(arabo al-Qāhira) Città dell’Egitto (20.076.002 ab. nel 2017), capitale dello Stato e capoluogo del governatorato omonimo (214 km2). Sorge in una posizione favorevole, nella zona di transizione fra il Basso e l’Alto Egitto, in facile comunicazione con il Mar Rosso e con l’Arabia, dove il Nilo si traversa facilmente. Il clima è molto mite d’inverno e caldo d’estate (temperatura media di gennaio 14 °C, di luglio 29°) e molto secco (la precipitazione media annua è sui 30 mm, ma accade che non piova affatto per vari anni consecutivi).
Ha conservato pressoché intatto l’antico centro, ricco di monumenti e pittoresco; intorno a esso si è sviluppata la città moderna che data dall’epoca di Muḥammad ῾Alī (prima metà del 19° sec.) e dei suoi successori. Si aprirono allora nuove strade (come il frequentatissimo Muski) e giardini; si costruirono interi quartieri, contraddistinti di solito con il nome dei rispettivi chedivè. In seguito la città si è espansa un po’ in tutte le direzioni, anche sull’opposta riva (sinistra) del Nilo. Alla crescita demografica e topografica hanno contribuito il forte incremento naturale e l’esodo rurale che ha interessato gran parte del paese, nonché l’evacuazione della popolazione dal Sinai e dai bordi del Canale di Suez a seguito della guerra con Israele. Diversi piani regolatori sono stati elaborati a partire dagli anni 1950. È stata realizzata (1984-87) una metropolitana e, a qualche decina di chilometri dal C., sono state costruite ‘città nuove’. Si è venuta così formando un’immensa agglomerazione urbana che si estende su ben tre governatorati (Il C., al-Giza e al-Qalyūbiyya) e la cui urbanizzazione è avvenuta in modo caotico e non completo, al punto che risulta difficile definirne i confini.
Il C., emporio commerciale di primo ordine, concentra pure la maggior parte delle industrie del paese: è il massimo centro della siderurgia egiziana; si distingue, inoltre, per le industrie manifatturiere, particolarmente sviluppate nei comparti della raffinazione del petrolio e tessile (cotonifici e setifici), ma soprattutto per il terziario: intenso il movimento turistico e le attività connesse, anche se il ripetersi degli attentati terroristici ha fatto registrare un calo degli ingressi. Hanno avuto un discreto sviluppo anche i servizi finanziari, in particolare ha segnato notevoli progressi la borsa, dopo l’ingresso degli investitori stranieri; insieme a quella di Alessandria, la borsa valori del C. ha raggiunto nel 2006 una capitalizzazione di 92 miliardi di dollari USA. Centro culturale e politico di importanza fondamentale, Il C. rappresenta anche un centro di affari per tutto il Vicino e Medio Oriente.
Nella parte sud del C. sono ancora visibili i ruderi della fortezza romano-bizantina di Babilonia (Qaṣr ash-Shām), che costituì il primo nucleo del Cairo.
Del primitivo insediamento arabo di al-Fusṭāṭ (oggi Miṣr al-qadīma, Cairo Vecchio), vittima di ripetuti incendi, rimane la moschea di ῾Amr (642), poi modificata. Uno dei principali monumenti del C. è la moschea di Ibn Ṭūlūn nel sobborgo di al-Qaṭā’i῾ (876-79), nella quale per la prima volta in Egitto appare la costruzione a pilastri e l’arco acuto di origine abbaside, come gli stucchi della decorazione dell’interno. Il minareto, cubico nella parte inferiore e cilindrico nella superiore, ha la scala esterna. Gli scavi tra le rovine della città antica hanno messo in luce abitazioni provviste di ottima canalizzazione e con le stanze raggruppate intorno a una corte centrale con bacino. Dal 10° sec. i Fatimidi svilupparono la città verso NE, denominandola al-Qāhira e circondandola di una cinta muraria della quale rimangono tre porte turrite (al-Futūḥ, an-Naṣr e Zuweila); dei celebrati palazzi costruiti nell’interno di questa cinta non resta nulla; rimangono invece le moschee di al-Azhar (971), di al-Ḥakim (990), di al-Aqmar (1125). Assai poco resta dell’età ayyubita. Il settore meridionale della zona orientale racchiude anche la Cittadella, castello fortificato iniziato nel 1166, e il «pozzo di Giuseppe» scavato nella roccia, che una tradizione riallaccia al personaggio biblico ma è da riferire piuttosto a Saladino (Yūsuf) che lo mise in efficienza.
All’epoca dei mamelucchi (1249-1517) risalgono le moschee di aẓ-Ẓahir Baibars (1269), di an-Nāṣir (1318) e quella del sultano al-Mu’ayyad (1416-19). Tra il 1356 e il 1362 fu eretta la monumentale madrasa-moschea del sultano Ḥasan. A SO della città vecchia sorgono le cosiddette tombe dei califfi, che sono per lo più mausolei mamelucchi, tra i quali notevole la moschea sepolcrale di Qā’it Bāy (1472). Prototipo a moltissimi edifici religiosi della città fu l’ospedale di Qalāwūn (1284), parte di un complesso che comprende anche una moschea e un mausoleo. Dei palazzi degli emiri i principali sono: Dār Beshtāk (1339) e Dār Qā’it Bāy; del 15° sec. rimangono ancora alcuni caravanserragli e magazzini.
Dopo la conquista turca (1517), fino al 1800, non si fecero costruzioni importanti, a eccezione della moschea di Moḥammed ῾Alī, all’inizio del 19° sec., nello stile delle moschee di Istanbul. Nella seconda metà del secolo, sotto Ismā῾īl, sorsero nuovi quartieri con grandi arterie, il giardino dell’Ezbekiyye, su progetto di J.-P. Barillet e G. Delchevalerie (1867) e l’Opera (1869, distrutta da un incendio nel 1971). Nel 1898 è stato interrato il canale (Khalig) che correva ai piedi delle mura della città vecchia. La città moderna si è sviluppata principalmente sulla riva occidentale del Nilo e a N.
Assai importanti i musei: quello Egizio, fondato nel 1857 da A. Mariette, ricco soprattutto di sculture e ogget;ti dell’età faraonica; quello d’arte islamica (inaugurato nel 1903), presso la moschea di al-Ḥākim; quello copto (inaugurato nel 1910), ricco di sculture, dipinti, tessuti, avori, oreficerie ecc. Tra Dokki e Gezira è situato un vasto centro culturale che comprende, tra l’altro, il museo d’arte moderna (1935, ristrutturato 1988) e il teatro dell’Opera (1985-88).
Conferenza del C. Svoltasi dal 22 al 26 novembre 1943 tra F.D. Roosevelt per gli USA, W. Churchill per la Gran Bretagna e Jiang Jeshi per la Cina, affermò la volontà dei tre alleati di continuare la guerra contro il Giappone fino alla resa incondizionata e proclamò l’assenza di mire espansionistiche su territori giapponesi.
Patto del C. Firmato il 22 marzo 1945 da Libano, Siria, Iraq, Egitto, Arabia Saudita, Yemen del Nord, Giordania, ha dato vita alla Lega Araba (➔).