Filosofo tedesco (Prossnitz, od. Prostějov, Moravia, 1859 - Friburgo in Brisgovia 1938). Fondatore della moderna fenomenologia, ha fornito sostanziali contributi allo sviluppo di un concetto di filosofia come scienza a priori, teorizzando la messa tra parentesi (epochè) dei presupposti del senso comune (l'esistenza di una realtà esterna al soggetto, le caratteristiche psicologiche del soggetto stesso), al fine di raggiungere una condizione di contemplazione disinteressata che permette di cogliere l'essenza stessa dei fenomeni. Il suo pensiero ha avuto larga influenza su molti filosofi contemporanei: sull'esistenzialismo di M. Heidegger (soprattutto su Essere e tempo), sul pensiero di J.-P. Sartre e, in modo particolare, sulle ricerche di M. Merleau-Ponty (per non parlare della sua diffusione in ambito tedesco: v. per es. l'etica di M. Scheler). In campo psicologico F. Buytendjik e, per quanto riguarda la psicanalisi (analisi esistenziale), L. Binswanger, hanno avvertito le possibilità di applicazione dei metodi husserliani. Tra le sue opere principali: Philosophie als strenge Wissenschaft (1910); Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie (1913); Die Krisis der europäischen Wissenschaften, 1936).
Laureatosi in matematica con una tesi sul calcolo delle variazioni, fu successivamente per breve tempo assistente di K. Weierstrass. Allievo di F. Brentano a Vienna (1884-86), ne subì profondamente l'influenza, e si dedicò poi in modo esclusivo alla filosofia. Fu professore a Gottinga (dal 1906) e a Friburgo (dal 1916) e diresse il Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung (11 voll., 1913-30). La sua prima opera (in cui sono rifuse le tesi di Über den Begriff der Zahl, 1887), la Philosophie der Arithmetik (1891), è una analisi dei concetti della matematica, ricondotti agli atti psicologici (la molteplicità, per es., è connessa all'atto del collegare) che ne costituirebbero il fondamento. Nel primo volume delle Logische Untersuchungen (Prolegomena zur reinen Logik, 1900), l'opera che inaugura la riflessione fenomenologica di H., la psicologia viene considerata ormai scienza empirica e ogni psicologismo rifiutato come inadeguato. Prende corpo l'idea di una filosofia come scienza rigorosa, come scienza a priori, autonoma. Con la già citata Philosophie als strenge Wissenschaft H. condanna qualsiasi spiegazione naturalistica e storicistica (come, per es., quella di W. Dilthey). Nasce la fenomenologia come "psicologia descrittiva", filosofia senza presupposti; le indagini dell'ultima parte delle Logische Untersuchungen, sul giudizio e il significato, propongono la teoria dell'intenzionalità come strumento privilegiato di analisi. Ogni coscienza è "coscienza di" (sia il suo oggetto un oggetto reale o no); essa implica necessariamente un correlato. L'esperienza, per poter essere determinata significativamente e diventare oggetto di discorso, per poter giungere a essere formulata in proposizioni necessarie e universali, deve pur sempre rinviare a una struttura, a un eidos, oggetto di una particolare intuizione, l'intuizione eidetica, anche se l'essenza stessa non può cogliersi che in un'intuizione dell'individuale. S'innesta a questo punto l'esigenza di prescindere, in un'analisi rigorosa, dai presupposti "obiettivanti" del senso comune e della teorizzazione scientifica, di prescindere cioè dall'"atteggiamento naturale", che inquadra e categorizza la realtà secondo presupposti impliciti, ma non per questo meno condizionanti (si presuppone, tra l'altro, l'esistenza di una "natura"). Si tratta di mettere il mondo tra parentesi (di ricorrere cioè all'epochè), di attuare la "riduzione fenomenologica", onde permettere il raggiungimento di un piano descrittivo puro e approdare a un'evidenza apodittica, tale cioè da non poter essere rifiutata. Il già citato studio Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie (3 voll.) rappresenta un approfondimento del pensiero di H. in questa direzione (s'introduce la distinzione tra noesi, atto della coscienza, e noema, contenuto, oggetto presente alla coscienza, da studiarsi nella peculiarità del suo esser-dato). Le analisi fenomenologiche precedenti avevano permesso a H. di fondare la logica e la matematica come scienze a priori e di aspirare nel contempo a un'ontologia comprensiva su base eidetica. H. si volge ora a elaborare ulteriormente la nozione di riduzione fenomenologica in direzione trascendentale; l'unico residuo che sfugge a qualsiasi riduzione è l'io trascendentale in quanto coscienza pura, pura soggettività, soggettività costituente; il fondamento della logica è anche quello dell'ontologia, ma entrambi rinviano a una soggettività trascendentale. È questa la fase più discussa (e meno accettata anche tra i fenomenologi) del pensiero di H. (Méditations cartésiennes, 1931). Gli ultimi scritti sviluppano l'idea di un io trascendentale correlato al mondo e propongono la tematica dell'intersoggettività, degli altri io, mettendo particolarmente l'accento sulla descrizione delle modalità della nostra esperienza comune, sui requisiti di coerenza e adeguatezza dei diversi tipi di esperienza, indagati "riflessivamente". Nell'ultima opera pubblicata, Die Krisis der europäischen Wissenschaften, H. vuole denunciare la crisi della scienza occidentale, originata dall'incapacità di analizzare i presupposti di quell'atteggiamento naturalistico che ormai la condiziona in modo definitivo; recuperare la dimensione di un'esperienza originaria (antepredicativa), recuperare il mondo della vita (Lebenswelt), attraverso una sempre più approfondita analisi fenomenologica, è ora il compito della filosofia.
Tra le opere di H. pubblicate durante la sua vita sono da menzionare, oltre alle già citate, le Vorlesungen zur Phänomenologie des inneren Zeitbewusstseins, 1917, edite da M. Heidegger, e Formale und transzendentale Logik, 1929; tra le inedite Erfahrung und Urteil (post., 1939, a cura di L. Landgrebe). I manoscritti di H. (circa 40.000 pagine), trasportati dopo la sua morte a Lovanio, hanno permesso una riedizione critica delle sue opere nonché la pubblicazione d'importanti inediti, a cura degli Archives-H., diretti da H. van Breda. I volumi finora usciti comprendono tra l'altro gli inediti Die Idee der Phänomenologie (1907), Erste Philosophie (1923-24) e Phänomenologische Psychologie (1935).