Stato dell’America Meridionale, compreso fra l’Atlantico a N, il Suriname a E, il Brasile a S, il Venezuela e il Brasile a O.
Il territorio è in gran parte pianeggiante, con ampie superfici alluvionali lungo la fascia litoranea, cui succede verso l’interno una vasta piattaforma collinare, cinta a O e a S da una zona di alte terre. Con il variare della natura delle rocce compaiono forme diverse: il Massiccio della Guiana presenta creste appuntite di quarzite, piccole colline di lava dalla sommità appiattita, formazioni tabulari di arenaria (Serra Pacaraima, che culminano nel Monte Roraima a 2772 m) e soprattutto rilievi granitici risalenti a varie epoche. Le superfici pianeggianti costiere, invece, si sono formate dall’accumulo di depositi alluvionali su sedimenti arenacei del Terziario: lungo la costa le terre basse, orlate da antichi cordoni litoranei, offrono in prevalenza fertili suoli argillosi; più all’interno, invece, larghi tratti di terreno (sabbie marine o detritiche, povere e costituite di terre grigie) sono coperti dalle savane. La G. beneficia di pianure costiere molto estese grazie, soprattutto, alla costituzione dei polders da parte dei coloni olandesi e inglesi. La struttura del rilievo, con le formazioni tabulari terminanti a gradino, fa sì che i fiumi e i loro affluenti, numerosi e ricchi di acque, abbiano il corso interrotto da rapide e cascate; i maggiori corsi d’acqua sono l’Essequibo, che solca la G. da S a N, sfociando nell’Oceano Atlantico con un vasto estuario a O di Georgetown, il Cuyuni, il Rupunumi e il Courantyne. Il clima è caldo-umido e la temperatura mantiene sulla costa una media di 26 °C; le abbondanti piogge (oltre 2500 mm annui) sono distribuite in due stagioni, una dalla metà di aprile alla metà di agosto, l’altra dalla metà di novembre alla fine di gennaio; sui rilievi interni si accentua la stagione asciutta.
Conseguenza della colonizzazione olandese del 16° sec. fu la formazione sulla costa di un’economia di piantagione, fondata sulle colture del tabacco, del cotone, del caffè e del cacao; tuttavia solo con la sistemazione a polders delle terre basse del litorale, ai primi del 18° sec., poté svilupparsi la coltura della canna da zucchero, che si servì di manodopera africana importata. Dal 1834, con l’abolizione della schiavitù, cominciarono ad affluire nel paese lavoratori a contratto, provenienti in genere dall’India. La popolazione, che in quell’anno era di 100.000 ab., raggiunse i 127.700 nel 1851, i 296.000 nel 1911 e i 344.000 nel 1937, superando poi i 500.000 negli anni 1950.
In conseguenza delle migrazioni da varie parti del mondo, la popolazione si presenta notevolmente composita, accanto agli Indiani (43,5%) vi sono Neri (30,2%), Meticci (16,7), Amerindi (9,2%) che abitano lungo i fiumi all’interno del paese, Portoghesi discendenti dai Maderesi reclutati nell’Ottocento, Cinesi e altri Europei. L’eterogeneità etnica si riflette nella varietà delle religioni, dove gli induisti sono in maggioranza (28,8%), accanto ai numerosi protestanti (18,7%), cattolici (8,1%), e musulmani (7,3%). Circa il 90% della popolazione è concentrata nella fascia costiera fra gli estuari dell’Essequibo e del Courantyne. Il paese possiede la più elevata quota di popolazione rurale dell’America Meridionale, e nel 2008 solo il 28% degli abitanti viveva nelle aree urbane. La città di gran lunga più importante è la capitale, Georgetown, seguita, a notevolissima distanza, da Linden e New Amsterdam.
L’andamento negativo dei prezzi internazionali dei principali beni d’esportazione e un certo malcontento sociale, sfociato spesso in violenti disordini, hanno frenato lo sviluppo dell’economia; tuttavia, sul finire del 20° sec., il paese è uscito dalla lunga fase recessiva, sostenuto nella ripresa dal rialzo dei costi delle materie prime. Il governo, inoltre, ha lanciato un vasto programma di riforme economiche, che comprende numerose privatizzazioni nonché la concessione di nuove licenze di sfruttamento forestale e minerario, con la speranza di richiamare capitali esteri nei principali comparti produttivi. A tale strategia si è affiancato anche uno sforzo a favore del processo di industrializzazione, allo scopo di esportare merci con più elevato valore aggiunto e non soltanto materie prime o prodotti agricoli. Produzione dello zucchero e lavorazione della bauxite sono le attività in cui si sono concentrati gli investimenti. Il settore agricolo assicura il 40% circa del PIL e la metà delle esportazioni con due produzioni principali: il legname (la foresta copre i tre quarti del territorio, nel 2006 sono stati prodotti 1.433.952 m3) e lo zucchero (la canna occupa la maggior parte dei terreni agricoli). Una discreta fonte di reddito è rappresentata anche dalla pesca di gamberi, ma la quantità è in ribasso. L’estrazione mineraria si pone al secondo posto nell’economia della G., che possiede la più grande miniera a cielo aperto di oro del mondo. Il settore fornisce anche diamanti e, soprattutto, bauxite, che, malgrado abbia registrato un notevole calo, passando da oltre 3 milioni di t annue negli anni 1970 a 2 milioni nel 2007, continua ad assicurare una consistente quota delle esportazioni.
La G. esporta soprattutto bauxite, riso e zucchero, mentre è costretta a importare manufatti di ogni genere, combustibili e prodotti alimentari; principali partner commerciali sono gli Stati Uniti, il Regno Unito e Trinidad.
Le comunicazioni interne si servono, per lo più, dei tratti navigabili dei fiumi; le strade coprono 7970 km, di cui 590 km asfaltati. I porti principali sono Georgetown e New Amsterdam.
La colonizzazione della G., iniziata alla fine del 16° sec., allorché gli Olandesi si stabilirono sulle rive dell’Essequibo, si consolidò a partire dal 1621 a opera della Compagnia olandese delle Indie Occidentali. Durante le guerre napoleoniche i possedimenti olandesi furono occupati dagli Inglesi e definitivamente assegnati dal congresso di Vienna alla Gran Bretagna che, nel 1831, li riunì nella G. Britannica. La coltura della canna da zucchero, sviluppata nelle grandi piantagioni costiere che impiegavano schiavi africani, restò la principale attività della colonia anche sotto il dominio britannico. Dopo l’abolizione della schiavitù e l’abbandono delle piantagioni da parte dei Neri, gli Inglesi fecero ricorso all’importazione di mano d’opera indiana e nell’arco di un secolo la popolazione di origine indiana divenne maggioritaria.
Dopo il conseguimento dell’indipendenza nell’ambito del Commonwealth, nel 1966, la vita politica della G. è stata dominata da due partiti, il People’s National Congress (PNC), di orientamento socialista moderato ed espressione della popolazione di origine africana, e il People’s Progressive Party (PPP), sostenuto dagli Indiani. Il primo, guidato da F.S. Burnham, già primo ministro e dal 1980 alla morte, nel 1985, presidente della Repubblica, attraverso elezioni caratterizzate da gravi irregolarità ha stabilito un virtuale monopolio del potere fino al 1992. In quell’anno elezioni regolari (con la presenza di osservatori internazionali) videro la vittoria del PPP che, seppure in un clima politico sempre più teso e segnato da violenze, è poi prevalso anche nelle elezioni nel 1997, 2001, 2006. A C. Jagan, presidente della Repubblica fino al 1997, sono succeduti nella carica la moglie J. Jacan, quindi dal 1999 B. Jagdeo, riconfermato nel 2006, e dal 2011 D. Ramotar, candidato del PPP, che ha però perso la maggioranza assoluta in Parlamento. A seguito delle elezioni svoltesi nel maggio 2015 M.V. Nagamootoo della coalizione A Partnership for National Unity (APNU) ha assunto la carica di premier, e D.A. Granger quella di presidente del Paese.