sigaretta Tubetto cilindrico di speciale carta sottilissima e facilmente combustibile riempito di tabacco trinciato molto fine, che, acceso a un’estremità, si fuma aspirando attraverso di esso l’aria.
La s. può avere forma e dimensioni (calibro e lunghezza) diverse, mutevoli con la moda, con il gusto e con l’esigenza dei tempi. La forma di una s. è definita dalla sua sezione normale all’asse, che può essere rotonda od ovale, più o meno appiattita; la forma ovale, molto in voga nei primi decenni del 20° sec., è ormai passata in disuso. Per calibro della s. s’intende il valore del diametro della sua sezione, se la forma è rotonda, o il valore del diametro che corrisponde a una circonferenza avente pari perimetro, se la forma è ovale. Il calibro può variare da 4 a 12 mm ed è normalmente di 8 mm (le s. formato slim hanno diametro di 5 mm). La lunghezza di una s. può essere compresa tra 45 e 140 mm. Le s. di uso più comune hanno una lunghezza di 70 mm (regular size), di 85 mm (king size), di 100 mm (imperial size, indicate anche con la sigla 100’s). Le s. con bocchino portano a un’estremità un rivestimento costituito da una sottilissima striscia di sughero (o di carta sughero, o di carta oro, o di carta impermeabile) la quale serve a evitare che, al contatto con le labbra, la carta della s. s’inumidisca. Le s. con filtro hanno sempre il bocchino, perché questo diviene l’elemento indispensabile per tener unito il filtro alla sigaretta. La massa reale di una s. dipende dalle sue caratteristiche geometriche (calibro e lunghezza), dalla densità di riempimento assunta dal trinciato, dalla densità dei tabacchi costituenti la miscela, dalla larghezza del taglio e dall’umidità del trinciato, nonché dalla massa della carta, dell’eventuale filtro e dell’eventuale bocchino. Per le s. di più largo consumo la massa reale varia tra 0,9 e 1,2 g mentre per le slim è di circa 0,6 g. Poiché la massa convenzionale di una qualsiasi s. è fissata in 1 g (1 kg convenzionale equivale a 1000 pezzi), il tabacco contenuto in una slim viene di fatto pagato a un prezzo quasi doppio rispetto a quello di una s. normale.
Le varie marche si differenziano tra loro per i componenti del cosiddetto ‘ricettario’ che, fissando le percentuali delle diverse varietà di tabacco utilizzate (anche molte decine), determina il gusto e l’aroma particolari per ciascuna marca; altri elementi di diversificazione sono la concia di alcune componenti, la torrefazione, l’aromatizzazione con essenze varie e la presenza del filtro. L’incalzare delle campagne antifumo e l’emanazione di norme di legge, a livello sia nazionale sia comunitario, miranti a proteggere la salute dei cittadini (➔ fumo), hanno determinato un notevole impulso alla ricerca scientifica, consentendo così all’industria di ridurre, progressivamente, la quantità di sostanze tossiche presenti nel fumo.
Per venire incontro alla richiesta di prodotti più leggeri e allo stesso tempo per soddisfare i gusti di tutti i fumatori, sono molte le industrie che producono la stessa marca con contenuti diversi in condensato e nicotina. Si hanno così i tipi light, mild, leggera, ciascuno dei quali può ancora differenziarsi in extra, super e ultra; per una stessa marca si può variare da 1 a 15 mg per s. per quanto riguarda il condensato e da 0,1 a 1,5 mg per quanto riguarda la nicotina. Sui pacchetti deve essere indicato il contenuto di condensato e di nicotina, misurato secondo apposite norme; devono inoltre essere riportate alcune avvertenze di carattere sanitario per informare il fumatore sui rischi che corre e fa correre (per es., «nuoce gravemente alla salute»; «il fumo nuoce alle persone che vi circondano»; «il fumo provoca il cancro»; «il fumo provoca malattie cardiovascolari» ecc.).
La s. ha fatto la sua prima apparizione nel 1865 sotto la denominazione di spagnoletta e il suo limitato consumo ne giustificava la fabbricazione manuale, così come si faceva anche per i sigari. Il successivo sviluppo dell’industria delle s. ha soppiantato la loro preparazione manuale. Le prime macchine per s. vennero realizzate verso il 1880. Si trattava di dispositivi ancora primordiali a riempimento di tubetti capaci di produrre fino a 200 s. al minuto. Tra il 1910 e il 1920 videro la luce le prime vere e proprie macchine per la produzione di s., basate su un nuovo principio (ancora utilizzato nelle attuali macchine), consistente nell’avvolgere in maniera continua un cilindro di trinciato (➔ tabacco) con un nastro di carta che si sviluppava da bobina. Tali macchine erano in grado di produrre 600 s. al minuto. Il progresso tecnologico in questo settore è stato eccezionale se si pensa che già nel 1929 si raggiunsero le 1200 s. al minuto, diventate poi 1700 nel 1950, 2000 nel 1960, 2500 nel 1966, 4000 nel 1972 e 6000 nel 1995, arrivando a superare le 20.000 nel 2009. Dopo essere state realizzate da queste macchine, le s. sono controllate, scartando quelle difettose, e poi avviate al gruppo per l’impacchettamento, la cellofanatura e il confezionamento in pacchi o stecche.
Mediante l’utilizzo dei mezzi di informazione, delle sponsorizzazioni di manifestazioni sportive e culturali e della pubblicità indiretta dei marchi, le multinazionali riescono a propagandare i loro prodotti, eludendo spesso i divieti di pubblicità dei prodotti da fumo vigenti in molti paesi.