Quindicesima lettera dell’alfabeto latino.
La forma è rimasta pressoché immutata dalla scrittura romana del periodo imperiale fino all’età moderna. La P della scrittura romana più antica differiva solo in un piccolo particolare da quella poi divenuta definitiva: il tratto di destra, a semicerchio, non giungeva a saldarsi con l’asta costituente il tratto di sinistra. Questa variante si ritrova anche in alcune scritture greche arcaiche; ma per evitare la confusione con il segno P (corrispondente alla nostra R) il greco dell’età classica preferì spezzare il tratto a semicerchio in due tratti rettilinei, perpendicolari tra loro, fino a giungere a quel Π che è restato poi definitivo nella scrittura greca ed è stato trasmesso a quella cirillica. Dalla forma greca arcaica si risale facilmente a quella ancora più antica con il tratto a semicerchio rivolto a sinistra, e da questa alla scrittura fenicia, in cui la lettera è fatta come un uncino con l’asta minore a sinistra.
La lettera p rappresenta in italiano come in tutte le altre lingue la consonante esplosiva bilabiale sorda ‹p›, la cui pronuncia, come quella della corrispondente sonora ‹b›, richiede una chiusura e riapertura delle labbra. La p italiana continua regolarmente la p latina in ogni posizione: iniziale (per es. pietra, lat. petra); dopo consonante (per es. campo, lat. campus); davanti a liquida, scempia (per es. aprile, lat. aprilis) o doppia (per es. apprendere, lat. apprendere); tra due vocali, scempia (per es. capo, lat. caput) o doppia (per es. coppa, lat. cuppa). Da notare che la p latina seguita da consonante non liquida subisce l’assimilazione (per es. cassa, lat. capsa; sette, lat. septem), e che quella seguita da i atona prevocalica o da l si raddoppia (per es. seppia, lat. sepia; doppio, lat. duplus). Il ph latino, occlusiva sorda aspirata, ricorrente solo in grecismi, si confuse con f sin dall’età imperiale; in italiano ha dato f, ma la grafia ph nelle voci dotte, e specialmente in nomi propri (per es. triumpho, Zephyro), ha resistito fino al 16° sec. e in qualche caso fino al 17°. astronomia
La lettera P indica la classe spettrale delle nebulose galattiche a emissione (diffuse e planetarie).
biologia Sostanza P Neuropeptide costituito da 11 amminoacidi posti in sequenza lineare, prodotto in varie zone sia del sistema nervoso periferico sia del cervello. Svolge funzioni biologiche anche molto diverse tra loro. Infatti si comporta da neurotrasmettitore, quando viene liberata negli spazi sinaptici, oppure agisce come neuromodulatore degli effetti dovuti a segnali ormonali o nervosi, soprattutto a livello dell’ipotalamo e dell’ipofisi. Inoltre ha un’azione vasodilatatrice sui vasi sanguigni; provoca la contrazione della muscolatura liscia e l’aumento della secrezione ghiandolare intestinale, salivare e pancreatica. Si pensa che abbia un ruolo importante in molti processi infiammatori, stimolando la chemiotassi e l’attivazione dei macrofagi.
La P maiuscola è il simbolo dell’elemento chimico fosforo. Nella nomenclatura dei composti la p minuscola prefissa al nome di un composto sta a indicarne l’isomero para: p-xilene, p-ossibenzoici; premessa al simbolo di una grandezza indica il cologaritmo del valore assunto di tale grandezza: per es. pH dove H indica la concentrazione idrogenionica di una soluzione.
La p minuscola è comunemente usata come simbolo della pressione, la P maiuscola come simbolo del peso. In meccanica P indica la quantità di moto (e talvolta anche il momento della quantità di moto), nonché la prima componente, secondo gli assi solidali, della velocità angolare di un corpo rigido; in elettrologia è simbolo della potenza elettrica e dell’intensità di polarizzazione dielettrica. In elettronica la lettera p è usata per indicare un tipo di conduzione elettrica nei semiconduttori, in spettroscopia per caratterizzare certi livelli energetici. In sismologia P è il simbolo delle onde sismiche longitudinali, o onde prime. In fisica delle particelle elementari, p è il simbolo del protone, mentre con P si indica la parità.