Stato dell’America Centrale istmica, si estende nella parte costiera della penisola dello Yucatán tra la baia di Chetumal e la baia di Amatique, confinando a N con il Messico e a O e S con il Guatemala; a E si affaccia sul Mar Caribico. In base alla Costituzione del 1981, capo dello Stato è il sovrano della Gran Bretagna, rappresentato da un governatore generale.
Il territorio comprende una parte settentrionale pianeggiante e spesso paludosa e una meridionale montuosa (Monti Maya, 1122 m). La costa, generalmente bassa, è orlata di lagune e fronteggiata da isole e scogli circondati da formazioni madreporiche. I numerosi ma brevi fiumi, che scorrono in direzione NE, sono navigabili nell’ultimo tratto. Il clima è caldo e umido, con abbondanti precipitazioni.
La popolazione fa registrare tassi di incremento naturale sostenuti, come in tutta l’America Centrale, con una natalità del 28‰ annuo (2008), ma anche con un’elevata mortalità infantile del 24‰ annuo (2008). Lingua ufficiale è l’inglese, ma sono parlati anche lo spagnolo e un dialetto inglese-creolo. Religione prevalente è la cattolica (circa il 50%). La capitale, Belmopan, è una cittadina di 13.500 abitanti (2005), mentre il centro urbano più popoloso rimane la città portuale di Belize. Disoccupazione (11% della forza lavoro nel 2005) e sottoccupazione alimentano importanti flussi di emigrazione verso l’estero (soprattutto verso gli Stati Uniti) che contribuiscono, attraverso significative rimesse valutarie, a sostenere l’economia nazionale. È consistente anche il numero di immigrati e rifugiati provenienti da altri Stati caribici, in particolar modo da El Salvador.
Il paese è sostanzialmente arretrato, con un PIL nel 2007 di 1,274 miliardi di dollari; l’economia si fonda ancora essenzialmente sullo sfruttamento delle foreste che, estese su gran parte del territorio, forniscono legnami pregiati; importanti, anche, alcune colture da esportazione (canna da zucchero, agrumi e banane) e il turismo. Il Belize non possiede risorse energetiche e per tutti gli anni 1990 sono proseguite le prospezioni alla ricerca di idrocarburi nella piattaforma continentale del Golfo di Honduras, anche se tale attività ha sollevato preoccupazioni ambientali. Le industrie sono poco sviluppate e comprendono impianti per la conservazione degli agrumi e per la produzione di zucchero, acido tannico, resina, birra e sigarette. La politica economica del governo è volta a una maggiore diversificazione delle attività produttive: incremento dei servizi finanziari offshore e degli investimenti per l’ecoturismo, che punta in modo particolare sulle attrattive dell’ambiente naturale, con le sue foreste tropicali e una barriera corallina seconda, per grandezza, solo a quella australiana.
Già sede di importanti insediamenti dei Maya, soggetto alla Corona spagnola dal 16° sec., il territorio dell’attuale Belize fu colonizzato da marinai e bucanieri britannici a partire dal 1638 (spedizione dello scozzese P. Wallace). Con una serie di trattati, la Spagna concesse ai coloni i diritti di insediamento e di sfruttamento delle risorse forestali, ma intervenne ripetutamente per contenerne l’espansione verso l’interno. Dopo l’indipendenza delle colonie spagnole centro-americane (terzo decennio del 19° sec.), la sovranità sulla regione fu rivendicata dal Guatemala; il trattato da questo firmato nel 1859 con la Gran Bretagna riconosceva a essa il diritto di stabilirvi una colonia e ne definiva i confini, ma le divergenze sorte in seguito fra i due Stati circa l’interpretazione di una clausola del trattato mantennero aperta la questione. Nel 1862, comunque, la Gran Bretagna costituì la colonia, con il nome di Honduras Britannico, ponendola fino al 1884 sotto l’autorità del governatore della Giamaica, quindi dotandola di un’amministrazione separata.
Le rivendicazioni guatemalteche proseguirono nel 20° sec., mentre le aspirazioni indipendentistiche della colonia si manifestarono a partire dagli anni 1950 guidate dal People’s united party (PUP) di G. Price che, dopo la concessione dell’autogoverno interno (1964), assunse la direzione dell’esecutivo. Nel 1981 il Belize conseguì infine l’indipendenza nell’ambito del Commonwealth. Ma la vita del giovane Stato restava condizionata dai rischi di annessione da parte del Guatemala, le cui storiche rivendicazioni in realtà apparivano soprattutto di natura economica (accesso alla costa atlantica e interesse allo sfruttamento del petrolio eventualmente scoperto, il cui sfruttamento il Belize avrebbe poi iniziato nel 2006). Il nuovo Stato entrò a far parte della CARICOM (Caribbean community and common market). Le prime elezioni dopo l’indipendenza (1984) assegnarono una larga maggioranza allo United Democratic Party (UDP), di centrodestra, il cui leader, M. Esquivel, sostituì Price nella carica di primo ministro. Il suo governo impresse una svolta liberista per stimolare l’afflusso dei capitali stranieri, ma poco incisiva risultò l’azione contro i narcotrafficanti; le successive elezioni del 1989 riportarono Price alla guida del paese. Negli anni successivi la politica economica di austerità dei governi che si sono alternati alla guida del Paese (1993-98, Esquivel; 1998-2008, S. Musa del PUP; dal 2008, D. Barrow dell'UDP, riconfermato nel 2012 e nel 2015; J. Briceño, 2020) ha fatto sorgere un crescente malcontento popolare, sfociato talvolta in veri e propri tumulti. In politica estera, un miglioramento dei rapporti con il Guatemala, conseguenza di un accordo per cui il Guatemala ottenne l’accesso al Mar Caribico attraverso una limitazione delle acque territoriali del Belize, portò allo stabilimento di relazioni diplomatiche nel 1991 e all’ammissione del Belize nell’OAS (Organization of American States). Nel 2000, dopo nuove tensioni, si giunse alla firma di un accordo di amicizia e cooperazione fra i due paesi.
Barriera corallina del Belize (1996).