e dalla quale fuoriesce il mosto che si raccoglie in una scolina. Nella gabbia è disposta una piastra mobile, che esercita la pressione sul materiale, verso il basso; essa è collegata alla madrevite mobile, a sua volta solidale con un disco; la madrevite è fatta ruotare intorno alla vite, fissata al basamento, mediante un arpionismo comandato a mano dal movimento alternativo di una leva (leva multipla). Esistono anche t. a vite nei quali il comando a leva è sostituito da martinetti idraulici, azionati mediante una pompa, i quali, facendo forza contro la madrevite, spingono la piastra mobile. Le grandi imprese usano, invece dei t., le presse continue a coclea , le presse cilindriche orizzontali a membrana (in cui la membrana, disposta inizialmente nella parte alta del serbatoio, si espande mediante aria in pressione, schiacciando, nella discesa, l’uva) e le presse a nastro (un nastro trascina l’uva, progressivamente, a contatto di rulli che la schiacciano).
Il t. tipografico, la più semplice e antica macchina tipografica, è un t. a vite, in genere con comando a volano, sulla cui piastra fissa si dispone la composizione tipografica mentre la piastra mobile preme il foglio da stampa su di essa. La macchina è munita del meccanismo di inchiostrazione della composizione che può essere anche fatta a mano mediante rulli. Il t., per secoli l’unico mezzo di stampa, fu poi limitato alla stampa di bozze campione di testi composti a mano e di litografie artistiche. Per quest’ultimo scopo si usano ancora i t. litografici offset, impiegati normalmente per tirare bozze campione di lastre offset e costituiti da macchine piane automatiche, oggi in disuso. Esistono anche t. espositori, realizzati per produrre le lastre per la stampa offset.