Stato dell’America Centrale istmica, che si affaccia sia sul Mar Caribico sia sull’Oceano Pacifico e confina con l’Honduras (a N) e con la Costa Rica (a S).
Tre grandi insiemi morfotettonici formano il territorio del N.: il massiccio centrale, la regione pacifica e le pianure caribiche. Il primo, un altopiano di rocce antichissime, ha un’altitudine media di 600-700 m e culmina a circa 2000 m nella sierra granitica di Dipilto-Jalapa; sovrastano il massiccio alcuni allineamenti montuosi con direzione E-O, chiamati cordigliere. Terra in fase di assestamento, e perciò sismica, la regione occidentale (o pacifica) deve la sua originalità fisica al vulcanismo quaternario e alla grande fossa tettonica parzialmente occupata dal Lago di Managua e dal Lago di Nicaragua. I vulcani, molti dei quali ancora attivi, sono disposti essenzialmente, isolati o in serie, lungo la linea di frattura prossima al Pacifico. Verso E le alteterre centrali si abbassano con un lungo e lento pendio fino all’ampia pianura costiera caribica, alluvionale, paludosa e malsana.
Il clima ha ovunque caratteristiche tropicali, mitigate sulle alteterre dall’altitudine. Gli alisei irrorano abbondantemente (dai 3000 mm a N ai 6000 mm a S) le regioni caribiche, mentre quelle pacifiche ricevono meno di 1500 mm di piogge.
Le acque superficiali defluiscono in prevalenza verso il Mar Caribico mediante i fiumi Coco, Prinzapolca, Río Grande, Río Escondido, San Juan e altri.
Il gruppo etnico più numeroso è quello dei meticci (69%); seguono a grande distanza i bianchi (17%), gruppo nettamente dominante dal punto di vista socio-economico e politico, i neri (9%), affluiti dalla Giamaica nel 19° sec., e gli amerindi (5%). I maggiori addensamenti si riscontrano nella regione pacifica, dove il 15% circa del territorio accoglie quasi i 2/3 degli abitanti del paese. La popolazione, che era aumentata a ritmi molto sostenuti fino all’ultimo decennio del 20° sec., presenta ancora un tasso di crescita annuo piuttosto elevato (1,8%), pur se in progressivo calo, in gran parte dovuto alla diminuzione del quoziente di fecondità, passato da 6,3 (1980) a 2,5 figli per donna (stima 2009). Notevoli flussi migratori interni partono dalle regioni rurali sovrappopolate del versante pacifico per dirigersi verso i centri urbani ubicati in quella stessa regione del paese e, in misura minore, sull’altopiano. L’unico centro urbano di dimensione metropolitana, nonché importante polo industriale e terziario, è la capitale, Managua.
Oltre allo spagnolo, sono parlati, tra gli amerindi, idiomi chibcha. Religione predominante è il cattolicesimo (58,5%), seguita da quella evangelica (21,6%).
Il N. è un paese molto povero e arretrato, con rilevanti disparità socioeconomiche e con un accentuato divario tra le regioni pacifiche, dove le condizioni naturali sono più favorevoli e dove sono ubicati i maggiori centri e le principali attività produttive, e le regioni atlantiche, caratterizzate da cattive condizioni climatiche, poco popolate e povere. Dopo la fine del regime sandinista, i governi succedutisi alla guida del N. hanno cercato (in particolare a partire dal 1997) di procedere a una ristrutturazione economica, combattendo con misure drastiche l’altissima inflazione e tentando di rilanciare la stagnante situazione produttiva; il paese tuttavia, che soffre di pesanti fattori di svantaggio strutturale (vulnerabilità ai fenomeni meteorologici e climatici, grave carenza di infrastrutture, scarsa qualificazione della forza lavoro), continua a dipendere fortemente dagli aiuti internazionali.
Le attività primarie producono il 17% del PIL e formano la gran parte delle esportazioni (caffè, canna da zucchero, banane, tabacco), cui si affiancano le colture di sussistenza (mais, fagioli, riso). Il comparto zootecnico (principalmente bovini) è sviluppato soprattutto nelle aree montuose dell’interno. Intensamente sfruttate anche le risorse forestali (albero della gomma e legni pregiati). Il N. possiede miniere di oro, argento, rame e ferro, le cui produzioni rimangono tuttavia deboli e contribuiscono solo marginalmente alla formazione del PIL. Anche le risorse idriche non vengono utilizzate appieno e il N. dipende dalle importazioni di petrolio per la produzione di energia. Le attività industriali, assai poco diversificate, sono collegate soprattutto all’agricoltura. Il turismo è ancora un settore marginale, ma ha notevoli prospettive di crescita. I principali partner commerciali sono tornati a essere, dopo la fine dell’embargo, gli USA, seguiti dai paesi centroamericani. Dal 2005 è in vigore l’unione doganale tra N., Honduras, El Salvador e Guatemala.
La rete stradale (19.000 km di cui 2100 asfaltati), più sviluppata sulla costa pacifica, è insufficiente alle esigenze del paese; la Carretera Panamericana, che ne costituisce l’asse portante, attraversa il paese da N a S nella parte occidentale. Principali porti sono, sempre sulla costa pacifica, Corinto e San Juan del Sur. Nel dicembre 2014 sono cominciati i lavori per la costruzione – affidata a un consorzio con sede a Hong Kong – di un canale navigabile alternativo a quello di Panamá.
Abitato da vari popoli amerindi, nel 16° sec. il N. venne colonizzato dagli Spagnoli. Nel 1811, passò sotto l’Impero messicano di A. Itúrbide (1783-1824), alla cui caduta dichiarò la propria indipendenza. A un periodo di governo liberale (fino al 1844) seguì un ventennio di lotte tra liberali e conservatori, che si ampliarono spesso in guerre centroamericane. Nel 1856 l’avventuriero W. Walker s’impadronì della presidenza, tentando poi di estendere il proprio dominio sull’America Centrale. Durante il successivo periodo di presidenze conservatrici (1857-93) il paese, pacificato, progredì materialmente. Il governo del liberale J.S. Zelaya, affermatosi con la rivoluzione del 1893, introdusse riforme radicali e lottò contro la crescente ingerenza degli USA, che nel 1909 sostennero il moto rivoluzionario che rovesciò Zelaya.
Nel 1911 fu eletto presidente il conservatore A. Díaz, che chiese l’intervento di truppe nordamericane; l’occupazione statunitense durò sino all’agosto 1925 e riprese dal 1926 al 1933. Tra il 1925 e il 1927 esplose nuovamente una guerra civile fra le forze conservatrici di Díaz e quelle liberali di J.B. Sacasa. A Díaz succedette nel 1928 il liberale J.M. Moncada. Sotto la successiva presidenza di Sacasa ebbe inizio l’ascesa del ministro della Guerra Anastasio Somoza García, che, sorretto dal Partito nazional-liberale, fu presidente dal 1937 al 1947 e dal 1951 al 1956, esercitando di fatto la dittatura e opponendosi fortemente ai governi di sinistra dell’America Centrale. A Somoza, morto in un attentato nel 1956, succedette il figlio Luis Somoza Bayle. Il Partito nazional-liberale, e con esso la famiglia Somoza, continuarono a dominare la vita politica del paese, dapprima con R. Schick Gutiérrez (1963-66), quindi con il vicepresidente e ministro dell’Interno L. Guerrero Gutiérrez, poi con il secondo figlio di Somoza Debayle, anche lui di nome Anastasio, eletto nel 1967. Questi nel 1971 sciolse il Parlamento, sospese la Costituzione e assunse tutti i poteri. Somoza Debayle fu rieletto nel 1974 ma intanto si estendeva il movimento di opposizione alla dittatura, in particolare con l’attività del Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN). Dopo l’assassinio di P.J. Chamorro Cardenal, leader dell’opposizione moderata e direttore del giornale indipendente La Prensa, la guerriglia antigovernativa si trasformò in insurrezione generale contro il dittatore, che nel 1979 lasciò il paese.
Trasformatosi in un partito, il FSLN instaurò un governo rivoluzionario che concentrò i propri sforzi sul risanamento del N., stremato dalla guerra civile, realizzando la riforma agraria, lo sradicamento dell’analfabetismo e un primo sistema sanitario, ma limitando le libertà democratiche. Contro il governo, di cui nel marzo 1981 divenne capo il leader del FSLN D. Ortega Saavedra, muoveva l’azione destabilizzante dei contras, i guerriglieri sostenitori del passato regime stanziatisi in Honduras e sostenuti dagli Stati Uniti. Nelle elezioni politiche e presidenziali del novembre 1984 il FSLN ebbe il 67% dei voti e Ortega fu confermato capo dello Stato e dell’esecutivo, mentre gli Stati Uniti, continuando a sostenere la guerriglia antisandinista, promossero l’embargo commerciale con gravi ripercussioni sulle condizioni economiche e sociali (debito estero, inflazione, disoccupazione). Le successive elezioni politiche e presidenziali, nel febbraio 1990, videro così l’affermazione della Unión Nacional Opositora (UNO) e della sua candidata alla presidenza V. Barrios de Chamorro, vedova di Chamorro Cardenal, mentre l’FSLN divenne la principale forza di opposizione. I sandinisti furono ancora sconfitti nelle elezioni generali del 1996 e in quelle del 2001: nel 1996 la coalizione dei partiti conservatori impose il proprio candidato alla presidenza, J.A. Alemán Lacayo; nel 2001, il Partido Liberal Constitucionalista (PLC) conquistò la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale e la vittoria su Ortega del proprio candidato alla presidenza E.J. Bolaños Geye, il quale promosse nuovi accordi di libero commercio con gli USA, che si affiancarono all’adesione del N. al CAFTA (Central American Free Trade Agreement). Le elezioni del 2006 hanno riportato alla presidenza D. Ortega, riconfermato anche alle presidenziali del 2011 e del 2016, con un programma tuttavia molto più moderato. La crisi politica apertasi in Venezuela e il conseguente rischio di riduzione del suo sostegno finanziario, la dipendenza energetica, la vulnerabilità ai fenomeni naturali e la criminalità organizzata dilagante hanno negli anni successivi eroso il consenso popolare accordato al presidente Ortega, fino a degenerare nelle violente ondate di proteste verificatesi nell’aprile 2018 a seguito del varo di una riforma pensionistica - poi ritirata - che prevedeva un aumento dei contributi, riducendo parallelamente le pensioni del 5%, alle quali le forze istituzionali hanno opposto una brutale repressione producendo oltre 200 morti. Nei mesi successivi i conflitti non si sono ricomposti, nonostante i tentativi della Chiesa nicaraguense e degli organismi internazionali di aprire spiragli di dialogo tra il governo e l'opposizione, e la richiesta dell’indizione di elezioni anticipate da tenersi nel 2019.
Lago (8430 km2; profondità massima 70 m) dell’America Centrale, a 37 m s.l.m. nell’omonimo Stato. Di forma ovale ha le coste di NE basse e pantanose; sono elevate invece quelle di SO. L’isola di Ometepe, la maggiore del lago, è formata da 2 coni vulcanici: Concepción (1610 m) e Madera (1394 m). Immissario è il Río Tipitapa, che scende dal Lago di Managua; emissario il Río San Juan, che sfocia nel Mar Caribico.