Uno dei quattro punti cardinali, quello dove sorge il Sole (➔ est); con significato più ristretto, la parte dell’orizzonte dove sorge il Sole.
Il termine indicava già negli autori dell’antichità classica le culture, le religioni, le lingue dei paesi asiatici in contrapposizione a quelle occidentali. Assunse valore politico-geografico più preciso quando l’Impero romano fu diviso in Impero d’O. e Impero d’Occidente e quando all’Europa cristiana venne a contrapporsi l’Impero ottomano, di religione islamica.
Dopo che i viaggi di Marco Polo rivelarono agli Europei l’esistenza del mondo cinese, che rientrava in un ambito culturale diverso, il termine o. si cominciò a usare in un altro significato, distinguendosi i paesi più lontani con il nome di Estremo O., e quelli che si affacciano al Mediterraneo, detti anche paesi del Levante o semplicemente Levante, con il nome di Vicino Oriente.
Diffusione limitata ha avuto la denominazione Medio O. con riferimento all’India e ai paesi vicini, mentre, a partire dal mondo anglosassone, si è progressivamente affermato l’uso di tale espressione per indicare i paesi dell’Asia occidentale, dalla Turchia all’Iran (o anche all’Afghanistan). Fin dal 1908 il geografo tedesco E. Banse propose di designare con il termine O. una delle grandi parti del mondo, vasta 17 milioni circa di km2, comprendente, oltre al Vicino O., anche l’Africa settentrionale e caratterizzata da somiglianza di clima, vegetazione, e inoltre anche da caratteri culturali comuni. In seguito, nella polemica politica e ideologica, soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale (ma precedenti si erano avuti con accenni già nel 19° sec., all’epoca della guerra di Crimea, 1853), con il nome di O., senza altra specificazione, si è designata comunemente l’Unione Sovietica in contrapposizione all’occidente.
Impero Latino d’O. Lo Stato costituitosi a Costantinopoli nel 1204, in conseguenza delle tumultuose vicende della IV crociata, e retto fino al 1261 dalla dinastia iniziata da Baldovino, conte di Fiandra, mentre gli imperatori bizantini avevano sede in Nicea.
Questione d’O. Il complesso dei problemi politici e diplomatici internazionali aperti dalla progressiva decadenza dell’Impero ottomano, che cominciò a interessare le cancellerie europee alla fine del 17° secolo. La Sublime Porta, dopo la battaglia di Vienna (1683), attirò le ambizioni delle potenze occidentali: l’Austria tendeva a espandersi lungo la direttrice danubiana, la Russia mirava ad assicurarsi il controllo dei Dardanelli e del Bosforo e a esercitare la sua protezione sui cristiani ortodossi dei Balcani. La Francia, che voleva evitare accrescimenti territoriali delle sue concorrenti europee, e la Gran Bretagna, determinata a difendere la via delle Indie e a garantirsi una posizione di forza nell’Istmo di Suez, desideravano invece la conservazione dell’Impero ottomano.
Ai primi del 19° sec. al sorgere dell’aspirazione all’indipendenza dei popoli balcanici si aggiunse il fallimento dei tentativi di riformare l’Impero ottomano dall’interno. Nel 1815 riprese vigore il movimento nazionale in Serbia; mentre dopo la rivolta scoppiata in Grecia nel 1821 e un nuovo conflitto russo-turco fu proclamata l’indipendenza della Grecia e riconosciuta l’autonomia di Serbia, Moldavia e Valacchia. Con il trattato di Adrianopoli del 1829 tra Impero ottomano e Russia, il primo, oltre alla piena autonomia dei principati danubiani, riconobbe anche l’erezione della Grecia in Stato indipendente, mentre la Russia conseguì significativi guadagni territoriali in Asia e ottenne libertà di passaggio per le sue navi mercantili attraverso gli Stretti.
Nel 1841 il trattato di Londra chiuse gli Stretti a tutte le navi da guerra in tempo di pace e sostituì alla tutela zarista sulla Porta quella di Gran Bretagna, Prussia e Austria. La posizione internazionale dell’Impero non migliorò con la nuova stagione di riforme inaugurata nel 1839, né con la sconfitta russa nella guerra di Crimea (1853-56). Nel 1862 Moldavia e Valacchia diedero vita alla Romania, poi nuove insurrezioni in Bosnia-Erzegovina e Bulgaria (1875-76) provocarono l’ennesimo conflitto russo-turco. I preliminari di pace (Adrianopoli, 1878) consacrarono la vittoria russa e sancirono l’erezione della Bulgaria in principato autonomo, l’indipendenza del Montenegro, della Romania e della Serbia, l’introduzione di riforme nella Bosnia-Erzegovina. Fece seguito il trattato di Santo Stefano.
Nel congresso internazionale di Berlino (1878) fu confermata l’indipendenza di Serbia, Montenegro e Romania e l’istituzione di uno Stato bulgaro protetto dalla Russia; la Russia ebbe Kars, Ardahan e Batoum, mentre la Gran Bretagna si fece attribuire Cipro e l’Austria ebbe l’amministrazione della Bosnia-Erzegovina (annessa nel 1908). Nel 1908 la Bulgaria proclamò l’indipendenza, e nel 1912 la Porta perse, a opera dell’Italia, la Tripolitania, Rodi e il Dodecaneso. Sconfitta poi nella prima guerra balcanica (1912-13), dovette accettare la nascita del nuovo Stato di Albania.
La sconfitta subita nella Prima guerra mondiale dall’Impero ottomano non risolse definitivamente la questione d’O.; si aprì infatti il problema dell’integrità territoriale della stessa Turchia, ridotta dal trattato di Sèvres (1920) alla sola piattaforma anatolica e indebolita dalla creazione di uno Stato curdo autonomo e di uno armeno indipendente, oltre che dall’assegnazione a Francia e Italia di alcune zone d’influenza. Contro tali clausole e contro l’occupazione greca di Smirne insorse K. Atatürk, che dopo 4 anni di lotta ottenne la revisione del trattato, recuperando inoltre l’Asia Minore e la Tracia orientale in cambio della smilitarizzazione degli Stretti, e proclamò la repubblica (29 ott. 1923).
Per lo scisma d’O. ➔ scisma.