Nome di alcune leggendarie costruzioni architettoniche dell’antichità, di struttura ingegnosa e talmente complicata, per intreccio di stanze, corridoi, gallerie, da rendere assai difficile l’orientamento e quindi l’uscita a chi vi fosse entrato. Soprattutto noto quello che, secondo la leggenda, Dedalo avrebbe costruito in Creta per il Minotauro, il mostruoso figlio di Pasifae. All’inizio del 20° sec., sulla base del gran numero di asce bipenni di destinazione cultuale ivi ritrovate (legando l’origine del nome al termine lidio λάβρυς «ascia»), si tendeva a identificare il l. nel palazzo di Cnosso.
Il concetto di l. si estende all’iconografia, come motivo decorativo, simbolico o magico-cultuale. L’arte minoica conosce una composizione lineare geometrica a l., presente anche nelle monete di Cnosso dal 4° sec. a.C., a forma quadrangolare o circolare. La diffusione dell’immagine del l., spesso accennata da semplici spirali o meandri, non si limita al mondo egeo. Il motivo meandriforme, noto ai ceramografi attici, giunge attraverso l’arte ellenistica a quella romana ed è soprattutto sfruttato nella decorazione musiva. Esempi di l. non mancano in altre aree geografiche e culturali. Nell’iconografia cristiana è usato come motivo pavimentale nelle chiese medievali soprattutto in Italia e in Francia, e costituito da un tracciato ad andamento concentrico, simboleggiante le difficili prove dell’anima verso la salvezza, in memoria della salita di Gesù al Calvario.
Il l. è tra le invenzioni usate nel disegno dei giardini italiani, a partire dal tardo Rinascimento, e consiste in un complicato intreccio di viali ad andamento spezzato fra alte e spesse siepi sempreverdi, attraverso i quali solo seguendo un dato percorso è possibile giungere al centro del disegno o uscirne (villa Pisani di Stra, villa Albani a Roma, Hampton Court in Inghilterra ecc.).
La cavità dell’orecchio interno dell’uomo e degli altri Vertebrati.
Il l. si sviluppa da un territorio circolare ectodermico inspessito, nella regione del mielencefalo (placode otico), che introflettendosi a coppa, si separa successivamente dall’ectoderma come vescicola auditiva (otocisti), che rimane connessa con l’esterno con un sottile canale, il dotto endolinfatico. Nella parete interna mediale della vescicola si differenzia un epitelio sensoriale simile a quello degli organi di senso della linea laterale. L’otocisti non comunica mai con l’esterno negli Anfibi, e neppure nei Pesci Condrostei, Amiiformi e Lepisosteiformi, mentre negli Elasmobranchi il dotto endolinfatico resta per tutta la vita aperto all’esterno in un foro. In altri animali i due canali endolinfatici perdono questi rapporti con l’esterno e si dilatano ciascuno all’estremità in un sacchetto endolinfatico. Con il procedere dello sviluppo, l’otocisti s’ingrandisce e si costringe nel mezzo, eccetto che nei Cefalaspidi e negli Eterostraci, dando luogo a due concamerazioni: vestibolo od otricolo (la superiore), sacculo (l’inferiore), comunicanti attraverso il canale sacculo-otricolare. Successivamente, dalle pareti laterali, anteriore e posteriore dell’otricolo, si sollevano evaginazioni appiattite, in cui si estendono porzioni dell’area sensoriale che, con la costrizione della primitiva otocisti, si era suddivisa in parte nell’otricolo, in parte nel sacculo. Queste evaginazioni, la laterale nel piano orizzontale, l’anteriore e la posteriore nel piano verticale, si trasformano in tubi che, per il loro profilo, sono detti canali semicircolari. Questi si aprono nell’otricolo a ciascuna delle due estremità. In ciascun canale l’epitelio sensoriale interno si concentra in una porzione dilatata del canale, l’ampolla, situata a una delle estremità. Nei Missiniformi si ha un solo canale semicircolare con due ampolle, una a ciascuna delle sue estremità; nei Petromizontiformi, due canali semicircolari, ambedue disposti verticalmente, e con una singola ampolla. In tutti gli altri Vertebrati Cranioti i canali semicircolari sono tre, disposti in piani ortogonali tra loro, ciascuno con una sola ampolla. Negli Ittiopsidi il sacculo non si differenzia ulteriormente, ma negli altri Vertebrati, dalla parte posteriore di esso si estroflette la lagena, in cui penetra una parte dell’epitelio sensoriale; appena accennata nei Pesci, si sviluppa maggiormente nei Vertebrati Tetrapodi e dà la rampa media della chiocciola o canale cocleare, cioè la porzione uditiva dell’organo. Questo complesso di parti e di strutture, derivate dalla otocisti, costituisce il l. membranoso. Nell’epitelio sensoriale che si è distribuito nelle varie formazioni, in alcuni tratti, come nelle macule acustiche, le cellule hanno ciglia rigide e corte, mentre nelle ampolle si trovano le creste acustiche, le cui cellule hanno peli acustici lunghi. Un liquido mucoso, l’endolinfa, contenente microscopici cristalli di carbonato di calcio (otoliti), talora, come nei Teleostei, aggregati in caratteristiche formazioni calcaree, riempie tutto il l. membranoso, intorno al quale con lo sviluppo dello scheletro, si viene a costituire la capsula otica di protezione dell’orecchio interno, il l. scheletrico (o osseo).
L. membranoso e l. scheletrico sono separati da uno spazio pieno di perilinfa. All’ossificazione del l. scheletrico corrispondono varie ossa otiche o petrose. Lo spazio perilinfatico viene così a essere separato dalla cavità encefalica da strutture scheletriche massicce, attraversate da fori per il passaggio di nervi, di vasi e del dotto endolinfatico; nei Tetrapodi anche del dotto perilinfatico. In quei Vertebrati, ove è poi sviluppato un orecchio medio (orecchio interno si chiama l’insieme del l. membranoso e del l. scheletrico), la parete scheletrica del labirinto presenta due aperture nell’orecchio medio delle quali l’inferiore, la finestra rotonda, è chiusa da una membrana; la superiore, la finestra ovale, è chiusa da una piccola cartilagine, o da un osso, la staffa. La maggiore complicazione dell’orecchio interno si ha nei Mammiferi ove la lagena, in relazione alla preminente funzione assunta dall’orecchio di percepire i suoni, si allunga avvolgendosi a spirale (condizione che già appare nei coccodrilli), disponendosi nel labirinto scheletrico in modo da dividere lo spazio perilinfatico in due canali a spirale, le cosiddette rampe o scale, di cui la superiore è la rampa vestibolare, l’inferiore la rampa timpanica; la rampa media o dotto cocleare risulta formata dalla lagena. Tutto questo complesso è la chiocciola dell’orecchio interno.
Il l., nella sua parte vestibolare, esplica una funzione statica, dà cioè all’organismo la percezione della posizione del corpo nello spazio e di ogni cambiamento di posizione. Ciò è realizzato mediante stimoli che, provocati da ogni spostamento degli otoliti dell’endolinfa, agiscono sulle creste acustiche delle ampolle dei canali semicircolari e delle macule. In questo modo il l. funziona come organo di equilibrio, e tale funzione è la sola cui adempie quest’organo nei Vertebrati acquatici. Nei Vertebrati terrestri, a cominciare dagli Anfibi, il l. conserva la sua funzione statica, sebbene alcune terminazioni nervose di esso possano percepire vibrazioni sonore: ma questa funzione prevalente viene assunta dalla lagena e nei Mammiferi dalla chiocciola. Con la vita terrestre, dagli Anuri in poi, all’orecchio interno si associa anche l’orecchio medio.
Nell’uomo il l. è scavato nello spessore della rocca petrosa dell’osso temporale, medialmente alla cassa del timpano (l. osseo) e contiene una serie di sacche membranose di forma e dimensioni diverse (l. membranoso). Nel l. membranoso, che si distingue in anteriore (o acustico) e posteriore (o vestibolare), terminano le fibre dell’ottavo paio di nervi cranici. Il l. anteriore corrisponde alla chiocciola e all’organo del Corti, il l. posteriore al vestibolo e ai canali semicircolari.
Nel significato anatomico, l’esame labirintico (o vestibolare) è il complesso delle prove tendenti a rivelare lo stato funzionale del labirinto.
I riflessi labirintici sono una funzione di controllo esercitata dall’apparato vestibolare dell’orecchio interno (canali semicircolari, otricolo e sacculo) sull’equilibrio statico e dinamico del nostro corpo nello spazio. Ai canali semicircolari spetta, in particolare, il controllo della posizione del corpo durante il movimento; all’apparato otolitico dell’otricolo e del sacculo invece il controllo della posizione del corpo e della testa nello spazio, indipendentemente dai movimenti.
La labirintite è il processo infiammatorio, virale o batterico, del l., talora detto anche otite interna. Le labirintiti sono per lo più secondarie ad altre condizioni morbose e possono verificarsi in seguito a: compromissione dell’orecchio interno nel corso di malattie infettive generali (per es. parotite, influenza); propagazione di suppurazioni acute o croniche dell’orecchio medio e della mastoide; diffusione al l. di un’infezione delle meningi (meningite cerebro-spinale epidemica, localizzazioni meningee di malattie infettive). Possono aversi forme sierose, purulente, acute o croniche, la cui sintomatologia è caratterizzata da vertigini, vomito, ipoacusia fino alla sordità completa nelle forme più gravi, nistagmo, talora febbre, ipoeccitabilità o aneccitabilità del l. alle prove funzionali.
È detta labirintosi la malattia del l., in genere cronica, di natura non infiammatoria, che evolve verso il deterioramento progressivo dell’apparato di percezione acustica. Le labirintosi, a seconda che predominino l’atrofia delle strutture sensitive del l. o altre alterazioni degenerative, vengono suddivise in labirintosi atrofiche e labirintosi degenerative. Le prime sono legate alla senescenza o comunque a lesioni vascolari di tipo arteriosclerotico. Il quadro clinico è quello di una progressiva ipoacusia. Le labirintosi degenerative possono essere di origine tossica (da tabacco, piombo, alcol, ossido di carbonio, streptomicina e qualche altro antibiotico, autointossicazioni), oppure dovute ad agenti fisici (per es. stimoli acustici causati da macchinari rumorosi, da detonazioni ecc.).
L’asportazione, parziale o totale, del l. dell’orecchio interno è detta labirintectomia. Essa ha varie indicazioni: infiammazioni locali, tumori.
Classificatore a l. Apparecchio da laboratorio costituito essenzialmente da un recipiente allungato nel quale alcuni setti opportunamente disposti costringono un fluido che trasporta particelle solide fini in sospensione a un percorso tortuoso; i filetti della corrente fluida hanno traiettorie di diversi raggi di curvatura e di conseguenza le particelle in sospensione sono soggette a forze d’inerzia variabili e si depositano in punti diversi secondo la loro massa.
L. acustico, configurazione che assume un condotto acustico quando, per ragioni di spazio, lo si ripiega su sé stesso; costruttivamente è realizzato quasi sempre in forma di cassa parallelepipeda nell’interno della quale sono disposti opportunamente dei setti. È largamente impiegato nella tecnica della riproduzione dei suoni allo scopo di migliorare la resa degli altoparlanti alle basse frequenze sonore, per es. di quelli per le casse acustiche bass reflex (➔ altoparlante).