siluro Arma subacquea semovente, adatta a percorrere ad alta velocità una determinata traiettoria, stabilita prima del lancio o comandata durante la corsa, allo scopo di far esplodere un’apposita carica di scoppio contro la carena di una nave o di un sottomarino nemici.
L’impiego del s., inizialmente previsto da parte di navi leggere di superficie (siluranti), ha trovato in seguito la sua piattaforma più congeniale nel sommergibile (➔), di cui costituisce l’arma principale (eccetto il caso dei sommergibili lanciamissili nucleari). I s. moderni possono essere lanciati anche da velivoli o missili.
I s. moderni, impiegabili contro navi di superficie, ma prevalentemente contro sommergibili, si suddividono genericamente in s. leggeri e s. pesanti. I primi (massa di 250-300 kg, lunghezza intorno ai 3 m, carica esplosiva sui 30 kg), vengono impiegati da mezzi aerei che li sganciano in vicinanza del bersaglio, contro il quale si dirigono guidati dalla loro testa autocercante. La localizzazione del bersaglio può essere effettuata dagli aerei stessi o da altre unità. Dotati di autonomia limitata, i s. possono essere lanciati contro il bersaglio anche da missili, dei quali costituiscono la testata. Le teste autocercanti possono essere di tipo attivo, passivo o combinato, con possibilità di passaggio da un modo di ricerca all’altro. I modelli più noti sono i tipi MK 50 statunitense e MU-90 franco-italiano, adottati anche da numerose altre marine. I miglioramenti apportati ai s. di questa categoria hanno consentito una maggiore autonomia, velocità superiori per metterli in grado di colpire anche i veloci mezzi a propulsione nucleare, e, soprattutto, sistemi di guida molto sofisticati, idonei alla scoperta dei bersagli anche nelle acque poco profonde, normalmente ricche di rumore ambientale.
I s. pesanti (massa fino a 1800 kg, lunghezza circa 6 m, carica esplosiva intorno ai 50 kg, propulsione con motore a combustione di miscele gassose) sono progettati per il prevalente impiego da sommergibili contro sommergibili, ma anche contro navi di superficie. Sono del tipo filoguidato (è prevista, nei progetti più avanzati, la sostituzione del filo di rame con fibre ottiche), per cui è necessario disporre sulla unità lanciante di un complesso di apparecchiature idoneo a presentare con continuità su un tavolo di tracciamento la posizione del s. e del bersaglio e a risolvere i problemi connessi alla guida dell’arma fino all’impatto sul bersaglio. Tutto questo avviene a quote sempre più profonde, per distanze e velocità del bersaglio sempre maggiori, e con possibili e variate manovre evasive di quest’ultimo. Per gli impieghi antinave, i s. pesanti adottano sensori che li rendono capaci di risalire la scia lasciata dalle unità di superficie e di colpire il bersaglio da poppa.
In dipendenza del modo con cui l’energia accumulata viene trasformata in potenza propulsiva, si distinguono due tipi principali di s.: a combustione ed elettrico. Nel s. a combustione il moto è ottenuto mediante macchine motrici alimentate con i gas prodotti dalla combustione in apposita camera, detta riscaldatore dell’aria, di un combustibile (petrolio, alcol, benzina) e di un comburente (aria, ossigeno, acqua ossigenata). Nel siluro MK 50 a combustione, con velocità massima di oltre 55 nodi, il motore, a ciclo chiuso, è costituito da una turbina a vapore surriscaldato, il quale, a valle della turbina, viene condensato; l’acqua ottenuta viene rimessa in ciclo. I congegni per la regolazione della profondità e della direzione sono costituiti dal piatto idrostatico e dal pendolo, che manovrano i timoni orizzontali, e dal guidasiluri, che manovra i timoni verticali, mediante servomotori ad aria compressa. I gas di scarico dei s. a combustione producono una scia molto visibile che permetteva spesso all’unità attaccata di evitare l’impatto con il s. e, nel caso di lancio da sommergibile, di risalire con buona approssimazione alla posizione del mezzo subacqueo attaccante. Solo con il passaggio alla propulsione elettrica si è ottenuta l’eliminazione di tale inconveniente.
Nel s. elettrico le eliche sono azionate, tramite un riduttore, da un motore elettrico alimentato da batterie di accumulatori sistemate nel compartimento centrale. I s. elettrici, oltre a essere normalmente più silenziosi, sono anche più economici poiché possono essere ricaricati dopo i lanci d’addestramento. Il primo e più noto s. elettrico, realizzato dai Tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, era caratterizzato dalla sigla G7 (tipo G, lunghezza 7 m), aveva una velocità di circa 30 nodi, per corse di 3000-5000 m.
La tradizionale distinzione fra s. a combustione e s. elettrici è ancora valida, in funzione delle diverse esigenze delle varie marine. Il britannico Spearfish è un s. molto veloce, propulso da una turbina a gas capace di fargli superare i 60 nodi (≃110 km/h); tale velocità, considerata necessaria contro i battelli particolarmente veloci, riduce tuttavia la capacità della testa acustica di scoprire il bersaglio. Il modello statunitense MK 48, anch’esso a combustione, è stato continuamente migliorato negli anni, per introdurre la capacità di colpire bersagli in ambiente litoraneo. Il tedesco DM2 A/4 rappresenta una evoluzione dei precedenti DM2 A/3, con nuove batterie elettriche e sistema di guida a fibre ottiche. L’italiano Black Shark, sviluppato con la Francia, rappresenta probabilmente il più potente s. pesante a propulsione elettrica. Le batterie Al-AgO (alluminio-ossido d’argento) consentono velocità superiori ai 50 nodi (≃90 km/h), mentre una testa sonar multifrequenza permette raggi di acquisizione dei bersagli di diversi kilometri. Le informazioni raccolte dalla testa del s. possono essere trasmesse al sottomarino mediante un lungo cavo in fibre ottiche che rende di fatto il s. un sensore remoto del battello.
S. umani Nome con cui sono indicati i combattenti volontari che, con apparecchi guidati da una o due persone, in affioramento (Prima guerra mondiale: il s. di G.R. Rossetti e R. Paolucci), o sott’acqua (Seconda guerra mondiale: i cosiddetti maiali), lanciavano una carica esplosiva da breve distanza contro la nave nemica o la portavano ad aderire alla sua carena, allontanandosi prima dello scoppio a tempo della carica stessa.