Nome che designa le tribù germaniche di Angli, Sassoni e Iuti che dalle regioni dell’Elba e del Weser migrarono nella Britannia nei sec. 5° e 6°. I primi colonizzarono l’Anglia orientale e le regioni settentrionali di Mercia e Northumbria; i Sassoni si stabilirono nell’Essex, Sussex e Wessex, e gli Iuti (i primi invasori, 449) soprattutto nel Kent, nell’isola di Wight e nella zona prospiciente del Hampshire.
Agli inizi gli A. costituirono regni locali sotto la guida di capitribù. Solo nel 7° sec. Etelfredo, ereditando Deira e Bernicia, costituì il Regno di Northumbria e lo estese sino ai confini del Galles (613); alla sua morte (617), durante il regno di Edvino, i nobili si convertirono al cristianesimo, che aveva cominciato a diffondersi alla fine del 6° sec. a opera dei missionari inviati da Gregorio Magno. Penda, re di Mercia, sconfisse e uccise Edvino (633). Il Regno di Northumbria si ricostituì nel 655 con Oswy. Iniziò un periodo di splendore culturale che culminò sotto Egfrido. Dalla fine del secolo la supremazia passò al Regno di Mercia sotto Etelbaldo e poi Offa, alla cui morte (796) il Regno del Wessex assorbì stabilmente i regni competitori e divenne, soprattutto a opera di Egberto, il centro politico dell’isola. I successori di Egberto dovettero far fronte all’invasione danese; Alfredo il Grande riuscì a contenerla ma alla fine del sec. 10° i Danesi ripresero l’iniziativa e con Canuto divennero padroni dell’Inghilterra. Edoardo il Confessore, ultimo sovrano sassone, aprì la via a Guglielmo il Conquistatore (1066). Nel 16° sec. i sette Regni di Northumbria, Mercia, Anglia orientale, Essex, Kent, Sussex e Wessex furono chiamati eptarchia a.; così attualmente è indicato anche il periodo storico in cui quei Regni ebbero vita.
La colonizzazione anglosassone avvenne per opera di tribù, costituite dalle famiglie dei ceorlas (uomini liberi) in villaggi le cui terre (folcland) erano detenute dai possessori a titolo di usufrutto e passavano alla morte del detentore a eredi determinati dal folcriht (diritto popolare). All’assemblea generale spettava ogni decisione importante, poi attorno al sovrano rimase solo l’assemblea dei saggi (witenagemot). Il folcriht subì forti colpi quando la monarchia iniziò a legiferare in opposizione a esso: nasceva il concetto della giustizia come prerogativa regale; l’istituzione di funzionari regi precedeva di poco la costituzione amministrativa (sec. 10°) delle shires con a capo gli ealdormen.
Il diritto anglosassone è nell’ambito del diritto germanico. Il più antico codice che possediamo fu promulgato da Etelberto del Kent (inizio sec. 7°); seguono quelli di Hlothaere ed Eadric (ca. 685) e di Wihtræd (696), tutti del Kent. Del Wessex il codice di Ina (ca. 690) e quello di Alfredo (ca. 892); vengono poi (sec. 10°) numerosi codici di diversi re e infine i due grandi codici del danese Canuto.
La letteratura anglosassone si estende dal 5° sec. fino a poco dopo il 1000. Dagli inizi fino al sec. 9° è di carattere prevalentemente poetico e fu composta in northumbriano e merciano, ma ci è giunta in manoscritti dei sec. 10° e 11°, dove è tradotta in dialetto del Wessex. È quindi difficile precisare provenienza, datazione e attribuzione. La poesia pagana è di genere epico (sul tipo del poema Beowulf) e lirico. In quest’ultima, di tono melanconico e pessimistico, si distinguono: il dream, canto corale con accompagnamento d’arpa e forse con danza; il sang, canto a solo, amoroso; l’elegia, che originata da riti funebri di cremazione dei guerrieri si emancipò in età imprecisabile dal rituale come lirica a sé. Famose elegie sono L’errante, Il lamento di Deor, L’esiliata, Il navigatore, La città diruta. Il carattere tardo, non primitivo, di questa letteratura è dimostrato non solo dal sentimento di nostalgia del passato che esprime, ma anche dall’insieme di leggi complesse e rigorose da cui è regolato il metro allitterativo che la poesia anglosassone ha in comune con ogni poesia germanica, e dalla dizione poetica, con un lessico proprio, caratterizzato dalla libera formazione di composti e dai numerosi e stereotipati kennings, o perifrasi descrittive (per es., «destriero delle onde» e «colei dal collo spumoso»: la nave), veri e propri indovinelli divenuti cifre del linguaggio poetico. Con la penetrazione del cristianesimo, la letteratura pagana e quella cristiana convissero in una sorta di compromesso. Il 7° sec. segna il periodo del cristianesimo eroico: si riassume nella figura semileggendaria del poeta Caedmon e nei poemi d’argomento biblico, opera di vari autori ignoti, che furono raggruppati intorno al suo nome. Il sec. 8° segna il periodo cristiano mistico, o scuola di Cynewulf. Dalla metà del 9° sec. agli inizi dell’11° prevalse la letteratura in prosa. Figura centrale di quest’ultimo periodo è il re Alfredo, che fece del Wessex il centro della cultura. La più notevole opera in prosa è la Cronaca anglosassone, che, cominciata tra l’891 e l’892, abbraccia gli avvenimenti dell’intero paese da un punto di vista quasi nazionale. Copie di essa, diffondendosi in varie parti del regno, subirono interpolazioni e furono tenute aggiornate fino al 1154.
La produzione artistica e architettonica degli A., dal 5° sec. alla conquista normanna nel 1066, ha subito gravi perdite non solo per i materiali deperibili con cui erano costruite le loro architetture, per le ricostruzioni successive o per il riuso dei materiali preziosi dell’arte suntuaria, ma soprattutto per le distruzioni causate dalle invasioni vichinghe e danesi (fine sec. 8° e 9°) e in seguito, specie per la scultura e la pittura, dell’iconoclastia protestante. Tra le stirpi meno romanizzate, gli A. portarono nei nuovi insediamenti le loro tecniche costruttive, note sia dalle fonti sia dall’indagine archeologica: l’esempio più significativo è fornito dal sito di Yeavering (Northumbria), identificato con l’Adgefrin di Beda, che ha restituito le tracce di un grande complesso ruotante intorno a una sala (sec. 6°-7°) e di un singolare edificio simile a un teatro, le pareti costruite con tronchi verticalmente infissi sul terreno (staves). Dopo la conversione al cristianesimo gli edifici religiosi sono gli unici a essere costruiti more Romanorum, in mattoni e in pietra, spesso di recupero; chiese risalenti al 7° sec. sono state individuate dall’indagine archeologica (l’unica sostanzialmente conservata è quella di Escomb) soprattutto nella parte meridionale dell’isola, piccole basiliche absidate, prive di navatelle ma con ambienti laterali (Canterbury Reculver, Brixworth, Bradwell-on-Sea, Monkwearmouth, Jarrow), a volte con un triplice arco che separa il presbiterio dalla navata. Della ricca decorazione e degli arredi poco o nulla rimane: una vetrata a Jarrow (sec. 7°); resti di un affresco a Winchester (ante 903, ora nel museo cittadino) e uno ancora in situ, databile intorno al 1000 vicino a Winchester (Nether Wallop); la grande Crocifissione scultorea di Romsey Abbey o quella di cui rimangono solo gli angeli in volo sull’arco del presbiterio di St Lawrence a Bradford-on-Avon (sec. 10°); la bellissima stola ricamata di s. Cutberto (909-916; Durham, tesoro della cattedrale), tutte opere queste ultime che riflettono la nuova fioritura dell’arte anglosassone dopo la devastazione vichinga e danese. Notevoli le grandi croci di pietra scolpite, per qualità e per ricchezza di temi: la più famosa è quella di Ruthwell (690 ca.), decorata con rilievi del Nuovo Testamento frammisti a tralci con figure d’animali; affine è la croce di Bewcastle. Molti oggetti di uso liturgico o secolare furono scolpiti in osso di balena o denti di tricheco (in sostituzione dell’avorio, più raro e costoso): il più famoso è il Franks Basket (700 ca.; Firenze, Bargello), con scene figurate e iscrizioni relative alla mitologia e storia degli A., ma rimangono anche terminali di pastorali del 10° sec. (Londra, British Museum). Molto più ricche le testimonianze dell’attività miniatoria, all’inizio legata alle fondazioni dei monaci irlandesi, al N. Il Libro di Lindisfarne, scritto dal vescovo Eadfrith nel 698, con l’ornamentazione zoomorfa elaboratissima, raffinatissimi e preziosi intrecci e monumentali figure degli evangelisti, è segnato da straordinaria ricchezza cromatica. La fioritura nel 10° sec. della miniatura ha invece luogo negli scriptoria meridionali, in particolare a. Winchester e a Canterbury, dove per un certo periodo è stato conservato un importante manoscritto carolingio, il Salterio di Utrecht, testimonianza dei rapporti con il continente. Il disegno al tratto è il principale mezzo espressivo di questi artisti insieme a una grande inventiva iconografica nell’illustrazione di testi liturgici ma anche di testi antichi e in volgare (New Minster Charter di Winchester, salteri Harley e Arundel, Esateuco Cotton, Londra, British Library; Genesi di Caedmon, Oxford, Bodleian Library). La somma perizia degli A. nell’arte dei metalli è testimoniata dal corredo di armature e gioielli della nave sepolcrale scoperta nel 1939 a Sutton Hoo, di poco anteriore al 655 (Londra, British Museum); dal gioiello detto ‘di re Alfredo’ (Oxford, Ashmolean Museum), uno smalto cloisonné con la raffigurazione del viaggio celeste di Alessandro; dall’altare portatile dell’inizio del sec. 11° (Parigi, Museo di Cluny) con la cornice d’argento decorata da simboli e figure incise, niellate e dorate.