• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

tarsia

Enciclopedia on line
  • Condividi

tarsia Termine usato sin dal 14° sec. in riferimento a una sorta di mosaico (intarsio) ottenuto accostando sottili lastre lignee, di varia forma, facendole aderire su una superficie, a formare un disegno geometrico o figurato; lo stesso termine è usato anche per indicare simili lavori in marmi e poi in pietre dure, similmente al termine commesso (usato dal 16° sec., più raramente per la t. lignea).

La t. marmorea e in pietre dure

La t. ha origine nell’antichità: si affermò soprattutto nel periodo ellenistico e fu diffusa nell’ambiente romano per rivestimento di pareti e di pavimenti, in specchiature di marmi bianchi e colorati a riquadrature e motivi geometrici. Oltre che negli ambienti più importanti delle case e dei palazzi, nelle celle dei templi e negli edifici pubblici, fu sfruttata durante l’Impero particolarmente nelle terme. Il gusto della t. marmorea (o opus sectile, anche con l’inserimento di altri materiali, come smalti e paste vitree) fu molto in voga nel tardo Impero. Oltre al repertorio di fasce, specchiature e motivi geometrici, si usò anche la t. di motivi figurati in pannelli semplici o in composizioni complesse figurate (decorazione della basilica di Giunio Basso sull’Esquilino, 4° sec. d.C.). Del 5° e 6° sec. d.C. esempi notevoli sono in S. Sabina in Roma, nel duomo di Parenzo, a Ravenna ecc. Nel periodo romanico fu ripresa dai Cosmati per decorazioni architettoniche (a Roma, chiostri di S. Giovanni in Laterano e S. Paolo fuori le mura) e dagli architetti toscani: a Firenze, ampie t. geometriche nelle facciate delle chiese; a Pisa, Lucca, Pistoia in forme più minute, con un gusto pittorico d’influenza orientale; caratteri che perdurarono nel 14° sec. nel duomo di Firenze e in quello di Siena. Dal romanico fino al 16° sec. fu usata a Venezia nell’architettura, per rivestimenti di marmi preziosi delle facciate di palazzi e chiese. Pochi gli esempi di t. architettonica nel Rinascimento (facciata di S. Maria Novella e Tempietto del S. Sepolcro a Firenze e Tempio Malatestiano, a Rimini, di L.B. Alberti; Madonna delle Carceri a Prato, di G. da Sangallo; pavimento del duomo di Siena ecc.). Verso la fine del 16° sec. ebbe voga la t. in pietre dure (commesso) delle officine fiorentine, su mobili o nell’architettura d’interni. Il Seicento trovò nella t. un efficace mezzo di espressione nel rivestimento architettonico (a Roma, navata di S. Pietro e cappella di S. Maria della Vittoria di G.L. Bernini, cappella Paolina in S. Maria Maggiore di F. Ponzio; a Torino, cappella della S. Sindone di G. Guarini ecc.). Nelle costruzioni di tombe, altari, cibori, raggiunse notevole ricchezza con incrostazioni di pietre preziose (ametiste, lapislazzuli, diaspri ecc.) e altri materiali (madreperla). Dal 18° sec. cadde generalmente in disuso.

La t. lignea

Fu praticata soprattutto dal 14° al 16° secolo. La t. alla certosina, a piccole tessere poligonali di legno, osso, metallo e madreperla, disposte in forma geometrica, fu usata per la decorazione di piccoli oggetti. Perdurò anche nel 15° sec. specialmente in Lombardia e a Venezia, nella decorazione di sedie, cassoni, armadi, porte ecc. Affine alla certosina, ma con maggior varietà, con riquadri, circoli, rosette, fu la t. geometrica, in uso negli stalli di cori, banconi, mobili, fino al Quattrocento inoltrato. A essa venne sostituendosi la t. pittorica, o figurata, con motivi di fiori, nastri, anfore, stemmi, putti, prospettive e composizioni di figure, che ebbe grande fioritura in Italia nel 15° sec. e nei primi decenni del 16°. La tecnica consisteva nel ritagliare in lamine legni di vario colore, sagomandone i pezzi secondo il disegno e componendoli mediante uno strato di mastice. Le ombre si disegnavano con ferri roventi; le luci erano ottenute con un legno chiarissimo detto silio. In seguito si tinse il legno nei colori voluti, sull’esempio dei fratelli Canozi da Lendinara (coro della basilica del Santo, Padova, 1462-69) e di fra’ Giovanni da Verona (coro di Monteoliveto, 1505). Questo tipo di t. ebbe a Siena, già nel 14° sec., maestri come Vanni dell’Ammannato (coro del duomo di Orvieto) e, all’inizio del 15°, Domenico del Coro. Della scuola fiorentina si ricordano B. Pontelli (Palazzo Ducale di Urbino) e soprattutto Francesco di Giovanni, detto il Francione. Spesso i disegni erano ideati da celebri pittori (F. di Giorgio Martini per le t. del Palazzo Ducale di Urbino di Pontelli; A. Baldovinetti e M. Finiguerra per quelle di Giuliano e Benedetto da Maiano nella sacrestia del duomo fiorentino ecc.). Verso la fine del 16° sec. l’intarsio ebbe nuova fortuna, con l’uso di legni preziosi e di pietre dure che conferiscono splendente ricchezza a simili lavori. I mobili donati dai Medici alle corti d’Europa ne diffusero l’uso: in Francia furono chiamati maestri fiorentini alla manifattura dei mobili della Corona. Dalla Francia venne l’uso di nuovi materiali, rame, argento, tartaruga, madreperla (già usata in Sicilia per tradizione araba), efficacemente impiegati a Parigi da A.-C. Boulle e da J.-H. Riesener, usati nei mobili del Settecento. Tra gli intarsiatori italiani del secolo sono da ricordare G. Maggiolini e P. Piffetti. Limitatamente ripresa nel 19° sec., la t. ebbe nuovo impulso dal 20°.

La t. con la scagliola

Effetto simile alla t. marmorea è ottenuto con la scagliola, un tipo di stucco (gesso unito a sostanze leganti e coloranti) imitante il marmo. Il disegno è intagliato su uno strato di scagliola colorata, riempiendo gli incavi con altra scagliola, lucidando e verniciando poi la superficie, per ottenere piani di mobili, paliotti, lastre tombali. La tecnica fu praticata a Carpi, iniziata forse da Guido Fassi, detto Guido Del Conte (1584-1649), e fiorì fino alla metà del 18° secolo. In Toscana, con il vallombrosano E. Hugford e il suo allievo L.C. Gori (1730-1801; sua una Relazione dell’arte di lavorare in scagliola, ms. nella Biblioteca degli Uffizi), ebbe sviluppi virtuosistici. ■TAV.

Vedi anche
pietre preziose Minerali caratterizzati da una particolare durezza, preziosi per la loro rarità. 1. Generalità La definizione più completa ed esatta di pietre preziose è ancora quella data da Anselmo Boezio de Boodt, medico di Rodolfo II, nell’opera Gemmarum et lapidum historia (1609): pietre preziose è una pietra ... palazzo Edificio di grandi dimensioni, connotato architettonicamente e contraddistinto dal ruolo delle varie funzioni a cui è destinato: dimora di sovrani, di personalità o di famiglie di rilievo; sede di governo, di uffici pubblici, di istituzioni pubbliche e culturali ecc. 1. Dalle origini alla fine dell’Impero ... basilica Nell’architettura romana, edificio rettangolare con navata centrale fiancheggiata da navate minori, divise da colonne o pilastri (fig.); si apriva sul foro della città ed era centro di riunioni, di affari e luogo dove si amministrava la giustizia. A Roma la prima basilica fu costruita nel 184 a.C. da ... Benedétto da Maiano Benedétto da Maiano. - Scultore e architetto (Maiano 1442 - Firenze 1497), fratello di Giovanni e di Giuliano. Si dedicò inizialmente all'arte della tarsia; fu forse aiuto di A. Rossellino nell'arca di s. Savino nel duomo di Faenza; nel 1475 compiva l'altare di s. Fina nella collegiata di S. Gimignano. ...
Categorie
  • ARTI MINORI in Arti visive
Tag
  • PERIODO ELLENISTICO
  • RINASCIMENTO
  • GUIDO FASSI
  • MADREPERLA
  • LENDINARA
Vocabolario
tarsìa
tarsia tarsìa (raro tàrsia) s. f. [dall’arabo tarṣī῾, propr. «incrostazione»]. – L’arte dell’intarsio, la tecnica consistente nel comporre insieme tipi diversi di uno stesso materiale o materiali diversi (marmo, legno, pietre dure, pietre...
tarsiare
tarsiare v. tr. [der. di tarsia] (io tàrsio, ecc.), ant. – Lavorare di tarsia, intarsiare.
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali