C. genica Fenomeno di ricombinazione genetica non reciproca, che consiste nella trasformazione (gene conversion) di un allele selvatico in un allele mutante o viceversa. Il processo, che si verifica negli eterozigoti, con scarsa frequenza, durante la ricombinazione meiotica, è responsabile della produzione di gameti o spore che presentano rapporti allelici diversi da quelli attesi da una segregazione mendeliana (2 : 2). La base molecolare dell’origine della c. genica sarebbe la formazione, in un individuo eterozigote per un allele normale e uno mutato, di un tratto di DNA eteroduplex (cioè di una regione formata da due filamenti fra loro non complementari perché di diversa origine). In seguito, con un processo di riparazione le basi non complementari vengono rimosse per ricostituire l’informazione per l’allele mutato o per l’allele normale. La c. genica è stata proficuamente studiata negli ascomiceti (per es., Neurospora) in cui è possibile osservare tutti i prodotti di ciascun evento meiotico; negli aschi il rapporto allelico atteso 4 : 4, a seguito di c. genica, viene alterato a 5 : 3, 6 : 2, 3 : 1, 1 : 3. C. genica è stata inoltre osservata anche nei lieviti e in Drosophila melanogaster.
C. del contratto In diritto privato, un contratto nullo, se la nullità non è dovuta a illiceità (➔ nullità), può produrre gli effetti di un contratto diverso, del quale contenga i requisiti di forma e di sostanza, qualora, avuto riguardo allo scopo perseguito dalle parti, debba ritenersi che lo avrebbero voluto se avessero conosciuto la nullità. Nonostante che l’inciso finale dell’art. 1424 c.c. abbia un chiaro fondamento volontaristico («volizione ipotetica»), esso viene prevalentemente interpretato in senso obiettivo, vale a dire come congruenza tra gli effetti giuridici codificati e lo scopo delle parti. La c., inoltre, opera di diritto; pertanto la sentenza che la pronuncia è di mero accertamento. Proposta l’azione di nullità il giudice deve rilevarla d’ufficio. Inesattamente si parla di c. formale, in quanto non si ha una modifica del contratto, ma una diversa qualificazione formale, rimanendo unico il negozio. Per es., è c. in senso proprio quella di un contratto costitutivo di usufrutto immobiliare in contratto di locazione, ma si ha impropriamente c. quando il testamento segreto, invalido per mancanza dei requisiti richiesti dalla legge, può valere come testamento olografo. Diverso è il fenomeno della c. legale, che si ha quando determina automaticamente il tipo negoziale, prescindendo da un giudizio di congruenza tra lo scopo originario delle parti e quello realizzabile mediante il contratto convertito. Si adduce l’esempio della girata tardiva della cambiale che produce gli effetti della cessione ordinaria del credito (legge cambiaria, art. 24).
La c. dell’atto pubblico si ha quando un documento, formato da un ufficiale pubblico incompetente o incapace, ovvero senza l’osservanza delle formalità prescritte, e quindi invalido come atto pubblico, viene fatto valere come scrittura privata se ne contiene gli elementi (art. 2701 c.c.).
Cambio dei biglietti in monete metalliche, in verghe di metallo prezioso o in divise estere convertibili a loro volta in metallo e viceversa, compiuto presso la banca di emissione. Tasso di c. È il rapporto in base al quale l’operazione stessa si effettua. Il termine è usato anche con riferimento a titoli di credito sostituiti con altri aventi qualche caratteristica diversa, e in particolare per la trasformazione di obbligazioni in azioni e di titoli al portatore in titoli nominativi e viceversa. C. del debito pubblico È l’operazione finanziaria con la quale si sostituisce un debito pubblico portante un determinato tasso d’interesse con un debito pubblico portante un tasso d’interesse minore. La c. lascia immutata l’entità del debito pubblico e si distingue quindi dall’ammortamento (➔). La c. si dice forzosa, quando lo Stato riduce l’interesse sul debito coattivamente, senza il consenso dei possessori dei titoli; mascherata, quando lo Stato riduce l’interesse non in modo palese, ma per via indiretta, mediante imposta speciale sugli interessi del debito pubblico o mediante l’emissione di moneta, creando inflazione e rimborsando, perciò, interessi e somme immutati in termini monetari, ma svalutati in termini reali. La c. si dice facoltativa od opzionale, quando lo Stato riduce gli interessi sul debito pubblico con il consenso dei possessori dei titoli. Questa forma di c. è attuata dallo Stato, consentendo ai possessori dei titoli di un prestito irredimibile la scelta fra il rimborso dei titoli o la riduzione del tasso d’interesse; può essere conveniente per i risparmiatori, in talune situazioni, accettare la riduzione dell’interesse anziché il rimborso del debito irredimibile. Non è più attuale, perché è scomparso il debito pubblico irredimibile.
C. interna Processo in cui fotoni γ emessi dal nucleo di un atomo interagiscono con gli elettroni dell’atomo stesso, cedendo a essi integralmente la loro energia: si generano raggi β, costituiti da elettroni di c., di energia pari all’energia dei fotoni γ diminuita dell’energia di legame degli elettroni (variabile, quest’ultima, a seconda del livello cui gli elettroni appartengono). Coefficiente di c. interna per un particolare livello elettronico è detto il rapporto tra il numero degli elettroni di c. emessi da quel livello e il numero dei fotoni γ nucleari. Il fenomeno avviene di norma in tutte le sostanze che emettono raggi γ, i quali sono perciò accompagnati da raggi β di c.; questi ultimi si distinguono nettamente dai raggi β di origine nucleare in quanto hanno uno spettro di energia a righe anziché continuo.
Nella tecnica dei reattori nucleari, viene detto c. il processo in virtù del quale nuclei fertili vengono trasformati in nuclei fissili, e rapporto di c. il rapporto tra il numero di nuclei fertili convertiti in fissili e il numero di nuclei fissili scomparsi per fissione o per altre cause; quando tale rapporto è maggiore di uno il reattore produce più combustibile nucleare di quanto ne consumi e si ha la cosiddetta ‘autofertilizzazione’.
In metrologia, cambiamento della misura di una grandezza in dipendenza di un cambiamento dell’unità di misura. Il numero per il quale va moltiplicata la prima misura per ottenere la seconda si chiama rapporto (o fattore) di c. dall’una all’altra unità.
Meccanismo psichico, o psicosomatico, caratterizzante un intero gruppo di fenomeni isterici ( isterismo di c.), per cui determinate idee o rappresentazioni, anziché esprimersi attraverso la coscienza e in sede psichica, si traducono in atteggiamenti o processi somatici e funzionali.
Nel senso più comune, passaggio da una religione all’altra o dall’irreligiosità all’adesione a una religione, sempre però che questo passaggio comporti un completo mutamento di atteggiamento spirituale. La c. implica un rinnovamento dell’esperienza religiosa, in quanto si accoglie un messaggio nuovo rispetto alle categorie secondo le quali si costituiva l’esperienza religiosa precedente.
C. dell’energia elettrica Ogni procedimento che trasformi una corrente elettrica in un’altra di diverse caratteristiche, per es., una corrente alternata in continua (raddrizzamento) o viceversa (inversione), una corrente continua in altra a tensione diversa, una corrente alternata in altra a tensione diversa o a frequenza diversa (c. di frequenza) o di tipo diverso (per es., da monofase a trifase). Queste c. si attuano con convertitori, macchine e dispositivi diversi a seconda dei casi e delle potenze in gioco (raddrizzatori, invertitori ecc.). Lo sviluppo dei componenti elettronici di potenza quali, per es., transistori di potenza, MOSFET, IGBT, tiristori, GTO, MCT (MOS controlled thyristor) ecc., la semplificazione delle metodologie di controllo, spesso di tipo digitale con impiego di microprocessori e la maturazione delle tecnologie di costruzione hanno contribuito alla sempre maggiore diffusione della c. statica dell’energia elettrica a scapito di quella effettuata mediante macchine rotanti, in ampi campi che vanno dagli apparati di alimentazione di motori, alla c. di frequenza nella trasmissione dell’energia e nei sistemi di generazione (in particolare di quelli da fonti rinnovabili), a sistemi di regolazione dei flussi di potenza.
La c. statica continua-continua, utilizzata per realizzare apparecchiature (chopper) che consentono di variare una tensione continua, viene facilmente ottenuta con schemi circuitali che adottano come interruttori componenti elettronici di potenza, i quali lavorano con frequenze di interruzione elevate e generano in uscita una tensione unidirezionale, somma della tensione continua voluta e di una tensione alternata a elevata frequenza. Quest’ultima componente può essere ridotta con un opportuno filtro passa-basso. A seconda delle caratteristiche di funzionamento questo apparato è denominato buck converter o step-down (abbassatore), nel caso produca una tensione di uscita inferiore alla tensione di ingresso, boost converter o step-up (innalzatore), nel caso produca una tensione di uscita maggiore della tensione di ingresso, e buck-boost converter (abbassatore-innalzatore), se è in grado di svolgere entrambe le funzioni.
Al procedimento per variare la frequenza di una corrente elettrica periodica ( c. di frequenza) si ricorre in dispositivi per la misurazione di frequenze, in generatori di tensioni alternate o in radioricevitori. Un metodo, detto per sovrapposizione, consiste nel far sovrapporre la corrente data, di frequen;za f, alla corrente, di frequenza f0, generata da un oscillatore (eterodina): si ottiene, per battimento, una corrente di frequenza |f−f0|, che un adatto filtro provve;de a separare dalle due correnti sovrapposte. Un altro metodo, detto per modulazione, consiste nel modulare in ampiezza con la corrente da convertire la corrente oscillante dell’eterodina; si ha, in uscita, una corrente di frequenza f0 accompagnata da due correnti di frequenza |f±f0|; rivelando la corrente complessiva, si può ottenere, con un filtro adatto, una corrente di frequenza f−f0 ovvero di frequenza f+f0. Il dispositivo in cui ha luogo la c. di frequenza è il convertitore di frequenza.
In radiotecnica, la frequenza risultante dalla c. ha il nome di frequenza intermedia.