Stato interno dell’Asia centro-orientale, confinante a N con la Federazione Russa e per il resto con la Cina. Corrisponde a circa il 60% della regione fisica e storica omonima, di cui occupa la parte mediana e settentrionale.
Il territorio, dappertutto elevato (raramente scende sotto i 1000 m), è decisamente montuoso a O, dove si estendono le catene dell’Altaj Mongolo e del Khangai, e lungo il confine settentrionale (Tannu-Ola, Khentei), mentre è formato da altopiani nella parte sud-orientale, coincidente con il Gobi. La massima altitudine (4374 m) si raggiunge nello Huyten Orgil, all’estremità occidentale, punto triconfinale tra M., Cina e Federazione Russa. La sezione nord-occidentale, tra l’Altaj Mongolo, il Tannu-Ola e il Khangai, è costituita da una serie di depressioni occupate da grandi bacini lacustri salati. Il clima, continentale, privo della benché minima influenza marittima, presenta elevatissime escursioni termiche annue (a Ulaanbaatar la temperatura media di luglio si aggira sui 20°C, e quella di gennaio sui −30°C) e diurne, nonché accentuata scarsità di precipitazioni; queste, dappertutto inferiori ai 500 mm annui, diminuiscono progressivamente verso E fin quasi ad annullarsi nel Gobi, massimo esempio di deserto extra-tropicale. Di conseguenza, la M. ha una rete fluviale poverissima, quasi assente nel Gobi; è inoltre endoreica, con bacini lacustri chiusi il maggiore dei quali è l’Uvs nuur (3550 km2), eccetto una frangia settentrionale, che invia le acque al bacino del fiume Selenga, e quindi al Lago Bajkal e all’Amur.
Il primo popolamento stabile della M. si fa risalire al Mesolitico e al Neolitico inferiore, in corrispondenza di climi più favorevoli di quello odierno. Massicce emigrazioni si ebbero però soprattutto durante i successivi ravvicinati periodi di bruschi mutamenti climatici. I primi abitanti della M. appartenevano al ceppo prototungusico, dal quale, in epoca storica, derivò con altri il gruppo mongolo, che ebbe contatti e frequenti mescolanze con gruppi etnici di discendenza turco-tatara (Turchi e Uiguri) e con gruppi tungusici. Oggi la compagine umana mongola comprende Kazaki (4%) a O, Buriati, Chalcha (circa il 90% della popolazione totale) e una ventina di altri gruppi mongoli, tra i quali i Durved (3%).
La popolazione, che si aggirava intorno alle 550.000 unità nel 1924, successivamente ha fatto registrare un continuo incremento grazie al netto miglioramento delle condizioni di vita materiale. Il tasso di natalità è sempre stato molto elevato: era del 21‰ nel 2009, di contro a una mortalità del 6‰; entrambi i tassi hanno subito una profonda flessione dagli ultimi anni del 2° millennio La densità rimane comunque estremamente bassa: se si escludono l’area della capitale (che concentra circa un terzo della popolazione del paese) e le circoscrizioni che fanno capo alle città di Darchan e di Erdenet, nessun’altra provincia supera i 2 ab./km2. Una frazione imprecisabile degli abitanti ha conservato un genere di vita nomadico o seminomadico pastorale; la popolazione è considerata per il 57% urbana, ma i centri, a parte Ulaanbaatar, non hanno caratteri formali e funzionali di vere e proprie città. È stato proposto lo spostamento delle funzioni di capitale a Karakorum (15.000 ab.), antica città che fu sede della corte di Genghiz khān nel 13° sec., situata 300 km a ovest di Ulaanbaatar.
La lingua ufficiale è il mongolo, parlato dalla quasi totalità degli abitanti. La popolazione è di religione lamaista, con una modesta minoranza islamica.
Fino al 1990, l’economia della M. fu sorretta da una politica di stretta collaborazione, in larga misura subalterna, con l’Unione Sovietica. Mediante una serie di piani quinquennali si mirò prima a una riorganizzazione del settore primario, poi a un’industrializzazione, orientata anche ai consumi finali e non solo alle produzioni di base. Al disgregarsi dell’Unione Sovietica, la M. cadde in una grave crisi economica e sociopolitica, seguita da una radicale ristrutturazione, dalla totale privatizzazione delle terre e dei mezzi di produzione, e insieme da un’apertura all’esterno, con diversificazione dei rapporti internazionali (facendo spazio alla Cina e al Giappone, ma anche agli Stati Uniti e a diversi paesi dell’ Unione Europea).
L’agricoltura assorbe circa il 40% della popolazione attiva e contribuisce per il 26% al prodotto interno lordo. Le terre arabili sono scarsissime e coltivate a cereali, patate, piante da foraggio. Non trascurabile è la produzione del legname. L’allevamento costituisce l’attività più notevole sia per l’alimentazione e per l’industria nazionale (carne, latte, lana, pelle) sia per l’ esportazione. Predominano i caprini (13,2 milioni di capi nel 2006) e gli ovini (12,8 milioni), ma sono numerosi anche i cavalli, i bovini e i cammelli. L’allevamento è praticato in forma estensiva, sugli sconfinati pascoli naturali (quasi l’80% della superficie); quello dei caprini si è espanso enormemente dalla fine del secondo millennio (con pesanti ripercussioni ambientali, aggravate da frequenti annate siccitose). Buone prospettive offre l’attività estrattiva, per la presenza di svariate risorse (carbone, tungsteno, rame, molibdeno, oro, petrolio), ma è finora limitata all’estrazione di carbone e oro; sembrano rilevanti i giacimenti di rame e molibdeno nei pressi di Erdenet, di cui si è iniziata l’utilizzazione. Il recente sviluppo industriale, che ha portato il settore a contribuire al prodotto interno lordo in misura maggiore dell’agricoltura, con il 17% degli attivi, è ormai centrato sulla trasformazione di prodotti agricoli e zootecnici. Gli insediamenti industriali di maggiori dimensioni sono a Ulaanbaatar, Süchbaatar, Darchan, Čojbalsan, Erdenet.
L’estrema rarefazione della copertura umana ha ostacolato la formazione di una rete di comunicazioni: un’unica importante linea ferrata, la Transmongolica, staccandosi dalla Transiberiana attraversa il paese da NO a SE, passa per Ulaanbaatar e si allaccia alla rete cinese; un altro breve collegamento ferroviario unisce la M. di nord-est alla Russia, per un totale di 1800 km di ferrovia. Si aggiungono poche strade asfaltate (1500 km) e piste (45.000 km ca.). Ulaanbaatar è il maggiore scalo aereo del paese.
La bilancia commerciale è passiva, dovendo la M. importare la massima parte dei manufatti strumentali e di consumo. All’esportazione concorrono prodotti dell’allevamento (lana, pelli, carne) e dell’attività estrattiva.
Il territorio dell’attuale Stato mongolo divenne indipendente nel 1911, dopo oltre due secoli di dominazione cinese (➔ Mongoli), con la proclamazione del regno di M. sotto la guida del capo della chiesa lamaista mongola. Nel 1915 il regno ritornò sotto la sovranità cinese, ma nel febbraio 1921 il generale russo-bianco Ungern-Sternberg reinstaurò la monarchia. Combattuto dai nazionalisti del Partito Popolare Mongolo (PPM), aiutati dall’Armata rossa, Ungern-Sternberg fu sconfitto nel luglio; il PPM costituì un proprio governo che firmò un trattato di amicizia con la Russia. Nel 1924 fu approvata una Costituzione ispirata a quella sovietica e proclamata la repubblica popolare; il PPM divenne il Partito Rivoluzionario Popolare Mongolo (PRPM). La struttura sociale di tipo feudale, dominata dalla Chiesa lamaista, persistette fino al 1928, quando il governo adottò un piano di radicale collettivizzazione dell’agricoltura e della pastorizia e avviò una campagna antireligiosa. La nomina di H. Čojbalsan come primo ministro (1936) segnò un ulteriore irrigidimento del regime e il rafforzamento dei rapporti con l’URSS; dopo la sua morte (1952) la vita politica fu dominata da Y. Tsedenbal, che guidò il governo fino al 1974, anno in cui divenne capo dello Stato. Le relazioni con l’URSS furono regolate da un nuovo accordo (1960), cui subentrò nel 1966 un trattato ventennale di amicizia, cooperazione, commercio.
Nella seconda metà degli anni 1980 fu avviato un processo di democratizzazione del paese e di privatizzazione dell’economia. Dalla fine di quel decennio la modifica dei rapporti internazionali permise un ampliamento e miglioramento delle relazioni internazionali della M., soprattutto con la Cina. Il processo di cauta liberalizzazione politica sancito dalla nuova Costituzione (1992) creò i presupposti per un rafforzamento dei partiti di opposizione, con i quali si schierò anche il capo dello Stato P. Očirbat (in carica dal 1990), che sconfisse nelle prime elezioni presidenziali dirette (1993) il candidato del PRPM, J. Batmunh, che deteneva da circa 7 anni il monopolio politico nel paese. Coalizzatesi nell’Alleanza democratica, le principali forze di opposizione vinsero anche le elezioni politiche del 1996, avviando un radicale programma di riforma dell’economia, i cui alti costi sociali generarono però un diffuso malcontento che favorì, nelle elezioni presidenziali del 1997, il candidato del PRPM, N. Bagabandi. Negli anni seguenti una grave instabilità politica si tradusse nel frequente ricambio dei capi di governo. Si registrò parallelamente un ulteriore rafforzamento del PRPM, che vinse sia le elezioni legislative del 2000 e del 2008 sia quelle presidenziali del 2001 e del 2005 (che portarono all’elezione di N. Enkhbayar).
Le elezioni parlamentari tenutesi nel giugno 2012 hanno registrato l’affermazione del Partito democratico, nato dalla fusione di cinque partiti politici d’opposizione. La situazione politica è però tutt’altro che stabile sia per le tensioni con il Partito popolare mongolo, che ha contestato il risultato elettorale e boicottato le attività parlamentari, sia per la crisi della coalizione di governo, formata dal Partito democratico con la Coalizione per la giustizia, che ha ritirato il sostegno al governo nel dicembre 2012 a seguito della condanna per corruzione di Enkhbayar, suo leader e presidente del Paese fino al 2009, quando gli è succeduto T. Elbegdorž, del Partito democratico, rieletto per un secondo mandato nel giugno 2013. Le consultazioni parlamentari svoltesi nel giugno 2016 hanno registrato la vittoria del Partito popolare mongolo, che ha ottenuto 65 dei 76 seggi del Parlamento, mentre il Partito democratico ha subìto una pesante sconfitta aggiudicandosi solo 9 seggi. Nessun candidato ha raggiunto la maggioranza assoluta alle consultazioni presidenziali del giugno 2017; al ballottaggio tenutosi nel luglio successivo, il primo nella storia del Paese, è stato eletto presidente K. Battulga del Partito democratico, che ha ottenuto il 55,1% dei voti contro il 44,8% aggiudicatosi da M. Enkhbold del Partito popolare. Alle consultazioni presidenziali tenutesi nel giugno 2021 si è imposto l’ex primo ministro mongolo U. Khurelsukh del Partito popolare mongolo, subentrato nella carica al presidente uscente K. Battulga.
Sul piano internazionale, la forte dipendenza economica da Mosca spinse la M. a una politica di alleanza con la Russia (trattato ventennale di amicizia e cooperazione firmato nel 1993 e riconfermato nel 2000). Nel 1994 un trattato di cooperazione economica fu stipulato anche con Pechino.