• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

Ercole

Enciclopedia on line
  • Condividi

(lat. Hercŭles)

Mitologia

Presso i Romani, nome dell’eroe greco Eracle, famoso per la sua forza. La figura di E. ha posto vari problemi all’indagine: in primo luogo se debba essere annoverato tra gli dei o tra gli eroi. Su questo punto le testimonianze antiche relative al suo culto appaiono contraddittorie. Le tradizioni greche ci parlano dell’eroe figlio di Zeus e della mortale Alcmena, ma anche di un Eracle concepito come Dattilo Ideo, primo di un gruppo di cinque Dattili, nati direttamente dalla grande Dea Madre di Creta, e quindi un dio; questo suo aspetto divino, quale Dattilo, è riconoscibile anche nella maggior parte delle imprese da lui compiute e raccolte nella tradizione ‘vulgata’ relativa alle ‘dodici fatiche’ sostenute da E. per volere di Era. La dea in questa tradizione è presentata come nemica dell’eroe-dio, ma comunque resta, anche in questa prospettiva, una grande divinità femminile al servizio (o per ordine) della quale una figura maschile sovrumana compie una serie di imprese; e nello stesso quadro rientra anche la tradizione dello stato di servitù al quale era assoggettato E. presso Onfale (➔).

Il mito

Nella versione vulgata del mito (che si riassume nelle tradizioni tebane) Zeus possedette la mortale Alcmena avendo assunto l’aspetto del marito Anfitrione. Era, gelosa di Alcmena, anticipò la nascita di Euristeo rispetto a quella del cugino E., perché potesse sottometterlo. Quando E. aveva otto mesi (o appena nato), mentre era in culla con il gemello Ificle, strozzò i due serpenti mandatigli contro da Era mostrando da allora la sua forza sovrumana. E. crebbe a Tebe educato in ogni disciplina da uno specialista mitico: da Eurito nell’arco, da Autolico nella lotta, da Castore nelle armi. L’uccisione di Lino, che gli insegnava la scrittura e la musica, lascia intravedere l’aspetto selvaggio della sua natura. Mandato per punizione dal padre sul Citerone a custodire il gregge, diede a 18 anni la prova della sua forza uccidendo un leone. Tornando a Tebe, mutilò del naso e delle orecchie i messi di Ergino, re dei Mini in Orcomeno, che pretendevano un tributo da Tebe e li rimandò incatenati. Ne sorse una guerra in cui E. vinse. In ricompensa ottenne per moglie la figlia di Creonte, re di Tebe, Megara, dalla quale ebbe tre figli (o più). Quando Euristeo, re di Tirinto (o Micene), lo chiamò al suo servizio, E. uccise i propri figli e due di quelli di Ificle in un accesso di follia mandatagli da Era per costringerlo al servizio di Euristeo con una colpa tale che rendesse necessaria l’espiazione, o perché, malgrado l’oracolo di Zeus, E. esitava a riconoscere Euristeo come padrone. Sceso nell’Ade per ordine di Euristeo, al suo ritorno sposò Deianira, sorella di Meleagro, che fu causa della sua morte.

Al servizio di Euristeo E. compì le dodici fatiche, impostegli dall’oracolo di Delfi per la durata di dodici anni come prezzo per la sua immortalità o come espiazione per l’uccisione dei figli. Esse, pur con varianti nella successione, in età ellenistica, sono: a) il leone di Nemea in Argolide, nato da Tifone e da Echidna (o dalla Chimera e dal cane Ortro): E. lo strozzò con le mani e ne rivestì la pelle; la testa del leone gli servì da elmo; b) l’idra di Lerna, un drago mostruoso, nato da Tifone ed Echidna, con 5 o 7 (o più, fino a 100) teste esalanti alito mortale: E. colpì le teste con le frecce infiammate o le tagliò con la spada, aiutato dal nipote Iolao; schiacciò con un masso la testa centrale, che era immortale, e avvelenò le sue frecce con il sangue del mostro; c) il cinghiale di Erimanto, in Arcadia, che infestava i campi di Psofide: E. lo catturò vivo; d) la cerva di Cerinea, monte fra l’Arcadia e l’Acaia; aveva le corna d’oro e i piedi di rame ed era sacra ad Artemide: E., che non doveva perciò ucciderla, la inseguì per un anno intero finché la colpì con una freccia e la prese; e) gli uccelli di Stinfalo, lago in Arcadia, dotati di artigli, rostri e ali di bronzo e anche di penne di bronzo che scagliavano come dardi: E. ne uccise alcuni con le sue frecce, gli altri li cacciò spaventandoli con un sonaglio di bronzo datogli da Atena; f) la cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni, dono fattole da Ares, ma desiderata da Admeta figlia di Euristeo: E. uccise Ippolita e le prese la cintura; g) le stalle di Augia, re degli Epei nell’Elide, piene del letame accumulato dagli immensi armenti: in un giorno solo E. riuscì a ripulirle immettendovi la corrente del fiume Alfeo (o del Peneo o di ambedue i fiumi); h) il toro di Creta, mandato al re Minosse da Posidone e poi reso furioso dal dio perché Minosse non lo aveva sacrificato: E. portò vivo il toro a Micene; Euristeo volle dedicarlo a Era, ma la dea lo rifiutò; perciò fu rimesso in libertà (e figura poi come toro di Maratona nella leggenda di Teseo); i) le cavalle di Diomede, re dei Bistoni in Tracia, che si chiamavano Podargo, Lampon, Xanto, Deino e si nutrivano di carne umana:. E. vinse Diomede e lo diede in pasto alle sue cavalle, che si lasciarono domare dall’eroe e portare a Euristeo, il quale poi le rimise in libertà; l) i buoi di Gerione, mostro figlio di Crisaore, custoditi in grandi armenti nell’isola di Eritea dal gigantesco pastore Eurizione e dal cane bicipite Ortro: per prenderli E. dovette attraversare l’Oceano ottenendo da Elio la ‘coppa’ che serviva al dio per il viaggio di ritorno dall’occidente all’oriente; ammazzati Ortro ed Eurizione, E. portò via i buoi; Gerione raggiunse E. sulle rive del fiume Antemo; là però l’eroe lo uccise e imbarcati i buoi sulla coppa giunse sull’altra riva dell’Oceano a Tartesso. m) i pomi d’oro delle Esperidi, che erano stati regalati da Gea a Era come dono di nozze; erano custoditi in un giardino dell’estremo occidente, presso il Monte Atlante, dalle Esperidi e guardati da un drago, Ladone: E. uccise Ladone, prese tre pomi e li portò a Euristeo; n) il cane Cerbero, che stava a guardia dell’Ade: l’eroe discese dal capo Tenaro in Laconia nell’Ade dove ebbe molte avventure e incontri; avendo ottenuto da Ade il permesso di catturare la bestia a condizione di non usare armi, E. afferrò Cerbero per il collo e dopo fiera lotta riuscì a trascinarlo fuori fino a Micene in presenza di Euristeo, che per lo spavento si rifugiò in una botte; poi lo ricondusse nell’Ade. Con quest’ultima fatica, E. si liberò dalla servitù di Euristeo. Secondo altre versioni l’ultima fatica sarebbe la ricerca dei pomi delle Esperidi, con cui l’eroe conquistò l’immortalità.

Delle leggende romane che lo riguardano, la più nota è quella della lotta di E. e Caco , formatasi su tratti autentici della mitologia italico-romana, ma secondo modelli ellenistici in tempo piuttosto tardo. La prima forma della leggenda doveva mostrare l’eroe accolto, al ritorno da Gerione, dal re Fauno, che usava sacrificare agli dei gli stranieri, ma che fu ucciso da E.; questi poi continuò il suo cammino per la Magna Grecia. Nella tradizione ordinaria Evandro, conosciuta dalla madre Carmenta la vera natura di E., gli consacra un altare fra il Palatino e l’Aventino, la cosiddetta Ara massima. La leggenda di E. è collegata anche con il mito della Bona Dea.

Il culto di E. si diffuse nelle province d’Italia e nelle regioni dell’Impero, e fu dato spesso il suo nome a divinità indigene analoghe. Gli imperatori Caligola e Commodo si fregiarono dei suoi attributi (pelle leonina e clava). Massimiano si chiamò Erculeo. Il culto dell’Ara massima fu in vigore fino al tempo di Costantino.

Iconografia

L’iconografia greca e romana del dio insiste sugli attributi della clava e della pelle leonina e talvolta compaiono anche l’arco e la faretra; in alcuni tipi arcaici e italici E. indossa la corazza. I due tipi barbato e imberbe coesistono fino dall’arcaismo; la muscolatura del corpo è sempre vigorosa, resa con grandiosa efficacia soprattutto nel tipo attribuito a Lisippo, noto specialmente dalla copia Farnese (Museo archeologico nazionale di Napoli). Numerose sono anche le figurazioni del dio in azione nelle 12 fatiche e negli altri episodi del mito. Particolari figurazioni sono l’E. banchettante, quello che suona la cetra, quello ebbro, quello in abiti di Onfale.

Letteratura

E. è protagonista di varie tragedie greche, dalle Trachinie di Sofocle all’Alcmeone a Psofide, al Telefo (queste due perdute), all’Alcesti e all’Eracle di Euripide. Nella letteratura latina il mito di E. è trattato soprattutto nelle Metamorfosi di Ovidio, nell’Eneide di Virgilio, nell’Ercole furente (lat. Hercules furens) e nell’Ercole Eteo (lat. Hercules Oetaeus) di Seneca. La leggenda della sua nascita è trattata con vena comica nell’Anfitrione di Plauto, da cui deriva la commedia elegiaca Geta di Vitale di Blois (12° sec.). Particolare fortuna ebbe nel Medioevo specialmente il mito di Ercole al bivio, narrato da Prodico, che fu assunto a simbolo del destino di ogni uomo. Nel primo Umanesimo e poi nel Rinascimento, la figura di E. divenne il simbolo dell’uomo che vince la fortuna e conquista l’eternità grazie alle proprie virtù. Sono da ricordare il De laboribus Herculis di C. Salutati; il trattato Los trabajos de Hércules di E. de Villena (1417); il poema Ercole di G.B. Giraldi Cinzio (1557); l’Hercule mourant di J. de Rotrou (1634). Nel campo musicale si ricorda l’oratorio Hercules di G.F. Händel (1745).

Accanto all’interpretazione drammatica o lirica della figura di E., non è mancata fin dall’antichità quella comica (vedi Gli Uccelli e Le Rane di Aristofane), che è poi venuta sempre più accentuandone i tratti buffoneschi.

Colonne d’E. Le due rupi di Calpe e di Abila che formano lo Stretto di Gibilterra, così chiamate per la leggenda d’origine fenicia secondo cui il dio Melqart (identificato poi con E., Hercules Gaditanus, per il culto e il famoso tempio di Gades) avrebbe posto ai lati dello stretto due colonne. Furono considerate l’estremo limite raggiunto da E. nelle sue peregrinazioni e, specie nel Medioevo, come un limite posto perché gli uomini non si spingessero nell’Oceano Atlantico.

Astronomia

Grande costellazione del cielo boreale tra la Lira e la Corona boreale, in cui gli antichi Greci riconoscevano la figura di E., coperto della pelle del leone Nemeo e armato di clava.

Vedi anche
Eracle Personaggio della mitologia greca (chiamato dai latini Hercules, Ercole) famoso per la sua forza. Sulle origini e sulla nascita di Eracle vi sono tradizioni differenti; talvolta è annoverato fra gli dei, altre fra gli eroi. Testimonianze di un doppio culto di Eracle provengono da varie parti della Grecia, ... Esperidi (gr. ῾Εσπερίδες) Mitiche fanciulle dall’amabile canto che la leggenda greca pone in un’isola dei mari occidentali a custodire in un giardino i magici frutti dorati di un albero vigilato da un drago. ● La leggenda delle Esperidi ebbe molte varianti. Il numero delle Esperidi oscilla da 1 a 11, ma di ... Marco Aurelio Còmmodo Còmmodo, Marco Aurelio (lat. M. Aurelius Commŏdus Antoninus; prima del 180 L. Aelius Aurelius Commŏdus). - Imperatore romano (Lanuvio 161 d. Commodo, Marco Aurelio - Roma 192): figlio di Marco Aurelio, fu nel 176 nominato imperator dal padre, che troncò la serie degli imperatori "adottivi" tornando al ... Melqart Divinità maschile fenicia di Tiro (il nome significa «re della città»), protettrice dei naviganti. Con la fenicia Gezabele, moglie del re Acab, il suo culto penetrò in ambiente ebraico e provocò la reazione yahwistica impersonata dal profeta Elia. Venerato a Cartagine e a Tartesso (Cadice), dai Romani ...
Indice
  • 1 Mitologia
    • 1.1 Il mito
    • 1.2 Iconografia
    • 1.3 Letteratura
  • 2 Astronomia
Categorie
  • MITOLOGIA in Religioni
  • CORPI CELESTI in Astronomia
  • MITOLOGIA in Letteratura
Tag
  • STRETTO DI GIBILTERRA
  • LETTERATURA LATINA
  • COMMEDIA ELEGIACA
  • OCEANO ATLANTICO
  • VITALE DI BLOIS
Altri risultati per Ercole
  • ERCOLE
    Enciclopedia dell' Arte Medievale (1994)
    C. Frugoni Nome romano del greco Eracle, figlio di Zeus e Alcmena, semidio, accolto in cielo dal rogo che doveva incenerirlo e perciò immortale, E. è celebre per le dodici fatiche (dodekáthlos) compiute al servizio di Euristeo re di Micene: lottò e vinse, strozzandolo, il leone nemeo dalla pelle invulnerabile; ...
  • Ercole
    Enciclopedia Dantesca (1970)
    (Ercule, forma diffusissima nel sec. XIV) Giorgio Padoan Identificato dai Latini nel greco Heracles, E., dall'avo Alceo detto anche Alcide, è il più grande e famoso degli eroi della mitologia antica. Figlio di Giove e di Alcmena moglie di Anfitrione, fin nella culla diede prova della sua forza prodigiosa ...
  • TURINETTI, Ercole Giuseppe Ludovico, marchese di Priero e di Pancalieri
    Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
    (1702) Francesco Lemmi Nacque a Torino il 27 novembre 1658. Amico e consigliere di Vittorio Amedeo II, che lo decorò del collare della SS. Annunziata (1698), fu ambasciatore a Londra (1679 e 1682) e a Vienna (1691-1701), e poi artefice principale dell'alleanza austro-sabauda del 1703. Altamente benemerito ...
  • ERCOLE
    Enciclopedia Italiana (1932)
    Il più popolare degli eroi greci, oggetto d'un grandissimo numero di miti. Zeus, invaghitosi di Alcmena moglie di Anfitrione, ne inganna l'onestà presentandosi sotto le spoglie del marito assente. Era, moglie di Zeus, concepisce un odio mortale contro il nascituro e quando Zeus solennemente afferma ...
  • BAZZICALUVA, Ercole
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Incisore al bulino e acquafortista pisano della prima metà del sec. XVII, lavorò specialmente a Firenze ove fu scolaro di Giulio Parigi. Buon imitatore del Callot e del Della Bella, incontrò il favore degli amatori di stampe per la scelta felice dei soggetti, quasi sempre di sua invenzione, per la vivacità ...
Mostra altri risultati
Vocabolario
èrcole
ercole èrcole (o Èrcole) s. m. – Persona di costituzione assai robusta e di grande forza: è un Ercole (o un ercole), è forte come un e.; anche, individuo muscoloso che nelle fiere e nei circhi equestri si esibiva in esercizî di forza fisica....
eraclèe
eraclee eraclèe s. f. pl. [dal gr. (τὰ) ῾Ηράκλεια]. – Antiche feste greche in onore dell’eroe Èracle (Ercole, per i Latini).
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali