Movimento d’avanguardia che si sviluppò in Russia nel complesso clima d’impegno ideologico e culturale degli anni successivi alla Rivoluzione del 1917. Sulla base di stimoli e suggestioni da esperienze avviate negli anni precedenti, in particolare da V.E. Tatlin e A.M. Rodčenko, decretando la morte dell’arte ‘da museo’ per impegnarsi nell’edificazione di una nuova società, i costruttivisti contrapposero all’arte come rappresentazione l’arte come costruzione. L’opera costruttivista, liberatasi da ogni relazione con il mondo oggettivo, è essa stessa oggetto, costruzione nello spazio, rappresentativa, al limite, del proprio processo di formazione, giungendo all’annullamento della distinzione tra forma e struttura dei materiali, e tra forma e funzione. Dalle dichiarazioni del primo gruppo di lavoro dei costruttivisti, fondato nel 1920 (A. Gan, Rodčenko, V.F. Stepanova, G. e V. Stenberg), dal Manifesto del realismo (1920, N. Gabo, A. Pevsner), dal Programma del gruppo produttivista (1920, Rodčenko, Stepanova), dalle tesi portate avanti dalla rivista Vešč (Lisickij), dal saggio di Gan (Konstruktivizm, 1922), dalle sperimentazioni condotte nell’ambito dell’Inchuk (Istituto di cultura artistica) e del Vchutemas (Laboratori artistico-tecnici superiori) emergono le varie sfumature del movimento: in esso prevalse la tendenza produttivista, orientata, più che all’autonoma ricerca formale, che poneva un rischio di isolamento dell’artista dalla società, alla realizzazione di un progetto estetico complessivo, coerente con il progetto politico dell’edificazione del socialismo. Simbolo avveniristico delle speranze nelle illimitate possibilità della tecnica, svincolata dalla logica del profitto, rimane il progetto di Tatlin per il Monumento alla 3a Internazionale (1919-20).
Il c. operò, fino al 1932, nel campo della grafica, del design, della fotografia, del cinema, del teatro (dove V.E. Mejerchol′d attuò un’autentica rivoluzione nella regia e nella scenografia), della letteratura (K.L. Zelinskij, I.L. Sel′vinskij, E.G. Bagrickij, V.A. Lugovskoj, V.M. Inber) e, soprattutto, nel campo dell’architettura con le realizzazioni e i progetti dei fratelli Vesnin, di K.S. Mel′nikov, di M.J. Ginzburg.
Il c. si colloca, per le sue caratteristiche, entro il più vasto ambito delle correnti analitiche e razionaliste, accanto al suprematismo di Malevič, al neoplasticismo di De Stijl e al funzionalismo del Bauhaus. Oltre che nelle esperienze polacche (W. Strzeminsky, K. Kobro, H. Stażewski), ungheresi (L. Kassák, L. Moholy-Nagy), francesi (Abstraction-Création), una poetica costruttivista informa l’attività di artisti attivi anche nel secondo dopoguerra, come M. Bill e J. Albers.
Indirizzo epistemologico (sostenuto nella sua forma più radicale dai matematici intuizionisti L.E.J. Brouwer, A. Heyting), che accetta in matematica solo definizioni e dimostrazioni costruttive, cioè tali da mostrare effettivamente l’ente matematico da definire o di cui si vuole provare l’esistenza. Un c. meno spinto (accettato da molti logici e matematici) si ricollega ai concetti di computabilità, decisione ecc., ed è alla base della teoria della ricorsività (➔).