Insieme di studi e tecniche che utilizzano le conoscenze delle varie branche delle scienze (fisica, chimica ecc.), unite a quelle tecnologiche (per es. materiali), per risolvere problemi applicativi e per progettare e realizzare opere di diversa natura (edili, meccaniche ecc.). I campi di applicazione dell’i. si sono allargati da quelli tradizionali della costruzione di manufatti e di trasformazione della materia alla soluzione di problemi aventi per oggetto sia la materia organica e inorganica sia processi di carattere più teorico e astratto (i. economica, i. finanziaria, i. costituzionale, i. della gestione aziendale ecc.).
Il più antico documento italiano in cui appaia il termine di ingegnere è un rogito steso nella casa dei canonici di S. Lorenzo a Genova, il 19 aprile 1195, del quale è anche testimone un Rainaldus encignerius; da allora la parola è adoperata di frequente in Italia e, in forme simili, in Francia; quando è possibile determinare a quale professione fosse applicata, in genere si tratta d’i. militare: macchine, fortificazioni e simili. Non mancano però prove che gli ingegneri medievali esercitassero anche altre mansioni proprie dell’i. civile e, in particolare, di quella idraulica. Al principio del Trecento, qualificati «ingegneri» progettano e restaurano, a Bologna, case, ponti, argini e mulini, danno pareri su questioni di acque, stimano terreni e fabbricati, regolano torrenti e fiumi. Qualche volta al nome dell’ingegnere si fa precedere il titolo di magister, già applicato nel latino classico a chi dirigeva una costruzione, e vi si fa seguire talora qualche specificazione: ingegnere del Comune, del signore ecc., relativa all’ufficio coperto, ovvero alla specializzazione: alivelator, mensurator ecc.
Con il Rinascimento italiano compaiono quelle luminose figure di ingegneri artisti che lasciano orme profonde in tutti i campi dell’arte: basti citare L.B. Alberti e Leonardo da Vinci, il cui contributo fu larghissimo nell’ingegneria. Sono italiani il primo libro d’i. stampato (De re militari, di Roberto Valturio, Verona, 1472) e il primo trattato in cui i problemi tecnici sono considerati separatamente da quelli militari (De la pirotechnia, di Vannuccio Biringuccio, Venezia, 1540). Di fronte al francese Jacques Besson e ai tedeschi Georg Agricola e Zeising, stanno Agostino Ramelli, Bonaiuto Lorini, Fausto Veranzio, Mariano Zonca, Famiano Strada, Giovanni Branca. L’ingegnere italiano è spesso chiamato all’estero quale consulente: esimi ingegneri sono quei «matematici» che nel 17° e 18° sec. intraprendono e conducono a termine opere di bonifica, di navigazione interna e di regolazione fluviale.
Sorge intanto, giungendo presto ad alta fama, la scuola dell’i. francese, con i costruttori di canali navigabili: Adam de Craponne e P.-P. Riquet de Bonrepos; i costruttori di ponti: frate Francesco Romano, Jean-Rodolphe Perronet, Jean de Voglie, Louis-Alexandre de Cessart; gli ingegneri stradali: Hubert Gauthier, autore del primo Traité sur la construction des chemins, e Octave Trésaguet; gli ingegneri militari della scuola di S. de Vauban. Le pubblicazioni di Bernard Forest de Bélidor influenzano per molti anni le costruzioni civili e idrauliche. Anche la Gran Bretagna prende parte al progresso dell’i. con James Bradley, costruttore di canali navigabili, Thomas J. Telford, J. Metcalf e J.L. McAdam, ingegneri stradali, John Rennie e John Smeaton, costruttori di ponti, con James Watt nel campo dell’ingegneria meccanica.
Nel 19° sec., con i progressi della matematica e della chimica, con le moderne interpretazioni di già noti fenomeni fisici e con le nuove scoperte, la figura dell’ingegnere «industriale» si affianca a quella classica dell’ingegnere «civile»: ciascun ramo dell’i. civile, ora, nel quadro del nuovo sviluppo tecnologico e scientifico, tende a una sua autonomia e, mentre ciò si verifica nella classica i. civile si avvia, appunto, lo sviluppo di quella che, genericamente, è stata poi chiamata i. industriale. Lo sviluppo delle industrie e della corrispondente i. è particolarmente cospicuo in alcuni paesi: in Francia, in Gran Bretagna, in Germania, negli USA, dove la figura dell’ingegnere si confonde spesso con quella del grande capitano d’industria o con quella del grande inventore e scienziato. Lo sviluppo dell’i. è divenuto impetuoso nel 20° sec., anche sotto la spinta di esigenze belliche, in particolare nel campo dell’elettronica. Negli ultimi decenni lo sviluppo della componentistica elettronica ha consentito la realizzazione di elaboratori sempre più veloci e versatili che hanno portato da un lato a risultati nuovi in vari settori della tecnica (misure, controlli, calcolo) e dall’altro hanno rivoluzionato il campo dell’informazione. È nata così una nuova figura d’ingegnere, l’ingegnere «dell’informazione», che si occupa di elaborazione, gestione, trasmissione di informazioni o dati. Anche l’i. dell’informazione si articola in campi diversi. Da tutto ciò derivano anche problemi d’impostazione e organizzazione degli studi d’i. che si sono fatti via via più complessi.
L’ordinamento universitario italiano prevede vari corsi di laurea in i.: aeronautica, chimica, civile, dei materiali, delle telecomunicazioni, edile, elettrica, elettronica, gestionale, informatica, meccanica, navale, nucleare, per l’ambiente e il territorio ecc. Sono definite tre classi di laurea in i.: i. civile e ambientale (con sbocchi occupazionali nell’area civile e nel settore dell’ambiente e territorio); i. dell’informazione (con sbocchi occupazionali nelle aree dell’automazione, biomedica, elettronica, gestionale, informatica, delle telecomunicazioni); i. industriale (con sbocchi professionali nelle aree aerospaziale, dell’automazione, biomedica, chimica, elettrica, energetica, gestionale, dei materiali, meccanica, navale e nucleare).
Le esigenze manifestatesi in campi non esclusivamente tecnici da un lato e l’evoluzione della tecnologia dall’altro hanno dato impulso a nuove branche dell’i.; come per es. l’i. ambientale e l’i. biomedica (➔ biomedica, ingegneria).