Elemento da costruzione in forma di piastrella quadrata, rettangolare o esagonale, di cemento, graniglia o ceramica usata per rivestimenti e pavimentazioni edilizie.
Create nel Vicino Oriente, come rivestimento delle mura esterne e delle pareti interne, m. furono in uso presso gli Egizi dal 4° millennio a.C. (m. silicee dal lustro azzurro turchino) e con gli Assiri e i Babilonesi dal 6° sec. a.C. (m. applicate alle pareti e mattoni smaltati). Con l’ellenismo, l’uso delle m. scomparve; ma sotto i Sasanidi (221-641 d.C.) vi fu una ripresa dell’architettura persiana più antica.
Dall’8° sec. l’arte persiana si impose a tutto l’islam. Il disegno astratto della decorazione persiana fu determinante per le m. del mondo islamico, allorché, sotto l’influsso delle ceramiche cinesi, le m. smaltate si sostituirono alla decorazione in stucco. La Mesopotamia fu importante centro di produzione e di esportazione. Sotto i Fatimidi molti ceramisti si trasferirono in Egitto per passare poi in Mesopotamia e in Persia (Kāshān). Le m. erano usate nella decorazione dei miḥrāb (13° sec.) e in fregi all’interno o all’esterno degli edifici. La decorazione comprendeva intrecci vegetali e iscrizioni con versi del Corano, spesso in rilievo, e un ricco repertorio di figure. L’invasione mongolica arricchì la produzione di motivi d’origine cinese.
In molte m. tarde (14° sec.), di destinazione profana, sono notevoli le scene figurate. Preziose le m. dipinte nella tecnica mina’ì (applicazione di molti colori sotto o sopra lo smalto). Altra tecnica fu la lajvardina, con colori e oro su fondo azzurro. Gli effetti plastici dello stucco furono ripresi in rivestimenti esterni a Samarcanda e a Buchara. Diverso dai sistemi decorativi delle m. in rilievo o dipinte fu quello, diffuso nell’islam, del mosaico di m.: si tagliarono lastre di ceramica smaltata in piastrelle di varie forme, da combinare in disegni geometrici su vaste superfici. La tecnica fu elaborata in Asia Minore (regione di Konya), con i Selgiuchidi.
In seguito mosaici di m. furono eseguiti in Spagna, in Egitto, nell’Africa del Nord e in Persia (Esfahan). Una produzione di m. a lustro è documentata in area bizantina (Costantinopoli, Bulgaria), con motivi d’origine orientale o con figurazioni religiose. Nella Spagna islamica manifatture di m. risalgono al 10° sec. (Andalusia); la massima fioritura si ebbe dalla fine del 13° secolo. Il tipo prodotto in Spagna fu molto peculiare: ogni m. era composta di lamelle (aliceres) di terracotta colorata inserite a intarsio nella piastrella formando composizioni geometriche, usate per fregi sulle pareti. L’intreccio geometrico, molto complesso, durò fino a tutto il 15° sec. nello stile mudéjar (Siviglia). Nel Rinascimento si introdussero m. con motivi araldici, spesso incorniciati dall’intreccio geometrico mudéjar. Nel 16° sec. la Spagna subì l’influsso italiano nell’uso di m. dipinte.
In Occidente le m. furono dapprima usate per i pavimenti. In Francia, forse sotto l’impulso del mosaico cosmatesco, furono creati pavimenti a mosaico di m. di creta rossa o bruna tagliate con un disegno geometrico, talvolta con motivi di gigli o simili (basilica di Saint-Denis, 12° sec.). Maggiore diffusione ebbero le m. intarsiate (inserendo un impasto scuro nel fondo scalpellato intorno alla figura, in chiaro). M. figurate (ritratti, scene storiche o letterarie ecc.) furono ottenute con impressione a crudo di stampi di legno (pavimento della sala capitolare di Westminster, 1253-59). Tipico della Germania fu l’uso di m. con figure in rilievo, disposte sulle pareti; centro di produzione fu il monastero di S. Urbano (Zofingen) fino a metà 14° sec., quando si introdussero matrici di legno ad alto rilievo.
A differenza di altri paesi europei, in Spagna e in Italia era diffusa la m. smaltata. In Spagna, dopo quelle islamiche in Andalusia, altre manifatture furono a Maiorca (donde l’italiano maiolica), a Paterna (presso Valenza), in Catalogna, con lustri verde e porpora simili ai colori della m. italiana del 14° secolo. Rinvenimenti ad Avignone, ad Amburgo e a Utrecht provano l’ampiezza delle esportazioni italiane; ma alla fine del 14° sec. manifatture di m. di maiolica dipinta furono impiantate anche a Digione e nei Paesi Bassi. Fin dal 14° sec. (duomo di Lucca) si usavano in Italia anche m. dipinte a ornamento delle pareti. Tra i più antichi pavimenti di m. in maiolica notevole è quello nella cappella Caracciolo in S. Giovanni a Carbonara (1427-32) a Napoli. Altri centri importanti, oltre a Napoli, furono in Umbria, a Pesaro, a Faenza, a Firenze.
Un’applicazione nuova delle m. si ebbe in Germania (prima metà 15° sec.) nel rivestimento di stufe; per aumentarne la superficie irradiante le m. furono variamente plasmate, anche con sculture. Tale produzione si protrasse nel tempo, talvolta con il contributo di artisti famosi. In età barocca, una produzione caratteristica si ebbe nei Paesi Bassi (m. bianche con dipinti azzurri, di ispirazione cinese); di grande importanza nell’arredamento, fu imitata in Germania e in Inghilterra. La sua influenza fu rilevante nelle m. spagnole (18° e 19° sec., con scene di genere e pitture popolari) e messicane.
Dall’uso sempre più esteso delle m. nell’architettura del 19° sec. derivò la nuova importanza del rivestimento a m. con uso qualificante di particolari servizi o luoghi (il bagno, la cucina, la latteria, il chiosco per le bibite ecc.). Le m. furono prodotte industrialmente, con disegni generalmente a stampa o, dal 20° sec., monocrome; dalla seconda metà del secolo si è assistito a una fiorente ripresa dell’industria delle m. di ceramica con disegni di varia ispirazione, con inclusioni di materiali diversi, anche su disegno di artisti e designer.
Nelle costruzioni civili le m. di cemento sono costituite da due strati di calcestruzzo pressati in appositi stampi e hanno uno spessore complessivo di circa 2,5 cm; nello strato superiore la dosatura di cemento è maggiore e si aggiungono le eventuali sostanze colorate; tali m. hanno però una limitata resistenza all’usura e sono perciò oggi quasi dovunque sostituite dalle m. di graniglia. Altro tipo di m. di cemento sono i pietrini di cemento, m. di forma quadrata di lato 20 cm con superficie superiore suddivisa in piccoli quadrati, ottenute con pressioni molto più elevate, e perciò dotate di grande compattezza, che le rende adatte a resistere al gelo e alle intemperie e utilizzabili anche in opere esterne (terrazze, cortili e marciapiedi).
Le m. di graniglia, o marmette, per lo più di forma quadrata con lato di 20 o di 25 cm, sono usate per pavimentazioni civili, sia interne sia esterne. Sono formate da uno strato inferiore di supporto di 1,7 cm di calcestruzzo di cemento e da un sovrastante strato di usura in graniglia o in scaglie di marmo e pietre colorate dello spessore di 0,8 cm; i due strati sono saldati tra loro mediante compressione e vibratura.
Per le m. di argilla ➔ laterizio.