nàscite, contròllo delle Regolazione naturale o indotta del numero degli individui di una specie. Tale regolazione è condizionata da diversi fattori, alcuni legati direttamente alla situazione ambientale e alla presenza, più o meno sufficiente, di risorse indispensabili per la vita, altri che coinvolgono l'azione di diverse specie viventi, per es. l'intervento di parassiti o predatori. Nella società umana il c. delle n. comprende tutte le pratiche istituzionali e individuali dirette a influenzare la procreazione: usanze matrimoniali, pratiche sociali (durata dell'allattamento, continenza periodica), mezzi anticoncezionali (coito interrotto, contraccettivi, sterilizzazione), aborto.
di Alessandra De Rose
Il controllo delle nascite comprende tutte le pratiche attuate dalla collettività, dalle famiglie o dai singoli individui per limitare il numero di figli o distanziarne le nascite: le usanze matrimoniali (ritardo del matrimonio, celibato), le pratiche sociali (durata dell'allattamento, astinenza periodica dai rapporti sessuali), i mezzi anticoncezionali (rapporti sessuali non fecondi come il coito interrotto, contraccettivi, sterilizzazione), l'interruzione volontaria della gravidanza (aborto).
Crescita demografica e pianificazione familiare
La necessità esplicita di tenere sotto controllo la crescita della popolazione, con una limitazione deliberata delle nascite, si è manifestata in tempi relativamente recenti. In gran parte dei paesi occidentali a sviluppo avanzato (Europa e America Settentrionale) essa ha coinciso sostanzialmente con la rivoluzione industriale nel 18° sec., alla quale si sono accompagnate la rivoluzione igienico-alimentare e alcune scoperte fondamentali in campo medico e sanitario, con le quali l'uomo moderno ha vinto denutrizione, malattia e diffusione di epidemie. La conseguenza è stata una drastica riduzione del numero di morti, così che la popolazione, il cui ammontare era stato per secoli stazionario, perché l'elevato numero di morti compensava l'altrettanto elevato numero di nascite, ha iniziato a crescere rapidamente. Contemporaneamente, le maggiori probabilità di sopravvivenza degli individui, in particolare dei bambini, hanno confortato le famiglie sulla possibilità di veder arrivare i propri figli a età adulta e hanno fatto venire meno la necessità di avere una prole numerosa.
Alla riduzione delle nascite hanno contribuito anche mutamenti di ordine sociale e culturale, come i livelli di vita e di consumo crescenti e un sempre più ampio coinvolgimento delle donne nel sistema scolastico e nel mondo del lavoro. In questa situazione, il numero di nascite ha iniziato spontaneamente a diminuire per effetto di una modifica dei comportamenti familiari e individuali, senza che i governi attuassero deliberati programmi di pianificazione familiare. Il controllo delle nascite è stato perseguito per tutto il 19° sec. essenzialmente contraendo il numero di matrimoni e ritardandone la celebrazione, nonché attraverso il rispetto di periodi di astinenza dall'attività sessuale; poi, nel 20° sec., con l'utilizzo di metodi anticoncezionali sempre più sicuri e affidabili e dell'aborto.
Nelle restanti aree del mondo (Africa, Asia, America Latina, Oceania) questa trasformazione, nota con il termine di transizione demografica, è avvenuta molto più tardi ed è solo negli anni Settanta che è scoppiata quella che è stata definita la bomba demografica, cioè una crescita velocissima della popolazione che, a livello mondiale, ha raggiunto in pochi anni - dal 1960 al 1974 - i 4 miliardi di abitanti. La presunta insostenibilità della crescita demografica, date le limitate risorse disponibili del pianeta, ha destato un crescente allarme, e i paesi occidentali hanno promosso una serie di iniziative volte a incoraggiare i governi dei paesi delle restanti aree del mondo a intraprendere programmi di pianificazione familiare. Sono cominciate così campagne, talvolta anche molte aggressive, per la diffusione dei metodi di controllo dei concepimenti e di mezzi anche più risolutivi, come la sterilizzazione. L'efficacia di queste campagne non è stata, almeno inizialmente, tanto ampia quanto sperato, dal momento che le famiglie e gli individui non hanno accettato volentieri le imposizioni a causa di resistenze culturali e religiose, ma, soprattutto, per la mancanza di una motivazione forte al controllo delle nascite. Solo alla fine del 20° sec. si è iniziato a scorgere i frutti delle politiche di controllo delle nascite soprattutto nei paesi più popolosi (Cina e India), peraltro accompagnati da importanti progressi nella direzione dello sviluppo socioeconomico. La popolazione mondiale ha raggiunto i 6,5 miliardi (secondo dati di luglio 2006), ma la crescita continua a ritmi molto più contenuti.
I metodi anticoncezionali e l'aborto
Il controllo delle nascite si attua in tempi moderni essenzialmente attraverso l'uso di metodi anticoncezionali e l'aborto. I primi hanno l'obiettivo di prevenire una gravidanza, consentendo così la separazione tra l'attività sessuale e l'attività riproduttiva. Oggi, a causa della rapida diffusione di malattie a trasmissione sessuale anche letali quali l'infezione da HIV, si ricorre a taluni di questi metodi anche per svolgere un'azione protettiva per la salute e ciò ha fatto sì che, nonostante il permanere di talune resistenze culturali e religiose, la contraccezione si stia diffondendo in modo sempre più capillare ed efficiente.
L'interruzione volontaria della gravidanza, che si ottiene chirurgicamente, interviene a concepimento avvenuto e rientra, pertanto, nei metodi di controllo delle nascite. Più comunemente viene usato il termine aborto, che comprende, tuttavia, anche le perdite fetali spontanee dovute a problematiche connesse alla gravidanza e alla salute della madre. L'aborto volontario è considerato un rimedio estremo al fallimento di un metodo anticoncezionale o al suo mancato uso, dal momento che è fortemente invasivo dal punto di visto medico-sanitario e ha profondi risvolti psicologici e morali. Il ricorso all'aborto è quasi sempre regolato per legge, in Italia dal 1978. Molto recentemente si è profilata la diffusione della cosiddetta pillola del giorno dopo, un farmaco a elevato contenuto di ormoni, che, assunto dalla donna nelle ore immediatamente successive a un rapporto sessuale non protetto, impedisce l'impianto dell'eventuale embrione e ne facilita l'espulsione. Anche questo va considerato come un estremo rimedio con forti implicazioni etico-psicologiche, che può essere consentito in un numero limitato di casi e somministrato solo sotto stretto controllo medico.