Operazione agricola consistente nello staccare dal terreno delle fette orizzontali rovesciandole e frantumandole allo scopo di predisporlo per la semina e le piantagioni, di ricoprire le sementi, interrare i fertilizzanti, distruggere le cattive erbe ecc.; il terreno ne risulta elaborato, sminuzzato, rimescolato, aerato, preparato per assorbire meglio l’acqua e sviluppare l’apparato radicale e per i processi chimici e biologici inerenti alla nutrizione delle piante. L’a. si esegue mediante l’ aratro, attrezzo probabilmente originario dell’Egitto o dell’Oriente
Si distinguono: un’ a. ordinaria che, a seconda della profondità cui viene spinta, può essere superficiale (fino a 10-12 cm, per interrare concimi, sementi, oppure per rompere le stoppie), media (tra i 15 e i 25 cm, la più comune, per preparare, per es., il terreno alla semina del frumento), profonda o di rinnovo (tra i 25 e i 40 cm, a carattere periodico quando dia inizio all’avvicendamento delle colture); un’ a. di scasso, profonda fino a 1 m, per rendere coltivabili terreni incolti o preparare frutteti. Caratteristiche dell’a. sono la larghezza e la profondità del solco, il rivoltamento della fetta e la frantumazione. La direzione dei solchi, tracciati paralleli fra loro, è di solito secondo la maggior lunghezza dei campi per ridurre la perdita di tempo nelle voltate ed è orientata da N a S quando il terreno è sistemato a porche molto rialzate; sui terreni in pendio talvolta segue le curve di livello, talvolta la linea di maggior pendenza ( a. a rittochino). La superficie del terreno arato può essere: piana, il che si ottiene rivoltando la terra sempre da una parte ( a. alla pari; fig. 1A) e usando in genere aratri doppi; a prosoni, cioè a strisce di terreno larghe da 5 a 20 m, limitate da solchi lateralmente; a prose o porche, che sono strisce più strette, talvolta ottenute soltanto da due solchi d’aratro. Con l’ a. piana l’irrigazione è più agevole e uniforme, la vegetazione è più regolare e più facile è l’impiego dei mezzi meccanici di coltivazione. L’a. a prose, se da un lato lascia uno strato più alto di terra a disposizione delle piante seminate sul ciglio della prosa ed evita gli inconvenienti delle acque stagnanti, dall’altro presenta differenze di fertilità nella superficie dei campi, mancanza di uniformità nelle colture, nello spargimento dei concimi e delle sementi, e crea difficoltà di transito alle macchine e ai carri agricoli. L’ a. a prosoni, a seconda della larghezza, presenta vantaggi e difetti degli altri tipi. I prosoni si ottengono con due procedimenti di a.: colmando (fig. 1B), quando si inizia il primo solco nel mezzo dell’appezzamento e si ritorna con il secondo solco ribattendo il primo, cioè addossando la terra ribaltata dal secondo solco contro quella già ribaltata dal primo, e così si continua sino a lasciare due solchi aperti ai lati; scolmando (fig. 1C) quando il lavoro ha inizio ai lati per finire sulla linea mediana del campo dove termina lasciando aperto un solco.
Gli organi lavoranti di un aratro rovesciatore ordinario ( aratro a versoio) sono: coltro o coltello, vomere, versoio. Il coltro è in genere un robusto coltello in grado di eseguire il taglio della zolla di terreno lungo una direzione perpendicolare al piano di campagna; talvolta è un disco a bordo liscio o dentato (per terreni torbosi o con fitta cotica erbosa o per il sovescio o l’interramento dei fertilizzanti) o è sostituito da una punta a scalpello, montata sul bordo del vomere o del versoio (per terreni tendenzialmente sabbiosi). Il vomere è una piastra di forma trapezoidale, in grado di eseguire il taglio della zolla di terreno lungo una direzione parallela al piano di campagna. Il versoio è una piastra di forma cilindrica o elicoidale, strettamente connessa al vomere, e serve a rivoltare e/o disgregare (terreni sabbiosi) la zolla di terreno appena tagliata; è costituito da una parte principale e da un’appendice, che effettuano, rispettivamente, una rotazione della fetta di terreno pari a 90° e a 45°. Talvolta l’aratro a versoio è dotato di avanvomere, cioè di un piccolo vomere fissato alla bure, anteriormente, in prossimità del coltro. Ha lo scopo di tagliare parallelamente al piano di campagna lo strato superficiale del terreno, dello spessore di 5-6 cm, ed è utile soprattutto per il completo interramento della cotica erbosa. Gli organi di collegamento di un aratro a versoio sono: la bure, che ne costituisce l’intelaiatura; la suola, che contribuisce a conferire stabilità longitudinale all’aratro, tenendo insieme vomere e versoio e collegandoli alla bure e al tallone; il tallone che, appoggiandosi sul terreno, protegge la suola; il petto, che collega la suola, il corpo dell’aratro e la bure; la briglia, che collega il coltro alla bure. La bure a volte poggia su ruote portanti, in numero di una (aratri semiportati), due o tre (aratri trainati). L’aratro a versoio può essere monovomere (fig. 3), se realizza un solo solco per ogni passaggio, o polivomere, se genera più solchi per ogni passaggio. L’aratro monovomere è l’aratro da scasso, cioè un aratro utilizzato per eseguire la lavorazione profonda del terreno, prima dell’impianto di colture arboree.
L’ aratro reversibile e l’ aratro doppio (detti anche aratro voltorecchio) sono aratri a versoio che eseguono l’aratura alla pari, che consiste nel rivoltare la zolla di terreno sempre dalla stessa parte, sia lungo il passaggio di andata che lungo quello di ritorno. Entrambi sono costituiti da corpi lavoranti di sinistra e di destra; nell’aratro reversibile tali corpi lavoranti sono installati simmetricamente su un’unica bure, mentre nell’aratro doppio sono installati su due buri distinte e disposti tra di loro in modo da formare un angolo compreso tra 90 e 180°. La rotazione della bure o delle buri rispetto all’asse longitudinale dell’aratro è ottenuta idraulicamente e comandata tramite l’impianto idraulico della trattrice.
Un normale aratro a disco è costituito da 1-6 calotte sferiche, installate folli su perni indipendenti; utile per lavorare terreni tenaci e ricchi di scheletro, produce un’elevata frantumazione, raggiungendo la profondità massima di lavoro di circa 30 cm. Un aratro a disco di tipo verticale è costituito da 4-15 calotte sferiche, installate folli sullo stesso asse, e raggiunge una profondità massima di lavoro di circa 20 cm. L’angolo di penetrazione, compreso tra l’asse della calotta e la direzione di avanzamento, è di circa 45°, mentre l’angolo di attacco, compreso tra il piano della calotta e la normale al piano di campagna, è variabile da 15 a 25°.
L’ aratro affossatore è un aratro portato o trainato, costituito da due versoi, che rivoltano il terreno da entrambi i lati, al fine di realizzare un fosso o canale di scolo delle acque, delimitato da sponde stabili.
L’ aratro fognatore (o talpa o di drenaggio) è un attrezzo portato, costituito essenzialmente da un coltro sottile, lungo circa 80 cm e portante all’estremità inferiore un cilindro orizzontale con testa tagliente e foggiata a becco di flauto; tale cilindro, incassato nel terreno e trainato, scava un cunicolo parallelo al piano di campagna, che favorisce il drenaggio profondo delle acque.
Nell’a. meccanica l’aratro è trainato da un motore, direttamente (a. meccanica a trazione diretta) o con funi interposte (a. meccanica a trazione indiretta o funicolare). I veicoli che muovono l’aratro direttamente sono le trattrici. La trazione funicolare si effettua con verricelli o argani, generalmente disposti sulle trattrici, oppure con la forza animale.