Venticinquesima e ultima lettera dell’alfabeto latino. linguistica Nell’alfabeto greco primitivo la z aveva una forma simile a un I con i due tratti orizzontali piuttosto lunghi, ma prese per tempo la forma attuale; la pronuncia fu in origine ʃd, ma sul principio dell’epoca ellenistica doveva essere già passata per alcuni a dʃ (cioè ʒ), per altri ʃʃ, da cui nel greco medievale e moderno ʃ semplice. La lettera, che occupa il sesto posto nell’alfabeto greco, è invece l’ultima di quello latino, perché qui la Z, usata in un primo tempo come doppione dell’S e poi soppressa in quanto inutile da Appio Claudio Cieco, fu introdotta di nuovo nel 1° sec. a.C. per trascrivere la sibilante sonora che ricorreva nei grecismi sempre più numerosi, ma per non turbare l’ordine delle altre lettere fu messa in fondo a tutte. Il suono che si voleva rendere, ʒ o ʃ, estraneo com’era al sistema fonematico latino, non poté generalizzarsi, e nell’uso popolare fu adottato di solito come di̯, più tardi come i̯. La pronuncia grecizzante della z latina si conservò però nell’uso letterario, ed è alla base della lettura della z nelle voci dotte così com’è praticata nelle varie lingue moderne: ʒ in italiano, ʃ in inglese, olandese, francese, portoghese e in quasi tutte le altre lingue.
La lettera z rappresenta in italiano due diversi fonemi, che hanno in comune il punto d’articolazione, che è lo stesso dell’s italiana, e hanno pure in comune il modo d’articolazione, essendo entrambi affricati; si differenziano tra loro per essere il primo (z) pronunciato senza vibrazione delle corde vocali (è la z detta sorda, detta pure forte, essendo emessa con maggiore energia), il secondo (ʒ) pronunciato con le corde vocali in vibrazione (è la z detta sonora, detta pure lene, essendo emessa con energia minore). Consistono tutt’e due di un suono occlusivo (rispettivamente una t e una d alveolari) e di un suono spirante (rispettivamente una s sorda e una s sonora), che hanno lo stesso punto d’articolazione e si seguono con tale immediatezza da essere percepiti come uno solo. La z italiana normale, sia sorda sia sonora, non appare mai nel grado tenue: in mezzo a due vocali è sempre di grado rafforzato (per es., la zazzera ‹la zzàzzera›), in ogni altra posizione è di grado medio (per es., per es., forza ‹fòrza›, garza ‹ġàrʒa›); e l’articolo maschile usato davanti a z- è lo, gli, come davanti alle altre consonanti prive di grado tenue (gl-, gn-, sc-). La distinzione tra z sorda e z sonora riguarda, in complesso, un minor numero di parole che le distinzioni tra e aperta e chiusa, o aperta e chiusa, s sorda e sonora, giacché la z è assai meno frequente. A differenza però di quelle, la distinzione tra due z non è mai neutralizzata, ossia vale per tutte le posizioni in cui si possono trovare i due fonemi. Tra le coppie di parole che si distinguono per il suono della z, la sola veramente importante è quella di razza ‹ràzza› «stirpe» e razza ‹ràʒʒa› «pesce» e «raggio». La distribuzione in concreto delle z di voci italiane nella serie sorda e in quella sonora è determinata di regola dalla provenienza. Sono sonore le z derivanti da ζ greco (per es., zefiro, dal lat. zephyrus, gr. ζέϕυρος), da z araba (per es., zafferano, dall’arabo za‛farān), da z persiana (per es., bazar, dal pers. bāzār), da di atono prevocalico latino (per es., pranzo, lat. prandium). Sono sorde le z derivanti da z germanica (per es., zipolo, dal longob. zippil), da s araba (per es., zucchero, dall’arabo sukkar), da s latina (per es., zampogna, lat. symphonia), e soprattutto da ti atono prevocalico latino (per es., azione, lat. actio -onis; corruzione, dal lat. corruptio -onis). biologia Si indica con Z-DNA una struttura a doppia elica del DNA in cui sono presenti gli usuali legami idrogeno fra le coppie di basi, ma l’elica formata dalle due catene polinucleotidiche è sinistrorsa e non destrorsa. fisica La lettera Z è solitamente usata come simbolo del numero atomico. In fisica delle particelle elementari, Z è il simbolo del bosone intermedio elettricamente neutro. In elettrotecnica, Z è usata come simbolo dell’impedenza e rappresenta anche il simbolo del collegamento a zig-zag degli avvolgimenti dei trasformatori trifase. matematica In algebra, Z (ted. Zahl) è l’anello dei numeri interi.