Stato dell’Africa centrale, compreso fra il Gabon a O, il Camerun e la Repubblica Centrafricana a N, la Repubblica Democratica del Congo a E e a S; a SO, dove confina con l’exclave angolana di Cabinda, si affaccia sull’Oceano Atlantico per un tratto di quasi 200 km.
Nel 1991 il Paese ha nuovamente assunto la denominazione di Repubblica del C., già in vigore fino al 1969, abbandonando quella di Repubblica Popolare del Congo.
Il territorio congolese, di forma stretta e allungata, si estende dalla costa atlantica, prevalentemente bassa e sabbiosa, verso NE. La parte settentrionale è formata da un’ampia pianura alluvionale, lembo della vasta conca del fiume Congo; quella centrale e quella orientale sono occupate da altopiani la cui quota si aggira sui 400-500 m, ma che s’innalzano anche oltre i 1000 in alcuni tratti presso il confine con il Gabon.
Il clima è di tipo equatoriale, con temperature medie annue intorno ai 25 °C e piccole escursioni termiche stagionali (3-4 °C); le precipitazioni vanno dai 1300-1400 mm annui della costa ai circa 2000 delle parti più interne, mentre parallelamente si riduce, fin quasi ad annullarsi, la durata della stagione asciutta. L’idrografia, a eccezione di una piccola parte del territorio, a SO, che invia le sue acque direttamente all’Atlantico, è interamente tributaria del Congo, mediante gli affluenti Ubangi, Sangha, Alima e altri minori. L’Ubangi e il fiume principale segnano per lungo tratto il confine con la Repubblica Democratica del Congo. La vegetazione spontanea è costituita prevalentemente dalla foresta pluviale, ricca di legni pregiati, che solo nelle aree meno umide cede il posto alla savana.
L’elemento etnico più antico è rappresentato dai Pigmei (1,5%), che ormai si trovano solo nelle aree forestali settentrionali e hanno in parte perduto il carattere di raccoglitori nomadi per dedicarsi all’agricoltura e ad altre attività sedentarie. La maggior parte della popolazione appartiene a gruppi bantu, principali i Bakongo (51,5%) e i Bateke (17,3%); minoranze sudanesi occupano le estreme regioni settentrionali. La popolazione ha risentito per lungo tempo delle difficili condizioni fito-climatiche e del grave depauperamento provocato dalla tratta degli schiavi, ma negli ultimi decenni si è accresciuta notevolmente, con un ritmo di quasi il 3% tra gli anni 1990 e i primi anni del Duemila. La densità di popolazione è bassa e diminuisce bruscamente procedendo verso la regione interna forestale, dove gli insediamenti rurali, praticamente abbandonati nel corso degli anni 1980 e 1990, non hanno recuperato né popolazione né capacità produttive; i maggiori addensamenti sono nella fascia costiera, nell’immediato entroterra e lungo il corso inferiore del Congo. Gli squilibri nella distribuzione territoriale della popolazione sono ulteriormente accentuati da una pesante tendenza all’inurbamento: la popolazione urbana è il 60% del totale, una delle quote più elevate dell’Africa a S del Sahara, in buona parte concentrata nella capitale (quasi 1/3 della popolazione congolese) e a Pointe-Noire. Gli altri centri urbani, invece, sono di piccola entità e si limitano a svolgere modeste funzioni amministrative e commerciali. La speranza di vita alla nascita si aggira sui 52 anni, il tasso di mortalità infantile è del 81‰ (dati 2008) e solo una percentuale minima della popolazione urbana (circa il 15%) ha un discreto accesso ai servizi sanitari.
Oltre alla lingua ufficiale la maggior parte della popolazione usa comunemente lingue bantu. Circa il 41% degli abitanti del C. professano la religione cattolica, poco meno (32%) seguono culti animisti, il resto è formato da musulmani e cristiani di Chiese riformate.
Il paese presenta una grave situazione di arretratezza, appesantita, oltre che dal tasso di incremento demografico, dall’instabilità interna, dal pesante indebitamento con l’estero (oltre 5 miliardi di dollari: quasi il 300% del PIL) e dalla variabilità dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali, un bene di cui il paese è relativamente ben dotato (nel 2005 la produzione di greggio ha superato 12.000.000 t).
L’agricoltura (arachidi, banane, canna da zucchero, ananas, manioca) è in declino. Rimane, invece, notevolmente alta la produzione di legname; le foreste, che occupano circa il 62% dell’intera superficie territoriale e non sono adeguatamente sfruttate per le difficoltà di penetrazione e la scarsità dei mezzi di trasporto, forniscono comunque circa 2 milioni di m3 di legname all’anno: okumè, ebano, mogano e piccole quantità di caucciù, che viene in buona misura lavorato sul posto. Di nessun rilievo, soprattutto per motivi climatici, l’allevamento; la pesca fluviale, praticata specie nei fiumi settentrionali, riveste una certa importanza nel bilancio alimentare, mentre quella marittima – pur favorita dalla ricchezza ittica delle acque costiere, influenzate dalla corrente fredda del Benguela – è attività ancora trascurata. Scarse sono le risorse minerarie estratte e pressoché inesistente il settore industriale, con l’eccezione del comparto petrolifero (estrazione e prima lavorazione del greggio) per il quale, dalla metà degli anni 1990, sono entrati in attività vari giacimenti (tra cui, molto importante, quello offshore di Nkossa, a largo di Point-Noire); alcune industrie alimentari, tessili e di manifattura del tabacco sono a Loutété. Petrolio e legname costituiscono le due voci assolutamente prevalenti (oltre i quattro quinti delle esportazioni) della bilancia commerciale, che registra regolarmente un avanzo piuttosto ampio, dovuto però in gran parte alla limitatezza della capacità di spesa della popolazione, i cui consumi si attestano su livelli elementari.
Modesto è il livello delle infrastrutture: le strade asfaltate sono circa 1200 km e le ferrovie superano di poco i 1000 km; il principale asse di comunicazione sono le vie fluviali, navigabili per circa 4000 km.
Il territorio faceva parte del Regno del Congo. Nel 1880 un viaggiatore di origine italiana al servizio della Francia, Pietro Savorgnan di Brazzà, impose il primo trattato di protezione a Makoko, re della popolazione congolese della riva destra; un altro trattato fu stipulato nel 1883. La colonia che si venne a costituire fu denominata prima Congo (Congo Français) e poi Medio Congo (Moyen Congo). Nel 1910 entrò a far parte dell’Africa Equatoriale Francese (AEF). Nel 1940 aderì alla Francia libera e de Gaulle scelse Brazzaville per tenervi la conferenza fra gli amministratori coloniali francesi sul futuro dell’impero (1944); seguì quindi l’evoluzione delle altre colonie africane della Francia: autonomia interna nel 1956, referendum costituzionale nel 1958 con l’adesione alla Comunità Francese e indipendenza il 15 agosto 1960.
Nel 1961 fu promulgata la Costituzione che attribuiva ampi poteri al presidente della Repubblica. Il primo presidente fu l’abate F. Youlou, rovesciato da una sommossa popolare nell’agosto 1963. Il nuovo regime nasceva da una coalizione di forze militari, studentesche e sindacali. Presidente della Repubblica fu eletto nel dicembre 1963 A. Massemba-Débat, deposto nel 1968 da un colpo di Stato militare che portò al potere M. Ngouabi. Nel 1970 una Costituzione dichiaratamente socialista proclamò il C. una Repubblica popolare. Nel 1977 all’assassinio di Ngouabi seguì una fase di confusione e repressione, con la condanna a morte ed esecuzione di Massemba-Débat. Capo dello Stato divenne il colonnello J. Yhombi-Opango, sostituito nel 1979 da D. Sassou-Nguesso, poi rieletto nel 1984 e nel 1989.
Nei primi anni 1990, sotto la crescente pressione popolare, fu avviata una certa liberalizzazione politica che condusse all’approvazione, tramite referendum, di una nuova Costituzione (1992) ancora di tipo presidenziale e a elezioni multipartitiche. Nel 1994 fu eletto presidente P. Lissouba, ma gli scontri fra le diverse fazioni politiche degenerarono in una vasta attività di guerriglia. Nel 1997, dopo cinque mesi di vera guerra civile, Sassou-Nguesso tornò alla guida del paese. Nel 2000 fu organizzata una conferenza nazionale per rendere stabile la tregua interna e riprendere il processo di democratizzazione, ma i risultati furono deludenti, nonostante l’approvazione di una nuova Costituzione (2001). Alle elezioni presidenziali del marzo 2002 vinse ancora Sassou-Nguesso, ma dopo aver estromesso dalla competizione tutti i suoi avversari; fu inevitabile la ripresa della guerriglia, che rimase in armi negli anni successivi, nonostante una serie di sforzi per riportare la pace. L’affermazione del regime di Sassou-Nguesso - sostenuta da azioni politiche quali la cooptazione delle forze antagoniste all’interno del governo e da azioni militari che hanno comportato l’annientamento dei gruppi ribelli - è stata in parte limitata dalla necessità di avere l’appoggio del Partito congolese dei lavoratori (Pct), riconfermatosi alle legislative del luglio 2012 come prima forza a favore del presidente. Nell'ottobre 2015 è stato prevedibilmente approvato attraverso un referendum il progetto di riforma costituzionale che ha permesso a Sassou-Nguesso di candidarsi per un terzo mandato alla guida del Paese; alle presidenziali, tenutesi nel marzo 2016, l'uomo politico è stato riconfermato con il 67% dei voti, e rieletto per un nuovo mandato nel marzo 2021 con l'88% delle preferenze; dal maggio successivo ricopre la carica di premier del Paese A. Collinet Makosso.
La Repubblica del C. è tra i paesi africani più urbanizzati. A Brazzaville le chiese di S. Firmin e di S. Anna del Congo sono tra le più belle basiliche del continente, notevole esempio di art déco. Oltre al Museo Nazionale di Brazzaville (1968) si ricorda il Museo Regionale Ma-Loango Diosso a Pointe-Noire (1982).