Secondo un’ampia accezione, il grande spazio peninsulare e insulare dell’estrema Asia sud-orientale abitato da genti malesi, grosso modo corrispondente alla Penisola di Malacca e alla maggior parte delle isole indonesiane. Secondo un’accezione più restrittiva, invece, si riferisce alla sola Malaysia Peninsulare (➔ Malaysia).
I Malesi formano un gruppo etnico diffuso in vari paesi dell’Asia sud-orientale, e soprattutto nella Malaysia, dove dominano politicamente. Essi sono il prodotto di una serie di migrazioni, avvenute nel corso dei secoli, dalla Cina meridionale e dall’Indocina in tutta l’Asia sud-orientale. Le popolazioni che in seguito si sarebbero chiamate Malesi iniziarono nel 5° sec. a controllare i traffici locali di quella vasta regione e i commerci marittimi di più lungo raggio tra Cina e India. Fondarono numerosi regni (tra i quali Srīvijaya), e ciò contribuì alla diffusione della loro lingua in un ampio territorio. Nel 15° sec. cominciò a diffondersi tra essi l’Islam, che sarebbe poi divenuto la componente principale dell’identità culturale malese, compiutamente elaborata solo nel primo trentennio del 19° secolo.
Il malese è la lingua più importante della famiglia austronesica per numero di parlanti e per essere lingua ufficiale di 4 Stati: Malaysia, Brunei, Singapore (insieme con altre lingue), Indonesia (con il nome di lingua indonesiana, bahasa Indonesia). Lingua agglutinante con un ristretto numero di prefissi e suffissi; fa largo uso della duplicazione, privilegia l’aspetto verbale sul tempo; ha un lessico vastissimo che ha assunto, nel corso di una storia multisecolare di contatti con diverse culture, prestiti sanscriti, tamil, arabi, cinesi, portoghesi, olandesi, inglesi e giavanesi, per la varietà indonesiana. Il maleoportoghese è una lingua creola a base portoghese e malese. Ne esistono due varietà: il dialetto dell’isola di Giava, ormai in via di estinzione, e le varietà di Malacca (portoghese dal 1511 alla metà del Seicento) e di Singapore. Il maleospagnolo, a base spagnola e malese, è parlato nelle Filippine (per molti secoli possedimento della Spagna).
La letteratura malese è stata, fino a epoca moderna, patrimonio comune delle popolazioni di tradizione e lingua malese che attualmente sono suddivise nei 4 Stati citati (con l’appendice della minoranza malese nella Thailandia meridionale). La letteratura popolare, tramandata oralmente e solo dal 19° sec. raccolta e analizzata da studiosi inglesi e olandesi, si esprime in prosa (racconti farseschi e storie di animali) e soprattutto in poesia attraverso il pantun, quartina a rime alterne che può esprimere sentimenti amorosi, saggi consigli ecc. La letteratura dotta, inizialmente di corte, ci è pervenuta in poche migliaia di manoscritti in caratteri jawi, ossia arabo-malesi, posteriori quindi all’avvento dell’Islam nel mondo malese. I più antichi (fine 16° sec.-inizi 17° sec.) contengono versioni dalla letteratura sanscrita, come la bella Hikayat Sri Rama («La storia del divino Rama»), che riassume, pur con qualche aggiunta d’ispirazione islamica, il Rāmāyana, e la Hikayat Si Miskin («Il racconto del poveretto»), vero e proprio romanzo. Più numerosi i racconti, di poco meno antichi, che si ricollegano alla narrativa arabo-persiana e accolgono spunti ameni, talvolta con intenti moraleggianti (come nella Hikayat Bayan Budiman «Storia del pappagallo sapiente»), ma anche tradizioni sul profeta Maometto, sul profeta Gesù e altri temi cari alla narrativa araba. Singolarità dei testi della letteratura classica malese è quella di essere anonimi (fanno eccezione gli scritti di dotti islamici del 17° sec. del Sultanato dell’Aceh, nella parte settentrionale dell’isola di Sumatra) e non esattamente databili. Anonima anche l’opera più importante, Hikayat Hang Tuah («Storia del condottiero fortunato»), che in un contesto fantastico contiene vari riferimenti storici lungo un periodo plurisecolare (metà 14° sec.-metà 17° sec.) e rappresenta l’unico esempio di manifestazione di orgoglio nazionale malese contro l’impero giavanese di Majapahit che era riuscito a soggiogare l’intero Sud-Est asiatico. La letteratura classica malese si esprime soprattutto in prosa. La forma poetica più importante è il syair, di origine arabo-persiana, poema a carattere narrativo in strofe di 4 versi di rima uguale, che fiorì soprattutto nel 17° e 18° sec.; se ne trova il primo esempio su una pietra tombale della fine del 14° sec. nel Pasai (nella zona settentrionale di Sumatra). Nel periodo di transizione tra la letteratura classica e quella moderna spicca solitaria la figura di A. bin A.K. Munsyi (18°-19° sec.). Scrivano, cronista, traduttore al servizio di funzionari e missionari olandesi e inglesi (soprattutto di sir T.S. Raffles), acuto osservatore e ammiratore della civiltà europea, egli ha lasciato una preziosa documentazione con l’autobiografico Hikayat Abdullah («Storia di A.», 1849) e con Kisah Pelayaran Abdullah dari Singapura sampai ke Kelantan («Racconto del viaggio di A. da Singapore al Kelantan», 1849). Nel 20° sec. si evolvono e si differenziano una moderna letteratura indonesiana (➔ Indonesia) e una moderna letteratura malese. Quest’ultima stenta a raggiungere una sua piena maturità. A parte qualche imitazione di opere egiziane (si noti l’impronta islamica, quasi assente nella più laica e occidentale ispirazione degli autori indonesiani), un romanzo genuinamente malese è Kawan Benar («Un vero amico», 1927) di A. bin M. Rashid Talu (1889). Con la generazione degli anni 1950 (Angkatan 50), sotto l’influenza della letteratura indonesiana si assiste a una fioritura letteraria, soprattutto con racconti brevi e con liriche. Il capolavoro della narrativa malese è Salina (1961, dal nome della protagonista), ampio romanzo ambientato a Singapore in una baraccopoli di emarginati. Ne è autore A. Samad Said, narratore ma anche pregevole poeta. Tra gli altri narratori: A. Hussain, che in Interlok (1971) affronta il tema dell’integrazione nazionale; Kris Mas (pseudonimo di M. Dahlan), che eccelle nella novellistica; S. Ahmad; H. Ali, che s’impose giovanissimo con il romanzo Musafir («Il viaggiatore», 1959); A. Wahab Ali, autore di racconti brevi.