Area protetta, tramite la promulgazione di leggi statali oppure regionali, le cui finalità sono la conservazione e il mantenimento del livello di biodiversità presente, delle caratteristiche del paesaggio e delle risorse culturali presenti in essa. ➔ anche parco.
Approfondimento di Loretta Gratani
Il concetto di parco si è sviluppato negli USA a metà del 19° sec. in seguito alle alterazioni che aveva subito l'ambiente, in particolare quello della costa orientale, a causa dello sfruttamento dei bacini minerari da parte dei pionieri. Nel 1864 il governo degli Stati Uniti per la prima volta prese l'iniziativa di proteggere il paesaggio naturale e il 1° marzo 1872 istituì il Parco nazionale di Yellowstone, destinato a diventare un "terreno di svago a beneficio e godimento del popolo". Tuttavia, la legge istitutiva non forniva una chiara definizione del concetto di parco, né dava alcun regolamento, privilegiando il divertimento alla conservazione. L'esempio americano fu seguito da quello di oltre cento paesi nel mondo (prima in Europa fu la Svezia nel 1909), ma l'iniziale concezione utilitaristica e ricreativa fu sostituita rapidamente dall'idea che nessun intervento dell'uomo dovesse bloccare il processo di evoluzione della natura.
Dalla rigida classificazione dei parchi dei primi decenni del 1900 (Conferenza internazionale per la protezione della natura, Brunnen, 1956) si è giunti alla più recente classificazione (IUCN, Unione internazionale per la conservazione della natura, Perth, 1990) che, in base a obiettivi di gestione ben definiti, individua 8 categorie di aree protette: riserve scientifiche e aree wilderness, aree in cui i processi naturali possono svolgersi senza l'influenza dell'uomo, adibite alla conservazione della biodiversità e a studi scientifici; parchi nazionali e riserve, istituiti per proteggere l'integrità ecologica di uno o più sistemi; monumenti naturali, aree caratterizzate da un elemento naturale o culturale di notevole valore; aree di gestione degli habitat e della natura, dove viene garantita la sopravvivenza di specie rare o minacciate e di comunità biotiche; paesaggi protetti, in cui la popolazione umana e la natura si devono integrare in maniera armonica; siti mondiali della natura, aree considerate patrimonio mondiale; aree della Convenzione di Rasmar (1971), per la protezione della fauna acquatica; riserve della biosfera, aree che fanno riferimento al programma MAB (Man and biosphere) dell'UNESCO. Si tratta di aree naturali da conservare per tramandarle alle generazioni future, scelte dalla comunità mondiale sulla base della rappresentatività dei biomi terrestri. Possono includere anche aree profondamente degradate nelle quali sperimentare il recupero ambientale.
Attualmente il concetto di conservazione si estende anche ai territori antropizzati che si vogliono recuperare e ai siti urbani di particolare valenza, partendo dal concetto di sviluppo sostenibile. È il caso del parco-azienda, autosufficiente e orientato, che trae profitti dalle risorse naturali, o del parco archeologico, finalizzato a conservare e valorizzare i beni di rilevante valenza storica, culturale e ambientale, la cui istituzione è decisa dal ministro dell'Ambiente, di intesa con il Ministero per i Beni e le attività culturali e la regione di competenza. Ci sono poi i parchi marini, costituiti dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche, con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere. In Italia nel dicembre 1991 è stata approvata la legge quadro n. 394/91, che detta i principi fondamentali per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette e sottolinea lo speciale regime di tutela e di gestione dei territori in cui sono presenti specie vulnerabili. Il piano prevede: riserve integrali, nelle quali l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità; riserve generali orientate, nelle quali è vietato costruire o eseguire opere di trasformazione del territorio; aree di protezione, nelle quali possono continuare, secondo gli usi tradizionali o secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali; aree di promozione economica e sociale facenti parte del medesimo ecosistema e nelle quali sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive del parco. L'indicazione dell'Unione Europea di sottoporre a tutela almeno il 10% dei territori nazionali è un obiettivo vicino alla realizzazione. Attualmente nel mondo ci sono ca. 48.000 aree protette, che coprono oltre 15 milioni di km2 ed equivalenti a ca. il 10,6% delle terre emerse, in Europa ca. 5.000 e in Italia 758, per una superficie totale superiore al 10% di territorio nazionale protetto.
Il Servizio di conservazione della natura del Ministero dell'Ambiente, nell'ambito di un aggiornamento del censimento dei biotopi (1.600 siti nel 1987), ha promosso un programma di ricerca (programma Bioitaly), basato sulla direttiva comunitaria Habitat che completa la legislazione comunitaria sulla protezione della natura e definisce un quadro comune per la conservazione della flora e della fauna selvatiche e di habitat, attraverso l'attuazione di una rete europea di zone speciali di conservazione denominata Natura 2000. La direttiva Habitat dispone, inoltre, che gli Stati membri dell'Unione Europea contribuiscano alla costituzione di Natura 2000, attraverso la realizzazione di un elenco di habitat di particolare pregio ambientale, denominati Siti di importanza comunitaria (SIC), che contribuiscono in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale o di una specie, ai quali si aggiungono le Zone di protezione speciale (ZPS), zone di interesse comunitario che richiedono una rigorosa protezione. La Commissione Europea ha il compito di valutare gli elenchi nazionali, arrivando alla realizzazione di un unico elenco definitivo.