Fonte d’acqua artificiale, in genere costruzione di carattere prevalentemente ornamentale.
Nell’antichità la f. era la sistemazione di una sorgente, identificata con una divinità, protetta da una costruzione che ricorda la thòlos. Diversa era la f. pubblica delle città: nelle pitture vascolari del 7°-6° sec. a.C. appare come una vasca in cui l’acqua sgorga da una protome leonina, o a pilastro; divenne poi una costruzione circondata su tre lati da colonne, con vasche e bocche a protomi ferine. Celebri erano la Calliroe ad Atene, la Pirene e la Glauce a Corinto. Tra le più belle del 4° sec. a.C. è la fonte Ialisia a Rodi. Nell’Oriente ellenistico si ebbero f. con fronte architettonica a due o più ordini di colonne e absidi o nicchie con statue; poi diffuse nel mondo romano (➔ ninfeo). Nelle regioni italiche la f. pubblica era a bacino rettangolare, talvolta in due vasche di diverso livello. A Roma si ricordano il lacus Iuturnae nel Foro, a vasca quadrata; il fonte delle Camene, specie di ninfeo a tre celle absidate intramezzate da colonne; la Meta sudans, a saliente, con getti sovrapposti. A Pompei le f. sono a vasca rettangolare, sormontate da pilastro ornato dal quale esce il getto. A Ostia sono in mattoni e coperte con una volta a botte. Forme varie hanno le f. delle case, situate negli atri e nei giardini, ornate da animali, satiri, ninfe, eroti ecc.
All’inizio del Medioevo non si ha notizia di f., sostituite da pozzi. Particolare forma e significato liturgico avevano quelle poste nell’atrio delle basiliche romane (cantari). In seguito, le f. ebbero forma diversa, a seconda che l’acqua sgorgasse da serbatoi (con getti protetti da arcate: fonti senesi del 13° sec., delle ‘99 cannelle’ all’Aquila ecc.), o fosse convogliata nelle piazze (vasca al cui centro si erge un motivo slanciato da cui zampilla l’acqua: le f. di Viterbo, 1279; di Perugia, 1278). Assai diffuse le f. nell’arte islamica (abitazioni, chiostro di Monreale, Alhambra a Granada ecc.), circondate da padiglioni o chioschi. La f. rinascimentale e barocca fu un elemento importante nella decorazione urbana: si ebbero f. in cui predominava la parte plastica, spesso isolate (f. di piazza Navona a Roma ecc.), o il motivo architettonico, in genere vere e proprie mostre dell’acqua (fontana di Trevi e f. dell’Acqua Paola a Roma). Notevoli le f. di parchi e giardini in età barocca, in Italia (f. di villa d’Este a Tivoli) e all’estero, spesso complicate, nel 17°-18° sec., da idee burlesche di zampilli nascosti. Molto in voga furono i cosiddetti ‘teatri d’acqua’, i ninfei ecc. Imponenza severa ebbero le f. francesi del 17° sec. (Versailles).
Nel 18° sec., con lo sviluppo dei parchi all’inglese, le f. imitarono cascate naturali, ebbero forme svariate (a volte circondate di statue, fingenti una scena). Fra le f. monumentali tra fine del 19° sec. e inizi del 20° notevoli quelle dell’Observatoire a Parigi con sculture di J.-B. Carpeaux (1875) o delle Naiadi (1901, 1912, M. Rutelli, su architettura di A. Guerrieri, 1888) a Roma. Nel 20° sec. la f. ha continuato a essere elemento importante dell’arredo urbano e degli spazi verdi pubblici e privati, riflettendo nelle forme le varie tendenze artistiche, dal costruttivismo all’arte cinetica.
F. della vita Il motivo biblico del corso d’acqua (o della f.), noto anche come fonte della vita, cui si ristorano cervi, colombe, pavoni, simbolo del paradiso e della redenzione, è presente fin dall’arte paleocristiana (analogo significato aveva il cantaro nell’atrio, detto paradiso, delle prime basiliche). Nella miniatura carolingia, la f., assimilata a un tempietto, fa da frontespizio ai Vangeli (Evangeliario di Godescalco, Parigi, Bibliothèque Nationale). Una connessione con lo Spirito Santo è espressa dall’abbinamento della f. (cui si ristorano uomini) con la Pentecoste (Vangeli di Kuno di Falkenstein, 14° sec., Treviri, Tesoro del duomo). Nel tardo Medioevo e nel Rinascimento si sviluppò sia l’iconografia del Cristo, in piedi o crocifisso, che versa il suo sangue nella f., sia la variante profana della f. della giovinezza.
F. di Erone Dispositivo idraulico (fig. 1) usato in passato, oltre che per scopi didattici, per il prosciugamento di miniere, pozzi ecc. Il liquido contenuto nel pallone inferiore a viene a trovarsi sottoposto a una pressione uguale alla somma di quella atmosferica più quella dovuta alla colonna liquida nel tubo b. Tale pressione si trasmette all’aria sovrastante il liquido nel pallone e, attraverso il tubo c, a quella del pallone superiore d. Quest’ultima, premendo sul liquido del pallone superiore, lo spinge attraverso il tubo e, dal cui orifizio il liquido medesimo esce all’esterno sotto forma di zampillo.
F. di lava In vulcanologia, aspetto particolare dell’attività eiettiva, consistente nel lancio continuo e violento di lava dall’orifizio di un vulcano.