Secondo una concezione diffusa nell’Ottocento, processo inverso dell’evoluzione, cioè regressione a stadi propri dell’uomo primitivo e dei suoi antenati pre-umani, considerata elemento patogenetico delle malattie mentali e della criminalità (B.-A. Morel; V.-J.-J. Magnan; C. Lombroso).
Lombroso definiva caratteri degenerativi (o stigmate d.) le anomalie fisiche che avrebbero contrassegnato l’aspetto e la morfologia del delinquente abituale, attribuibili o a una regressione a uno stato ancestrale (d. atavica) o a tare patologiche (lue, alcolismo ecc.) degli ascendenti.
Regresso qualitativo di una varietà colturale per ibridazione con individui di un’altra varietà o per instabilità genica propria. La d. può anche essere determinata da cause ambientali (variazioni climatiche, errate pratiche colturali ecc.) o da agenti patologici, particolarmente di natura virale.
Processo che porta a uno stato degenere e, anche, condizione di una grandezza in un tale stato.
Con stato degenere si indica lo stato di un sistema quantizzato che appartenga a un autovalore degenere, a un autovalore cioè cui corrispondono più stati (➔ meccanica) di uno stesso osservabile del sistema. La d. è una tipica proprietà, per es., dei livelli energetici di un sistema atomico: a uno stesso livello energetico di un elettrone possono corrispondere due valori, uguali ma di segno opposto, dello spin, i livelli energetici dell’elettrone sono cioè doppiamente d. nei riguardi dello spin e in tal caso si dice che il loro grado di d. è 2. La d. si può di fatto eliminare, e quindi gli stati degeneri si possono separare, se il sistema è perturbato in modo tale da introdurre una discriminazione tra i valori della grandezza che distingue gli stati degeneri. La definizione quantistica di stato degenere estende di fatto quella classica di modo degenere che, nella teoria delle onde e delle vibrazioni elastiche ed elettromagnetiche denota l’oscillazione o la vibrazione di un sistema che, pur essendo indipendente da un altro, ne ha la stessa frequenza. Se n è il numero di tali modi indipendenti di oscillazione, il sistema si dice n volte degenere e n ha il nome di grado di d. del sistema. Per es., in un materiale isotropo di forma cubica si possono suscitare tre modi indipendenti di vibrazione longitudinale normalmente alle tre coppie di facce opposte: le tre vibrazioni hanno la stessa frequenza. In tale caso, i modi degeneri sono tre e il cubo è triplamente degenere.
Materia degenere Particolare stato in cui si trova la materia a densità elevatissime, in cui almeno un costituente elementare (gli elettroni, per es.) si comporta come un gas di Fermi (➔ statistica), per il quale cioè più particelle non possono occupare lo stesso stato quantico, comportandosi quindi come un gas la cui pressione è dovuta soprattutto al principio di esclusione di Pauli. In esso la compressione, oltre un certo limite e anche a temperature estremamente basse, fa insorgere una forza resistente, quindi una pressione, detta di degenerazione. Mentre l’usuale pressione termica in un gas ideale è proporzionale al prodotto della densità (n) per la temperatura, la pressione di d., dipende dalla sola densità ed è proporzionale a n5/3, per elettroni non relativistici, o a n 4/3, a densità così elevate da richiedere una trattazione relativistica. La pressione di d. degli elettroni di conduzione contribuisce, anche in condizioni ordinarie, alla pressione dei solidi metallici, ma questi non vengono usualmente considerati materia degenere, in quanto contributi importanti alla pressione totale sono causati dalle interazioni fra nuclei e fra nuclei ed elettroni. Si parla di materia degenere, quando la pressione di d. di una o più specie degeneri è dominante. Si può avere in questi casi solo d. elettronica (come avviene, per es. al centro del Sole e, probabilmente, anche nel nucleo dei maggiori pianeti), d. di elettroni e protoni, d. di neutroni (nelle stelle di neutroni) ecc.
In istopatologia, genericamente, qualsiasi alterazione strutturale, morfologica o chimica presentata da un organo, tessuto o cellula per azione di fattori dannosi vari, quali il calore, le tossine, numerose sostanze chimiche ecc. Conseguenza dei processi degenerativi è la menomazione o soppressione della vitalità funzionale della cellula. Questa può andare incontro a vari tipi di d., i più semplici dei quali sono l’atrofia e la d. torbida o albuminoidea, con rigonfiamento degli elementi cellulari e diminuzione della loro trasparenza. Altre forme, che meritano più appropriatamente il nome di d., sono caratterizzate dalla produzione e dall’accumulo di sostanze abnormi nel corpo cellulare. Così, per es., nelle d. grassa, vacuolare amiloidea e ialina compaiono, rispettivamente, numerose goccioline di grasso, piccole cavità ripiene di liquido, zolle di sostanza amiloide o di una particolare sostanza trasparente e senza struttura.
D. fibrinoide Alterazione regressiva delle fibre collagene; tale d. è il substrato anatomo-patologico che accomuna tutte le malattie appartenenti al gruppo della cosiddetta patologia del collageno.
D. velvetica D. tipica delle cartilagini diartrodiali, nelle quali avviene la fissurazione dello strato cartilagineo e il conseguente denudamento del sottostante tessuto osseo.
D. walleriana D. che si impianta in una fibra nervosa separata con un taglio o in altro modo dal corpo cellulare da cui emana, che ne è il centro trofico.
Per le malattie degenerative del sistema nervoso centrale ➔ neurodegenerative, malattie.