Sistema curativo delle sofferenze psichiche basato sull’uso di mezzi psicologici; la p. è suscettibile di essere condotta nei modi più disparati, ora su base empirica, ora con riferimento a concezioni religiose o filosofiche, ora sulla guida di dottrine psicopatologiche.
Precedenti remoti della p., o comunque nel suo ambito, possono essere considerati, per il loro generico contenuto psicoterapeutico, i tentativi di liberare i malati dalle loro infermità con pratiche magiche e religiose.
Nella sua versione moderna, ebbe un primo sviluppo con i metodi basati sulla suggestione e sull’ipnosi, che si riallacciano a F.A. Mesmer, e che furono largamente impiegati nel 19° sec. e agli inizi del 20° con intendimenti puramente sintomatici. Compì poi con S. Freud un sostanziale progresso, consistente nel superamento dell’orientamento esclusivamente sintomatico: la psicanalisi, infatti, con la sua interpretazione dei meccanismi psichici inconsci, ha permesso di indirizzare l’azione terapeutica sul piano causale.
Prescindendo da quelle forme elementari di p. che mirano alla provocazione di stati di coscienza favorevoli al fine che si vuole raggiungere (fiducia nelle proprie risorse, nell’azione di un medicamento ecc.), i metodi meglio caratterizzati sono: a) metodi analitici, che con procedimenti diversi, a seconda della scuola cui s’ispirano, mirano a normalizzare l’individuo aiutandolo a divenire consapevole dei fenomeni che si svolgono nel suo inconscio; elementi essenziali di questi trattamenti sono la personalità del terapeuta e il rapporto simbolico di transfert che si stabilisce con il paziente; con la progressiva evoluzione di questo rapporto, il paziente rivive il proprio passato in un presente terapeutico, gradualmente si libera dalle distorsioni nevrotiche e, raggiunto un soddisfacente equilibrio emotivo, acquisisce la capacità di risolvere i propri problemi con sufficiente autonomia; b) metodo dell’allenamento autogeno, che, con una serie di esercizi psicoterapeutici ispirati alle pratiche yoga, in una condizione di completo rilassamento muscolare e con il concorso di meccanismi autosuggestivi, cerca di mettere in grado l’individuo di esercitare un controllo sugli strati profondi della personalità; c) metodo dell’ipnosi attiva frazionata, in cui un’opportuna azione didattica preliminare rende il soggetto capace di collaborare alla provocazione di fenomeni subiettivi ipnotici e lo fa più recettivo alle ulteriori suggestioni dello psicoterapista dirette all’eliminazione dei sintomi morbosi; d) metodi di formazione della personalità, i quali partono dall’assunto che la personalità sia plasmabile e si propongono di armonizzarla con sé stessa e nel proprio ambiente, suscitando le capacità e le forze insite nella predisposizione costituzionale.
Una categoria a parte costituiscono le p. di gruppo, che perseguono l’osservazione e la cura del singolo «in mezzo e per mezzo di un gruppo». Nella loro realizzazione pratica, che può richiedere un complesso apparato di mezzi (➔ psicodramma), si tende a inserire il soggetto in una situazione ben modellata, che gli consenta di prendere coscienza dei propri conflitti intimi e, secondariamente, lo aiuti a liquidarli. La p. della famiglia è una forma a sé stante di p. collettiva che propone un tipo di intervento globale in cui il gruppo familiare, nella sua totalità, è oggetto di terapia. Della psichiatria infantile sfrutta il concetto che comportamenti patologici presentati da soggetti in età evolutiva possano essere il frutto di particolari tensioni psicoemotive dei genitori o di altri elementi adulti gravitanti sul nucleo familiare. Con criteri mutuati dalla teoria generale dei sistemi e dalla cibernetica, la famiglia, anziché somma di più individualità, è considerata un sistema retto da particolari regole, intese a integrare una condizione di equilibrio dalle cui caratteristiche di flessibilità o di rigidità dipenderà lo stato di salute o di malattia della famiglia. In questa ottica particolare, l’eventuale sviluppo di un comportamento psicotico in un componente della famiglia non rappresenta un fatto dell’individuo ma è considerato l’espressione più vistosa di uno stato di sofferenza della famiglia. L’azione terapeutica, nella versione più originale, è svolta contemporaneamente da più terapeuti (coterapeuti), che osservano i componenti della famiglia mentre, insieme, interagiscono in condizioni tali da facilitare sia l’analisi delle regole che guidano la comunicazione all’interno del nucleo familiare, sia la scelta di quegli interventi intesi a modificare le modalità della comunicazione e a trasformare di conseguenza il tipo di equilibrio, da rigido in flessibile.
Gli esponenti dell’indirizzo neopsicanalitico, sviluppatosi negli USA negli anni 1930 (H.S. Sullivan, K. Horney, F. Fromm-Reichmann) sottolineano l’importanza dell’ambiente e della dimensione culturale nel determinismo causale dei disturbi psichici. La terapia consiste soprattutto nell’analizzare le relazioni interpersonali presenti e passate del paziente, nel tentativo di correggerle attraverso l’esperienza di rapporto col terapista (qui l’analista assume spesso un ruolo attivo).
L’indirizzo esistenziale, sviluppatosi in Europa dalla scuola antropoanalitica di L. Binswanger e diffusosi negli USA, pone in primo piano la possibilità di comprendere l’essenza del rapporto interpersonale, al di là delle sue determinanti genetiche, come esperienza fondamentale dell’essere.
La p. di C. Rogers non è direttiva e mira a sollecitare il paziente a scegliere il proprio comportamento.
Per l’analisi transazionale ➔ transazione.