L’insieme degli aspetti quantitativi dello sviluppo, misurati attraverso le principali grandezze macroeconomiche (reddito nazionale, investimenti ecc.). Si ha c. economica equilibrata in un processo di sviluppo, in cui tutte le principali grandezze macroeconomiche crescono allo stesso tasso percentuale costante. Si ha c. zero nella situazione in cui l’economia non si sviluppa, rimanendo stazionaria. In economia, si studia la teoria della c. con modelli che rappresentano, a diversi livelli di aggregazione, l’andamento nel tempo di variabili cruciali quali il reddito, il risparmio, gli investimenti ecc. I modelli di c. possono essere formulati anche con equazioni dinamiche in un contesto di equilibrio generale, come nel modello anticipatore elaborato nel 1937 dal fisico J.L. von Neumann.
La teoria della c. si distingue dall’economia dello sviluppo per l’attenzione esclusiva agli aspetti quantitativi e alla formalizzazione, a discapito dello studio degli aspetti istituzionali, storici, etici, antropologici che condizionano i processi di sviluppo nelle diverse regioni del mondo. Nei modelli neoclassici di c. elaborati negli anni 1950 e 1960, a partire dal contributo di R.M. Solow, il tasso di c. del prodotto lordo pro capite era spiegato da tre variabili, esplicitate in una funzione aggregata di produzione: il tasso di c. dello stock di capitale, quello del fattore lavoro impiegato e il progresso tecnico. Il progresso tecnico era considerato esogenamente dato, cioè non spiegato da altre variabili del modello. Su questa base, ci si dovrebbe attendere che nel lungo periodo i tassi di c. di tutti i paesi tendano a convergere. Se il progresso tecnico è esogeno, tutti i paesi dovrebbero godere uniformemente dei suoi benefici ed eventuali differenze iniziali sarebbero eliminate nel corso del tempo, perché si può dimostrare che, nell’impianto teorico di tali modelli, i paesi con un più basso livello di capitale pro capite crescono più velocemente di quelli con un più elevato livello di capitale pro capite. La convergenza predetta dalla teoria non si verifica nell’esperienza storica. I divari di c. tra i paesi sono stati ampi e persistenti.
La discrepanza fra teoria e realtà ha contribuito, soprattutto negli anni 1980 e 1990, allo sviluppo di una nuova classe di modelli di c., noti come modelli di c. endogena. Contributi importanti in questo campo sono quelli di R. Lucas, P.M. Romer e R.J. Barro. Nei modelli di c. endogena il tasso di c. del prodotto pro capite dipende da variabili endogene, il cui andamento è spiegato in seno al modello. Tra le variabili che spiegano la c. del sistema economico, particolare attenzione è stata dedicata al capitale umano (➔ capitale) inteso come il risultato d’investimenti nella formazione e nell’istruzione. La quantità di capitale umano impiegata nella produzione è una variabile endogena: dipende dalle decisioni degli individui sulla quantità di risorse da dedicare appunto alla formazione di capitale umano. Il progresso tecnico è considerato endogeno, perché dipende dal tasso di accumulazione, se si suppone che il veicolo attraverso il quale le imprese introducono innovazioni tecnologiche sia l’investimento in beni capitali. Il capitale umano può non essere liberamente trasferibile da un paese all’altro e la specializzazione di un paese nella produzione di certi beni può determinare un più alto o più basso tasso di c., secondo il maggiore o minore grado di progresso tecnico incorporato nei mezzi di produzione, che le diverse specializzazioni favoriscono. Nei modelli di c. endogena, in sintesi, la convergenza dei tassi di c. nel lungo periodo non è più necessariamente vera. I modelli di c. endogena hanno rappresentato un significativo avanzamento rispetto ai modelli di c. neoclassici tradizionali. Altre impostazioni teoriche, d’ispirazione classica, postkeynesiana, austriaca o evoluzionista, hanno concentrato l’attenzione su modelli di crescita.
Si possono considerare come fattori che promuovono processi di c. endogena, la spesa pubblica e le politiche economiche, o la specializzazione produttiva a livello internazionale. Fattori endogeni e cumulativi della c. sono stati posti in evidenza da N. Kaldor con riferimento alla specializzazione di un paese nelle esportazioni manifatturiere.