Adozione di metodi che impediscono il processo fisiologico della riproduzione per interferenza con uno o più fattori di fertilità a livello maschile o femminile. Il controllo della fertilità umana viene realizzato con tecniche differenti, farmacologiche o meccaniche, che impediscono la maturazione o l’incontro delle cellule sessuali (gameti), l’impianto nell’utero dell’uovo fecondato o il suo sviluppo successivo all’impianto. Merita considerazioni separate la sterilizzazione (➔).
Il controllo della fertilità femminile raggiunto con prodotti ormonali, o comunque interferendo sulle attività ormonali dell’apparato genitale femminile, può essere conseguito con l’uso di sostanze sintetiche, impiegando diverse vie di somministrazione e differenti tecniche di assunzio;ne. Le sostanze usate sono essenzialmente rappresentate da un estrogeno sintetico, l’etinilestradiolo, o da due suoi derivati, e da un più numeroso gruppo di sostanze dotate di attività progestinica, che vengono assunte unitamente agli estrogeni. Il meccanismo d’azione degli estroprogestinici si esplica, ai fini contraccettivi, attraverso un sinergismo di effetti, ottenuti a vari livelli. Il blocco dell’ovulazione resta, per questi farmaci, la caratteristica più tipica. Per conseguire l’effetto contraccettivo sono però importanti anche l’azione a livello uterino, dove si creerebbero condizioni che ostacolano il tentativo d’impianto di un uovo fecondato; quella a livello delle tube, dove sarebbero alterate le condizioni d’incontro delle cellule sessuali e di passaggio verso l’utero dell’uovo fecondato; quella sul muco del canale cervicale uterino, reso ostile alla penetrazione degli spermatozoi. La molteplicità di punti di attacco conferisce a tali farmaci un elevatissimo coefficiente di sicurezza contraccettiva. I maggiori effetti collaterali della cosiddetta pillola sono, a livello del metabolismo lipidico, aumento del colesterolo LDL e riduzione della quota HDL e incremento dei trigliceridi, aumento dei valori pressori, alterazione dei fattori della coagulazione e della funzionalità epatica, ridotta tolleranza al glucosio. Inoltre, si è osservato un maggior rischio di infarto e di ictus cerebrale soprattutto in donne fumatrici al di sopra dei 35 anni. I tentativi di ovviare a tali inconvenienti hanno indotto i ricercatori a proporre dosaggi e formulazioni sempre differenti. Si è così giunti a pillole a bassissimo dosaggio estroprogestinico, alle cosiddette minipillole nelle quali è abolita la componente estrogenica, e a formulazioni trifasiche ove per 3 successive fasi vengono forniti dosaggi differenti di estrogeno e di progestinico simulanti il fisiologico andamento delle due componenti. Queste formulazioni non sembrano influenzare in maniera significativa il metabolismo lipidico.
La c. farmacologica maschile è oggetto di studi e ricerche. Fino a oggi, infatti, i tentativi attuati somministrando sia farmaci ormonali maschili o femminili sia farmaci di altra natura, in grado di interferire con la spermatogenesi, hanno fornito risultati parziali soprattutto per l’elevata frequenza di complicanze (riduzione della libido, impotenza, effetti femminilizzanti).
La c. meccanica intrauterina si basa su dispositivi sagomati (detti anche spirali o IUD, intrauterine device), costituiti essenzialmente da una spirale d’argento ricoperta di rame, che attraverso la liberazione di ioni determina alterazioni a carico dell’endometrio e dei gameti maschili tali da ostacolare la fecondazione e l’impianto. Spesso viene aggiunta alla spirale una dose di progesterone a lunga durata d’azione al fine di aumentare l’effetto anticoncezionale. La reazione locale è reversibile e regredisce completamente dopo la rimozione del dispositivo.
La c. con metodi di barriera utilizza diversi mezzi. Il diaframma è una coppa di gomma morbida con diametro compreso fra 50 e 100 mm che va inserita in vagina, in modo da ricoprire il collo dell’utero, prima del rapporto in associazione a spermicidi. Il preservativo, o condom, è una sottile guaina cilindrica, di gomma o di elastomero, che va inserita a copertura del pene al momento del rapporto.
I metodi chimici sono rappresentati da diverse sostanze a effetto spermicida utilizzabili in associazione ad altri metodi o da sole.
Si basa sul riconoscimento dei segni fisiologici di ovulazione e delle fasi cosiddette fertili e infertili del ciclo mestruale. Secondo il metodo del calendario, o di Ogino-Knaus, il periodo fertile può essere calcolato sottraendo 20 giorni dal ciclo più corto e 10 dal ciclo più lungo dopo un controllo della lunghezza del ciclo di almeno 6 mesi. Il metodo della temperatura si basa sulla valutazione quotidiana della temperatura vaginale con definizione del periodo infertile dal 3° giorno di rialzo al successivo flusso mestruale. Con il metodo di Billings si considerano le variazioni quantitative e qualitative del muco cervicale che, in coincidenza dell’ovulazione, diventa più abbondante e vischioso.
Una valutazione comparativa dell’efficacia dei metodi impiegati per il controllo della fecondità umana porta a riconoscere che la sterilizzazione della donna mediante resezione chirurgica delle tube, inaccettabile per la mutilazione definitiva che comporta, dev’essere considerata il metodo più sicuro, con un’incidenza di fallimento dello 0,04 per 100 anni/donna. La vasectomia dà invece nell’uomo un indice di fallimento dello 0,15 per 100 coppie e per anno, nel quale è compreso evidentemente un certo numero di casi in cui il partner maschile non è più quello sottoposto all’intervento. Quasi simile all’elevatissima sicurezza contraccettiva della sterilizzazione tubarica deve considerarsi la contraccezione con somministrazione di estroprogestinici associati, che offre un indice di fallimento dello 0,07 per 100 anni/donna. Un secondo gruppo di tecniche contraccettive, la cui efficienza è minore di quella offerta dai metodi del primo gruppo, ma può considerarsi tuttavia anch’essa soddisfacente, comprende gli apparecchi endouterini (IUD), con un indice di fallimento dell’1,5-3 durante il primo anno e dati migliori per i successivi anni di uso; i diaframmi vaginali e i condom se associati all’uso di creme antifecondative; la somministrazione continua (non ciclica) di basse dosi di soli progestinici. In un terzo gruppo, considerato ancor meno efficiente, vanno compresi i contraccettivi vaginali chimici usati senza diaframma, i metodi basati sul solo calcolo dei giorni sterili, sulla temperatura basale, o sullo studio del muco cervicale, e il coitus interruptus.
Per le problematiche etiche legate al controllo delle nascite ➔ nascita.