omosessualità Tendenza a rivolgere l’interesse libidico verso persone del proprio sesso, che può essere presente in forme e gradi diversi, ora latente e inconsapevole, ora manifesta e più o meno inibita o realizzata come pratica erotica.
In passato venivano utilizzati come sinonimi di o. termini – come inversione, pederastia, neofilia, uranismo, pedofilia, sodomia, androginia, transessualismo, travestitismo, ermafroditismo – che designano fenomeni e comportamenti differenti. Nel linguaggio comune, il termine omosessuale viene spesso sostituito da espressioni come gay o, nei paesi di lingua anglosassone, queer, che si riferiscono piuttosto a un’identità socio-politica e a uno stile di vita peculiare di alcuni individui omosessuali.
Nell’indagare le cause dell’o. si sono configurate in letteratura due scuole di pensiero contrapposte: l’una organicistica, che si rifà al sesso dell’individuo nella sua dimensione biologico-genetica; l’altra comportamentistica, incentrata sugli aspetti educativi e socioculturali che incidono sull’assunzione di ruoli legati al genere maschio/femmina. Tali approcci si classificano all’interno di due grandi orientamenti teorici, che stanno a fondamento delle differenti prospettive di analisi della sessuologia moderna nell’interpretazione dell’o.: la prospettiva essenzialista e la prospettiva costruttivista. La prima individua alla base dell’o. fattori biologici o filogenetici, ossia elementi oggettivi e costituzionali dell’orientamento sessuale. La seconda, invece, considera l’o. – e la sessualità in genere – come un prodotto di categorie storiche e culturali, espressione dei costumi sessuali più o meno diffusi in una popolazione in un dato momento storico. Tale approccio relativistico nega che vi possa essere un orientamento sessuale di genere – intrinseco alla persona sessuata, uomo e donna – e considera quest’ultimo piuttosto come il frutto dell’educazione o di fattori socioculturali.
Per l’essenzialismo, l’orientamento sessuale avrebbe origine, deterministicamente, da fattori biologici intrinseci: in tal senso, le ipotesi formulate nel tempo dai ricercatori – mai confermate dalla letteratura scientifica – vanno dalle differenze tra le caratteristiche anatomiche del cervello di omosessuali ed eterosessuali, alla presenza di un ‘gene’ dell’omosessualità.
Per l’approccio costruttivista, invece, l’o. è una sovrastruttura derivante dall’interazione del soggetto con l’ambiente e dalla definizione culturale delle categorie relative alla sessualità. In tal senso, l’o. è attribuita a influenze familiari in età precoce, caratterizzate, per lo più, da figura materna dominante e possessiva e padre debole e assente. Non pochi, tuttavia, sono gli omosessuali che provengono da ambienti familiari non particolari, come, d’altra parte, molti sono gli eterosessuali con storie familiari simili a quelle considerate tipiche per gli omosessuali. Questa lettura non sembra pertanto del tutto adeguata e sempre più spesso si invoca una molteplicità di fattori, psicodinamici, socioculturali, biologici e costituzionali.
Più recenti studi, escludendo la possibilità che la differenziazione dell’orientamento sessuale possa dipendere esclusivamente da fattori biologici o genetici, sottolineano la natura eterogenea della formazione di una direzione stabile e prevalente dell’attrazione affettiva e/o sessuale, alla cui determinazione contribuiscono in modo significativo le influenze dell’ambiente familiare e socioculturale. La definizione di un concetto ampio di identità di genere, stimolata da ricerche avviate agli inizi del Ventesimo secolo, ha indotto comunque a una revisione critica delle rigide categorie che convenzionalmente definiscono e cristallizzano la differenza maschio/femmina, pervenendo a un'accezione più fluida e dinamica che consente di pensare la variabilità. Dalla non coincidenza fra identità di genere e identità sessuale si generano una varietà di congiunzioni e distacchi nei quali si esprimono mutazioni e trasformazioni: manipolabile e trasformabile anche mediante tecniche mediche e chirurgiche, il corpo cambia di significato, di aspetto, di relazionalità, in una teoria in cui emergono nuove identità, variamente identificate con gli acronimi LGBTQ, LGBTQI, LGBTQIA, LGBTQIA+, LGBTQQIA+ per designare il complesso eterogeneo delle minoranze sessuali, che stimolano a un radicale ripensamento del concetto stesso di genere.
Nelle donne omosessuali il comportamento psicosociale poco differisce da quello delle eterosessuali e raro è il comportamento pseudomascolino nello stile di vita; in genere si tende a conformare le proprie esperienze a quelle dei modelli eterosessuali, con una partner dominante, maschile (butch), e un surrogato della moglie, con frequente scambio di ruoli. In quasi tutte le società si è relativamente indifferenti verso il lesbismo; anche nelle società in cui esistono leggi contro l’o., il lesbismo viene punito di rado; tuttavia è molto diffuso il timore della discriminazione sociale. Le cause sono ancora quasi del tutto da chiarire. Rare le esperienze sessuali specifiche che portano al comportamento lesbico (teoria della seduzione). Si adducono ipotetiche insoddisfacenti condizioni ambientali; i risultati delle più recenti indagini biologiche non hanno condotto a risultati di rilievo.
In antropologia, si è soliti distinguere tra un’o. privata e un’o. rituale. Gli atteggiamenti verso l’o. privata variano dalla repressione alla più ampia tolleranza, e talvolta agli omosessuali sono attribuiti speciali qualità e poteri. L’o. rituale viene spesso praticata all’interno di riti di iniziazione, dove richiama comportamenti compiuti da esseri mitici; altre volte è riservata ai detentori del potere e, come l’incesto rituale, ne segnala la natura straordinaria e soprannaturale.
Nel passato l’o. è spesso stata associata, a causa di pregiudizi religiosi, sociali, etici o scientifici, alle nozioni di peccato, malattia, degenerazione morale. In particolare nell’Ottocento si affermò una tendenza a disapprovare e punire l’o. in base a un’identificazione tra sessualità e rapporti eterosessuali riproduttivi ‘naturali’, che portava a considerare ‘innaturali’ o ‘anormali’ tutti gli altri comportamenti sessuali. Solo nella seconda metà del 20° sec. è stata messa in crisi la tesi sulla natura patologica dell’o.: per es., nel 1972 l’American psychiatric association ha stabilito di escludere l’o. dall’elenco delle patologie.
Nonostante persista ancora una diffusa riprovazione (per lo più morale e religiosa) del comportamento omosessuale, l’atteggiamento prevalente nelle società occidentali va sempre più orientandosi verso la tolleranza. Ciò si deve anche alla formazione, almeno a partire dagli anni 1970 (innanzitutto negli USA), di gruppi di omosessuali militanti che protestavano contro la repressione del loro diritto a praticare l’o. come normale stile di vita.
Numerosi paesi europei (ad es., Belgio, Germania, Irlanda, Islanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito) ed extraeuropei (Canada, Argentina, Cile, Messico, Sudafrica) e dal 2015 tutti gli Stati degli USA hanno legalizzato le unioni tra partner dello stesso sesso e altri hanno riconosciuto alle coppie omosessuali il diritto di adozione (ad es.,Belgio, Germania, Irlanda).