Conoscitore profondo di una qualche disciplina, che egli possiede integralmente e che può insegnare agli altri nella maniera più proficua. In particolare, titolo dato a chi, in seguito all’acquisizione di un diploma o di una specifica esperienza, è abilitato all’insegnamento in alcuni tipi di scuola o all’esercizio di determinati arti o mestieri.
Originariamente, m. era chi operava nelle diverse attività artistiche e architettoniche, come personalità di rilievo, e che, spesso a capo di una bottega, trasmetteva il suo insegnamento. Dalla seconda metà del 19° sec. il termine è stato usato da storici dell’arte tedeschi per la creazione di espressioni (Maestro di) mirate a definire personalità di artisti non identificati, individuate di solito dal nome di un artista già noto di cui si segnala la derivazione o la vicinanza, da un’opera, da un’iconografia di riferimento. Di uso corrente dall’inizio del 20° sec., la creazione di tali ipotetiche individuazioni di personalità artistiche, che ha risposto a necessità attributive, di collezionismo e di mercato, ha permesso di raggruppare sotto un nome un nucleo di opere più o meno consistente, giungendo a volte in un momento successivo a una più precisa identificazione.
Nelle scuole greche e romane la funzione del m. era contenuta principalmente nel campo della lingua, della grammatica e della retorica. Dal 12° sec., con il fiorire della cultura, i m. si moltiplicarono nella Chiesa e fuori; mentre d’altra parte il nome di m. si veniva sempre più estendendo anche all’operaio o all’artigiano che, dopo essere stato apprendista, poteva a sua volta trasmettere l’arte ai discepoli. Con l’Umanesimo i m. di scuola furono stipendiati dai Comuni o dai principi o da privati; m. insigni furono, nel 15° sec., Gasparino Barzizza, Guarino Guarini, Vittorino da Feltre.
Con il costituirsi e differenziarsi, in seguito alla Riforma protestante e alla Controriforma cattolica, delle scuole di latinità e di filosofia destinate ai giovani delle classi superiori e medie, e in seguito al successivo sorgere delle scuole primarie o elementari per i fanciulli, il termine m. si andò sempre più restringendo a designare le persone preparate per queste seconde scuole, e si riservò invece il termine di professore per gli insegnanti delle prime.
Solo alla fine del 18° sec. e nei primi decenni del 19°, preparate dal rinnovamento illuministico, sorsero iniziative pratiche miranti a creare su basi nuove la scuola e il maestro. Di grande importanza in questo senso fu l’attività di J.H. Pestalozzi, il quale, per l’istituzione (1805) del seminario di Yverdon per i m. e per l’attività rivolta alla scoperta e alla sperimentazione delle leggi metodiche dell’educazione, può considerarsi come il fondatore della scuola popolare moderna e m. dei maestri.
In Italia il problema della formazione pubblica del m. si cominciò a risolvere nel periodo 1840-44, con V. Troya e F. Aporti, dalle cui esperienze derivarono la scuola universitaria di metodo e la cattedra di pedagogia. La preparazione del m. ebbe poi un primo riordinamento nella legge Casati del 1859, che istituiva la scuola normale di tre anni; un secondo incremento con la legge Gianturco del 1896, che vi provvedeva in modo più organico con il tirocinio e con il corso fröbeliano; e infine ebbe un maggiore impulso con la riforma Gentile del 1923, che introduceva nella formazione culturale del m. il latino e la filosofia.
Con il nome di m. sono designati comunemente gli insegnanti di scuola primaria e quelli di scuola dell’infanzia. Lo stato giuridico di questo personale, per la parte che riguarda la funzione, le sanzioni disciplinari e il regime delle incompatibilità è regolato dal d. legisl. 297/94. Il rapporto di lavoro, invece, è disciplinato dal vigente contratto collettivo nazionale di lavoro e dal d.l. 137/2008, in vigore dal 1° settembre 2008, il cui art. 4 contiene le nuove regole sul maestro unico. Il titolo di studio che consente di concorrere per l’accesso ai ruoli è la laurea in scienze della formazione primaria. Il percorso formativo è suddiviso in due indirizzi: uno per la scuola dell’infanzia e l’altro per la scuola primaria propriamente detta. Il nuovo corso di studi, finalizzato alla formazione di questa specifica tipologia di insegnanti, è stato istituito dalla l. 341/90 e ha valore abilitante. L’accesso ai ruoli ha luogo mediante concorsi per titoli ed esami o mediante concorsi per soli titoli. L’orario di servizio settimanale è fissato in 25 ore per gli insegnanti di scuola dell’infanzia e in 24 ore d’insegnamento per i docenti della scuola primaria. A ciò si aggiungono per entrambi gli ordini di scuola 40 ore annuali per la partecipazione alle riunioni del collegio dei docenti e altre 40, sempre annuali, per gli incontri relativi, rispettivamente, ai consigli di intersezione e di interclasse.
M. del Sacro Palazzo Prelato della famiglia pontificia. La carica sembra sia stata istituita nel 1218 da Onorio III su suggerimento di s. Domenico di Guzmán, che sarebbe stato il primo a ricoprirla con il compito di predicare ai familiari dei dignitari pontifici. Quando la Curia pontificia ebbe il suo Studium palatii, primo nucleo della Sapienza, il m. del Sacro Palazzo (appartenente per tradizione all’ordine dei domenicani) ne ebbe la suprema direzione. Cessata la scuola pontificia agli inizi del 16° sec., ebbe incarichi vari per la difesa dell’ortodossia (scelta dei predicatori per la cappella del papa, esame preliminare delle loro prediche, poi, più tardi, esame preventivo di tutte le opere che si dovessero stampare a Roma). Con Pio XI divenne teologo di fiducia del pontefice e consultore di diritto del Sant’Offizio (oggi Congregazione per la dottrina della fede), mansioni e prerogative che ha mantenuto anche dopo che, con il motuproprio Pontificalis Domus del 28 marzo 1968, il titolo è stato mutato in quello di teologo della casa pontificia.