Area di foglie, fiori o rametti costituita da uno strato di separazione e uno protettivo, dove avviene l’abscissione.
Organo che realizza un accoppiamento (per es. quello tra due alberi rotanti), o un collegamento (per es. tra due rotaie, tra due cavi elettrici), o una giunzione in genere, oppure che stabilisce una continuità (per es. tra due tronchi di tubo).
Servono per stabilire il collegamento fra le estremità di due alberi, al fine di rendere possibile la trasmissione di moto rotatorio, coppia e potenza dall’uno all’altro. Possono distinguersi in base alle proprietà del collegamento che si stabilisce tra i due alberi: se cioè è consentita o meno una certa deformabilità torsionale (g. rigidi, semielastici, elastici) o la possibilità di spostamenti relativi tra i due alberi collegati (g. fissi, deformabili, articolati); possono inoltre distinguersi per la disposizione geometrica dell’accoppiamento (g. per assi coincidenti, per assi paralleli o incidenti, per assi sghembi); per l’uguaglianza permanente o soltanto media delle velocità angolari (g. omocinetici e g. non omocinetici); per la natura dell’ente dinamico cui la trasmissione è affidata (g. di collegamento meccanico, ad attrito, ad azioni fluido-parete o idraulici, ad azioni elettromagnetiche). I g. che consentono di rendere indipendenti gli alberi durante il funzionamento sono detti più propriamente innesti.
Nei g. rigidi è assente qualunque movimento relativo fra i due alberi, i cui assi coincidono. Nel caso di piccole potenze, il collegamento è operato da un manicotto di ghisa o di acciaio, il quale accoglie le estremità degli alberi, su entrambi i quali è calettato per mezzo di chiavette, viti a pressione, spine trasversali. Per effetto delle chiavette o di piccole differenze di diametro tra gli alberi da collegare il g. a manicotto ha la tendenza a disporsi eccentricamente, il che ne fa una soluzione accettabile solo per alberi lenti e poco caricati. In altri tipi di g., apposite sedi semicilindriche ricavate in due gusci affacciati alloggiano le estremità dei due alberi, contro cui sono serrate dal tiro di bulloni o dal forzamento di anelli; in tale caso l’aderenza lungo l’arco di contatto permette di trasmettere la coppia. Tipici esempi di g. rigidi sono il g. Seller e il g. a Flange. G. rigidi, opportunamente modificati, servono a collegare anche alberi di diverso diametro (g. di riduzione).
Nei g. semielastici ed elastici, per attenuare l’effetto di rapide variazioni della velocità delle coppie applicate e della posizione relativa dei membri della trasmissione, si ricorre alla interposizione, nella struttura del g., di elementi elastici che, deformandosi, partecipano al trasferimento di potenza. Tra i g. semielastici, caratterizzati da una deformazione dell’organo elastico di entità relativamente piccola, molto diffuso è il g. a pioli (fig. 1), costituito da due dischi solidali agli alberi, aventi sulle loro facce perni cilindrici a alternati a fori assiali b, con accoppiamento tra perno e foro affacciato effettuato con un supportino anulare di gomma o di cuoio di cui o l’uno o l’altro è rivestito. Nei g. a dischi elastici un disco di gomma o tela gommata è interposto tra i due dischi solidali agli alberi ed è attraversato da perni collegati alternativamente ai due dischi medesimi; simili a tali g. sono i g. Periflex (fig. 2), nei quali l’elemento in gomma a è di forma tale da consentire dilatazioni assiali. Particolari g. elastici sono i g. a molle, in cui la trasmissione elastica di coppia è dovuta alle deformazioni di un certo numero di molle (di torsione o di flessione); per la grande attitudine ad attenuare gli effetti di brusche variazioni del momento torcente, questi g. vengono detti anche parastrappi e sono impiegati nelle costruzioni automobilistiche.
Nei g. articolati i vari membri costituiscono una catena cinematica. Nel caso di assi incidenti è di largo impiego il g. cardanico (o di Cardano); nella sua forma classica (fig. 3A) è costituito da due forcelle a fissate agli alberi b, dotate di supporti in cui alloggiano le estremità dei bracci di una croce intermedia c, il cui centro è localizzato nel punto di incidenza degli assi. Il g. non è omocinetico perché le velocità angolari delle forcelle sono uguali soltanto mediamente; la differenza delle velocità angolari cresce con l’angolo di incidenza α, per cui nella pratica questo è quasi sempre limitato a 15° (per tale angolo, le perdite nel g. per attriti nelle articolazioni non superano il 2%). La trasmissione omocinetica tra assi incidenti con grande angolo di incidenza (fig. 3B) o fra assi paralleli (fig. 3C) si realizza mediante due g. cardanici in serie vincolando l’albero mediano a ad avere le forcelle b complanari (g. universale, o di Hooke, applicabile con opportune varianti anche ad assi sghembi). L’importanza delle applicazioni nel campo delle macchine utensili, dell’artiglieria, dell’aviazione e specialmente delle costruzioni automobilistiche ha prodotto varie soluzioni del doppio g. cardanico, tutte tendenti a eliminare l’albero mediano facendo coincidere i centri dei due g. e a mantenere quasi uguali le velocità angolari.
Nei g. idraulici l’elemento intermedio che trasmette l’azione dinamica tra i due alberi, motore e condotto, è un fluido (di solito, olio speciale). Nato nell’ingegneria navale (g. Vulcan), il g. idraulico si è diffuso ovunque, anche nel settore automobilistico, per la dolcezza e la gradualità d’avviamento. Assimilabile al g. idraulico è il g. viscoso tipo Ferguson (fig. 4), impiegato, in particolare, nei veicoli a trazione totale per ripartire la coppia tra l’asse anteriore e l’asse posteriore. È costituito da un cilindro a tenuta ermetica nel quale una serie di dischi a, solidali con l’albero anteriore b, sono intercalati con dischi c, solidali con l’albero posteriore d; i dischi sono immersi in olio siliconico ad alta viscosità. Se l’albero posteriore è fermo e l’albero anteriore comincia a girare, quest’ultimo, tramite l’olio interposto fra i dischi, trasmette al primo una notevole coppia, permettendo ai due alberi di raggiungere rapidamente la stessa velocità.
Un tipo particolare di g., riconducibile a quello idraulico è quello a fluido magnetico. In tale g. la trasmissione di coppia è conseguenza del grande aumento di viscosità e di adesione alle pareti che un olio fluido, contenente polvere di ferro in sospensione, subisce quando è soggetto a un campo magnetico: l’intensità del flusso magnetico determina l’intensità della coppia che è possibile trasmettere.
I g. di dilatazione, infine, sono caratterizzati dal fatto di poter consentire spostamenti assiali, anche tra i due alberi, che comunque sono ad assi coincidenti; consistono essenzialmente in accoppiamenti di tipo prismatico (g. rigidi), in accoppiamenti con elementi di forma particolare (g. elastici Periflex).
In opere in muratura di pietra o di mattoni si dicono g. le superfici lungo le quali, con interposizione di malta, sono a contatto i conci o i mattoni; g. affacciati, sono i g. che si corrispondono su linee verticali, g. sfalsati gli altri. Una buona muratura deve avere g. di spessore uniforme e limitato.
Nelle costruzioni in acciaio è il collegamento tra i componenti di uno stesso elemento (per es., anima e ali di una trave) o tra elementi diversi (per es., montante e traversa di un telaio). Esso può essere effettuato mediante opportuni cordoni di saldatura o mediante piastre chiodate o imbullonate, piane o angolate secondo necessità, che costituiscono l’elemento portante del giunto.
Nelle costruzioni di grande estensione, si dicono g. di dilatazione i tagli costruttivi delle strutture aventi lo scopo di consentire, sia pure parzialmente, le dilatazioni e i ritiri indotti dalle variazioni termiche, che, dove completamente impediti, provocherebbero tensioni tali da compromettere la stabilità delle opere. Nelle pavimentazioni cementizie per strade ordinarie e aeroporti, i g. sono disposti sia longitudinalmente sia trasversalmente, dividendo la pavimentazione in lastroni rettangolari. In questo caso si distinguono i g. di contrazione dai g. di dilatazione; nei primi la lastra è tagliata solo in parte dello spessore e nella rimanente sono concentrate le barre d’armatura in modo da consentire una fessurazione del calcestruzzo, ma non rotture macroscopiche. Nei g. di dilatazione la lastra è tagliata per tutto lo spessore.
Collegamento fra due conduttori o cavi elettrici. Per conduttori di piccola sezione si usa il g. tipo Britannia (fig. 5) che si esegue avvolgendo sulle estremità sovrapposte dei due conduttori un filo di legatura dello stesso metallo, e saldando poi il tutto; per conduttori di media e grande sezione e per conduttori di alluminio si usano g. a morsetto e g. a manicotto. I g. per cavi si eseguono con uno dei metodi descritti sopra dopo aver rimosso la guaina isolante di ciascun cavo in corrispondenza delle parti terminali da collegare. Nel caso di cavi di media o alta tensione il g. (fig. 6) è sistemato in una scatola stagna, detta muffola, riempita di fluido isolante; nei g. di bassa tensione l’isolamento elettrico e meccanico è ricostituito calando nella muffola una resina indurente a temperatura ambiente. I g. di derivazione, eseguiti come i g. normali, hanno lo scopo di permettere la derivazione di uno o più conduttori o cavi dai conduttori o cavi principali.
La giunzione di funi traenti può essere eseguita mediante impalmatura, ossia svolgendo i trefoli delle due estremità e intrecciandoli a ricostruire la fune. Per le funi portanti si impiega il g. di linea, costituito da due manicotti filettati che si avvitano alle due estremità di un elemento centrale o direttamente fra loro; in ciascun manicotto si infila un capo da giuntare.
Possono essere di vari tipi: a bicchiere (per tubi metallici, di gres e cementizi di ogni tipo), a flangia (per i soli tubi metallici), a manicotto (per tubi metallici e cementizi); esistono poi altri tipi speciali. Nei g. a bicchiere (fig. 7A) l’estremità di uno dei due tubi da collegare è svasata in modo che vi possa penetrare l’estremità dell’altro; nel tratto in cui i due tubi si sovrappongono, si interpone tra essi una guarnizione di tenuta. Nei g. a manicotto (fig. 7B), le estremità a dei tubi da collegare – di uguale diametro – vengono affacciate e protette esternamente con un tronco di tubo (manicotto) b di diametro leggermente maggiore, con interposizione di un elemento di tenuta c. Nei g. a flangia le estremità dei tubi metallici da collegare portano due espansioni anulari (flange) che risaltano verso l’esterno, e tra le quali viene serrata, a mezzo di bulloni a vite, una guarnizione di tenuta (➔ flangia).