Nell’uso moderno, attestato solenne di un’accademia, dell’autorità sovrana o di altro organo, con cui si accorda un privilegio, un titolo (d. di nobiltà, di onorificenza, di benemerenza ecc.), o documento ufficiale che attesta il compimento di un determinato ordine di studi o il conseguimento di un’abilitazione professionale. Nelle scuole secondarie si rilasciano d. di ammissione, di licenza. Nelle università e negli istituti superiori si rilasciano lauree o diplomi (la denominazione del titolo è fissata in relazione ai corsi seguiti).
Nell’antichità romana, erano indicati come d. certi documenti pubblici scritti su due tavolette di bronzo riunite a dittico, usati per salvacondotti o per congedi militari al termine del servizio. La denominazione tornò in uso nel Rinascimento per indicare i documenti solenni di sovrani o di pubbliche autorità.
La diplomatica è la scienza storica che studia i d. nei loro caratteri esterni e interni, con lo scopo di accertarne l’autenticità e di ricostruire il processo di documentazione in tutte le sue fasi. Può studiare sia documenti originali sia le varie forme in cui il documento è pervenuto (copia, rinnovazione ecc.). Per valutare i caratteri degli atti originali, la diplomatica studia anche tutti quegli scritti (minute, registri ecc.) che hanno preceduto o seguito la preparazione del documento e quegli elementi connessi con la sua redazione (formulari, regole di cancelleria ecc.). I primi esempi di critica diplomatica si hanno nel giudizio pronunciato da F. Petrarca, su richiesta di Carlo IV (1361), circa la falsità di due pretesi documenti di Giulio Cesare e di Nerone, che avrebbero dovuto attestare l’indipendenza dell’Austria dall’Impero, e nella ben nota dissertazione di L. Valla sulla falsità della cosiddetta donazione di Costantino. La diplomatica come vera scienza nacque però con il De re diplomatica libri sex (Parigi 1681) del benedettino J. Mabillon, il quale fissò i criteri dell’esame diplomatico e di una classificazione dei documenti. Uno sviluppo ulteriore si ebbe nel 19° sec., quando molti documenti, perduto ormai il valore pratico come fonti di diritto a causa del cambiamento delle istituzioni avutosi in seguito alla Rivoluzione, furono studiati in sé con intento esclusivamente scientifico. Importante fu la fondazione a Parigi (1821) dell’École des Chartes, il cui maggiore rappresentante fu L.-V. Delisle, seguito da A. Giry e da A. de Boüard. Fra gli studiosi italiani, L. Schiaparelli illustrò magistralmente i d. dei re d’Italia.
La minuscola diplomatica è la scrittura adoperata dalle maggiori cancellerie europee (imperiali, regie e pontificie) per la stesura degli atti pubblici dal 9° al 12° sec. ed estesa fra l’11° e il 12° sec. anche alle cancellerie minori e ai notai. Di tipo carolino, posata nel ductus, alta e stretta nelle forme, assai simile alla contemporanea libraria, dalla quale si differenziava per la presenza di particolari vezzi cancellereschi (allungamento delle aste, occhielli ornati ecc.).
In editoria si chiama edizione diplomatica quella che riproduce scrupolosamente l’originale antico, manoscritto o codice, nella sua ortografia precisa, rispettando di esso tutti i particolari di forma come abbreviazioni, punteggiatura, ed eventuali errori di lettere e di spazieggiatura.