mutaménto socioculturale Locuzione con cui si denota la presenza di variazioni, alterazioni e cambiamenti, relativamente ampî e non temporanei, nelle componenti strutturali, ovvero nei maggiori sistemi sociali di una determinata società. In senso stretto, per m. sociale si intende una trasformazione significativa, che si produce in un determinato periodo, nella struttura della società.
In considerazione del fatto che la modificazione di una qualunque istituzione sociale è strettamente connessa a una modificazione dei sistemi culturali, si è soliti, nella sociologia contemporanea, impiegare l'espressione mutamento sociale e culturale, ovvero mutamento socioculturale. A volte dette espressioni vengono usate come sinonimo di evoluzione sociale, ovvero sviluppo sociale, ovvero progresso sociale. Tale uso risulta quanto mai improprio, per quanto possa trovare una parziale giustificazione sul piano della ricerca storica. Le difficoltà incontrate nella teoria dell'evoluzione e del progresso suggeriscono l'adozione dell'espressione m. sociale, ovvero m. socioculturale, per indicare, in via generale, tutte le variazioni storiche della società umana. Nella sociologia contemporanea si sono acquisiti tre significati differenti, ancorché divergenti, di m. sociale. Alcuni sociologi (tra gli altri, G. Bouthoul, Traité de sociologie, 1954; H. P. Dreitzel, Sozialer Wandel, 1967) intendono il m. sociale come una categoria generale, al cui interno fanno confluire tutte le possibili trasformazioni delle società umane; altri (in modo particolare D. A. Martindale, Social life and cultural change, 1962) pongono particolare attenzione ai fenomeni di formazione e/o di distruzione di gruppi e di società. Altri sociologi (per es. R.A. Nisbet, Social change, 1972) si orientano verso una definizione costruttiva del m. sociale che salva però la distinzione, nell'ambito di uno stesso sistema sociale, tra fenomeni responsabili del funzionamento di tale sistema e fenomeni responsabili del m. nella struttura di tale sistema.
Per individuare i fattori del m. sociale è opportuno considerare l'origine del m. stesso; se esso avviene all'interno del sistema che muta, allora si avranno fattori endogeni; se, al contrario, il m. ha origine all'esterno del sistema considerato, allora si avranno fattori esogeni. Tracciati schematicamente, i principali fattori endogeni ed esogeni del m. sociale sono: grado di complessità del sistema, grado e frequenza di conflitti interni al sistema (fattori endogeni); pericoli alla sicurezza nazionale, brusca inversione del trend "nati/morti", profonde modificazioni dell'ambiente naturale, innovazione tecnologica, ecc. (fattori esogeni).
I problemi del m. sociale hanno ricevuto un'attenzione costante nel pensiero sociologico. In via preliminare è opportuno distinguere tra teorie lineari e teorie cicliche. I maggiori rappresentanti del primo tipo di teorie sono A. Comte, H. Spencer, L.T. Hobhouse e K. Marx, i quali, considerati nell'insieme, hanno evidenziato i m. cumulativi nella storia sociale dell'uomo: lo sviluppo della conoscenza, l'aumento di dimensione e di complessità della società, il crescente movimento verso l'uguaglianza sociale e politica. Le teorie cicliche, per converso (in particolare V. Pareto, P. Sorokin, A. Toynbee), descrivono altri aspetti della storia umana, quali: la lotta tra i gruppi per il potere politico, la distinzione tra tipi di cultura e l'incessante "sviluppo-arresto-declino-sviluppo" dell'umanità. La teoria moderna risale soprattutto agli studî di W.F. Ogburn (Social change with respect to culture and original nature, 1922), secondo il quale è l'innovazione tecnologica a determinare il m. sociale, sollecitando in altri settori della società corrispondenti processi di adattamento e m.; ma poiché il progresso tecnico è rapido e continuo e non tutti i settori della vita sociale sono in grado di seguirne il ritmo, si verificano di conseguenza situazioni di scarto tra i varî processi di m. (ritardo socio-culturale). Secondo R. Dahrendorf (Pfade aus Utopia, 1967), nella metodologia di approccio allo studio del m. sociale occorre invece rinunciare a ogni costruzione unitaria e lineare impegnandosi nella spiegazione di problemi specifici. Lo studio del m. sociale andrebbe fondato: su di una definizione rigorosa delle situazioni di partenza e di arrivo della variazione; sulla enunciazione dei fattori (demografici, economici, politici, tecnici e culturali) che influenzano il m. e delle condizioni più o meno ad essi favorevoli; sull'identificazione degli agenti che favoriscono o resistono al m. (persone, gruppi o associazioni) e della durata di osservazione della variazione in oggetto. Secondo H. Gerth e C. Wright Mills (Character and social structure, 1953), un modello di analisi del m. sociale dovrebbe rispondere ai seguenti quesiti: quale unità deve essere osservata nel m.; come cambia questa unità; qual è la direzione del m.; qual è il ritmo del m.; quali sono le cause necessarie e sufficienti del m.; qual è l'importanza causale dei fattori soggettivi e oggettivi del mutamento.