Con questo termine si fa genericamente riferimento a tutti i movimenti di protesta che a partire dalla mobilitazione popolare e spontanea del 15 maggio 2011 a Madrid hanno manifestato in centinaia di paesi per far sentire la loro voce contro il potere incontrollato della finanza mondiale e la subordinazione della politica all’economia. Il movimento degli i. è stato ispirato, anche nel nome, dal libro del 2010, di grande successo, Indignez vouz! (trad. it. Indignatevi!, 2011), dello scrittore, combattente nella Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale, Stéphane Hessel.
Alla loro prima apparizione, il 15 maggio 2011, gli indignados scesero in piazza in decine di migliaia a Madrid e in altre città della Spagna richiamati dalla piattaforma di protesta di ¡Democracia Real YA!, un’organizzazione spontanea di cittadini nel cui manifesto politico si invocava la necessità di una «rivoluzione etica» per porre il denaro al servizio dell’umanità e non il contrario. Le loro proposte erano articolate in otto punti: 1. Eliminazione dei privilegi della classe politica; 2. Contro la disoccupazione; 3. Diritto alla casa; 4. Servizi pubblici di qualità; 5. Controllo delle banche; 6. Fisco; 7. Libertà civili e democrazia partecipativa; 8. Riduzione delle spese militari. In prevalenza giovani - studenti, precari o disoccupati - gli i. scesero in piazza il 15 maggio senza simboli sindacali o politici e alla fine della manifestazione decisero di occupare Puerta del Sol accampandosi nella piazza per la notte. Sgomberati dalla polizia la mattina successiva, gli occupanti tornarono a Puerta del Sol la sera stessa e crearono una sorta di accampamento permanente su base assembleare. Nei giorni successivi vennero creati nella piazza occupata punti d’incontro e di discussione aperti alla partecipazione spontanea dei cittadini; furono predisposti servizi igienici, cucine, spazi dedicati ai bambini, una biblioteca e un’infermeria. Un canale televisivo sul web propagandava le parole d’ordine del movimento. Da Madrid la protesta si diffuse prima a Barcellona e in Catalogna e in seguito in decine di città in tutto il Pianeta. Nonostante l’ostilità delle forze politiche e l’iniziale scarsa attenzione dei media tradizionali, gli i. conquistarono ben presto le prime pagine dei giornali grazie a un’organizzazione capillare del movimento sul web che determinò il successo di ogni mobilitazione. La novità delle forme di protesta, la pluralità dei partecipanti, il richiamo alla democrazia diretta e la denuncia dei guasti provocati dall’anarchia finanziaria rimasero caratteristiche costanti del movimento anche nei mesi successivi quando, dopo lo sgombero di Puerta del Sol nei primi giorni di agosto, la protesta si diffuse a macchia d’olio da un lato all’altro dell’Oceano.
Il 17 settembre 2011 a New York una marcia di un centinaio di persone nel cuore finanziario della città diede inizio a Occupy Wall Street, il movimento degli i. americani che per circa due mesi si accampò a Zuccotti park, una piazza ad appena due isolati dalla Borsa di New York. Preparata dalle battaglie della rivista canadese Adbusters contro il consumismo e il potere invasivo della pubblicità e delle grandi corporations, la protesta collettiva di Occupy Wall Street, volutamente antigerarchica e senza leader riconosciuti, riuscì a catturare per diverse settimane l’attenzione dei media di tutto il mondo e a conquistarsi le simpatie di una gran parte degli americani che ne condivideva le principali parole d’ordine: End the war, tax the rich. Aiutato dalle donazioni dei simpatizzanti, l’accampamento, come già a Puerta del Sol a Madrid, si dotò di punti ristoro, di una biblioteca ricca di diverse centinaia di volumi, di una televisione e di una radio che diffondevano le idee del movimento. La musica e i comizi estemporanei dei partecipanti caratterizzarono la protesta che coinvolgeva trasversalmente più generazioni e racchiudeva al suo interno diverse anime anche molto distanti tra loro dal punto di vista sociale, culturale e ideologico. Versioni locali di Occupy Wall Street sorsero anche in altre città degli Stati Uniti: a Portland, nell’Oregon, e soprattutto in California, a Oakland, dove scese in campo il movimento dei lavoratori.
Sull’onda della grave crisi economica e finanziaria che nel 2011 attraversava il Pianeta, il movimento tornò a scendere in piazza da Sidney a Tel Aviv, da Londra ad Atene a Roma per gridare i suoi slogan contro il potere finanziario, la disoccupazione e la sperequazione sociale. «Noi siamo il 99%» scandivano a Zuccotti park gli occupanti, per denunciare la differenza tra l’1% dei cittadini ricchissimi degli Stati Uniti e il resto della popolazione. Il 15 ottobre 2011 una giornata internazionale di mobilitazione vede il popolo degli ‘indignati’ in piazza in 71 diversi paesi, oltre 790 città. Tutte manifestazioni pacifiche e imponenti, tranne a Roma, dove alcune centinaia di violenti, responsabili di numerose devastazioni, impediscono al corteo di sfilare. Un mese dopo, nella notte tra il 14 e il 15 novembre, Zuccotti park viene sgomberata dalla polizia ma il sito del movimento continua a promuovere la pacifica occupazione degli spazi pubblici per sperimentare la partecipazione attiva e diretta dei cittadini alla cosa pubblica. Nel sito è scritto: «Noi vogliamo vedere un’assemblea generale in ogni cortile, ad ogni angolo di strada perché non abbiamo bisogno di Wall Street e dei politici per costruire una società migliore».
Nel maggio 2012, in concomitanza con l'anniversario della nascita del movimento, in varie piazze di Madrid si sono tenuti incontri e dibattiti con lo scopo di elaborare strategie concrete riguardo agli stringenti temi dell'istruzione e della sanità pubblica, del lavoro precario e del sistema pensionistico. Analoghe iniziative sono state intraprese ad Atene, Francoforte, Londra, Lisbona, New York, Mosca, Sydney e in Brasile. Nuove, violente agitazioni di piazza sono state organizzate in Spagna nell'autunno dello stesso anno, a fronte del varo per la finanziaria del 2013 di ulteriori misure di austerità per un totale di 40 miliardi di euro: i manifestanti hanno chiesto le dimissioni del governo di Rajoy, lo scioglimento del parlamento e l'emanazione di una nuova costituzione.